La società Caronte&Tourist posta in amministrazione giudiziaria
È la decisione della Procura di Reggio Calabria all’esito dell’inchiesta “Scilla e Cariddi”, che ha appurato il monopolio delle cosche sui servizi forniti all’interno delle navi.

Ciò che accadeva sui traghetti della società Caronte&Tourist, che fanno la spola tra la Calabria e la Sicilia, doveva essere affare della cosca Buda, una federata della consorteria Imerti-Condello.
È quanto ha accertato l’inchiesta Scilla e Cariddi, disposta dalla sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria su richiesta del procuratore Giovanni Bombardieri, degli aggiunti Giuseppe Lombardo e Gaetano Paci e dei sostituti della Dda Stefano Musolino e Walter Ignazitto.
Secondo gli inquirenti, che hanno posto la società in amministrazione giudiziaria, erano le imprese scelte dalle cosche a gestire all’interno delle navi i servizi di ristorazione, pulizia, disinfestazione e prenotazione degli imbarchi da parte dei trasportatori. Anche il personale assunto veniva indicato dalle cosche e un loro esponente avrebbe ricevuto lo stipendio anche durante la latitanza e la detenzione. Lo stesso Massimo Buda, figlio di Santo, ritenuto al vertice dell’omonima cosca, sarebbe stato protagonista di una carriera che, nell’arco di breve tempo, lo avrebbe messo nella posizione di promuovere e gestire le nuove assunzioni e di detenere anche una delega per la risoluzione delle controversie con dipendenti e fornitori.
«Mi preme sottolineare che la misura dell’amministrazione giudiziaria presuppone che il titolare dell’azienda sia terza rispetto ai soggetti pericolosi – ha specificato il Procuratore Bombardieri, che si concentra poi sul monopolio che la cosca sarebbe riuscita a instaurare nella gestione dei servizi esterni. – Uno dei collaboratori ci riferisce, infatti, che la cosa Bertuca, l’altra operante sul territorio, avrebbe accettato questi rapporti e queste agevolazioni tenendosi fuori dalle vicende della Caronte per un patto di non belligeranza.»
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