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Attualità

“Amantea e Nocera dimostrano che questa terra ha un cancro che nessuno ha mai curato”

Di Carlo Tansi

Un territorio ferito, quello calabrese. Lo sostenevo già a Martirano Lombardo, lungo la Provinciale 93. E lo ribadisco, ancor più, mentre mi trovo nel centro storico di Amantea, prima tappa di una lunga giornata trascorsa anche sul lungomare di Nocera Terinese, dove lo scorso 19 gennaio si sarebbe in apparenza consumato un evento franoso del tutto imprevedibile, che soltanto per miracolo non ha causato danni alle persone pur comportando lo sgombero di alcuni appartamenti. La realtà, però, è che questo versante, essendo formato da rocce friabili, con pietre al cui interno si trovano una serie di cavità attraverso le quali si infiltra la pioggia, può venir giù dopo ogni acquazzone. L’acqua piovana, nei giorni in cui cade in maniera abbondante, può in sostanza determinare degli smottamenti in qualsiasi momento.
E la riprova la rinveniamo nel fatto che, già negli anni ’70 e ’80, qualcuno effettuava qui interventi di consolidamento. Altro che avvenimenti imprevisti o fatalità, quindi. La verità è che nessuno ha pensato di correre ai ripari quand’era il momento e adesso ecco i risultati. Conseguenze che io posso valutare meglio di altri in qualità di geologo e non di aspirante uomo di governo della Calabria. Da esperto della materia, infatti, mi rendo conto dei nefasti effetti che l’incuria e l’immobilismo di enti e persone preposte hanno generato.
Mi spiego meglio: una strada dissestata o interessata da una frana è come un corpo umano minato dal cancro. Un male che, se preso in tempo o, meglio, in fase embrionale, può essere curato, anche in modo tutto sommato agevole o comunque non invasivo. Cosa assai diversa, invece, è se insorgono delle metastasi. Circostanza che, restando alla mia cruda metafora, è accaduta nel centro di Amantea. Un luogo dove un grande versante roccioso è, come premesso, parzialmente collassato, fermandosi da una parte contro un gruppo di case sottostanti e arrivando invece dall’altra nei pressi della villa comunale. Solo che, se non si interverrà la prossima estate, prevenendo le precipitazioni dell’inverno venturo, i rischi potrebbero essere incalcolabili con l’evacuazione di molte più case e magari, purtroppo, il coinvolgimento di sfortunati cittadini. Ecco perché invoco l’interessamento della Protezione Civile Nazionale e Regionale.
Un altro sconcio senza fine è però poi rappresentato dal lungomare di Nocera. Un’infrastruttura inaugurata nel 2008 ma durata appena 7 o 8 anni. Motivo? Il progetto alla base dei lavori, fatto in modo da non neutralizzare, o comunque limitare al massimo, il rischio erosione. Uno sbaglio inconcepibile da cui è derivata la distruzione quasi completa dello stesso lungomare e un annesso danno ambientale in virtù dei residui della costruzione realizzata, rimasti in larga parte sull’arenile limitrofo. Ancora una palese dimostrazione, insomma, dell’incapacità e dell’incuria, quando non anche della colpevole tendenza di sprecare denaro pubblico a vantaggio di pochi. Magari sempre dei soliti noti.
Prima di congedarmi, vorrei tuttavia ringraziare i candidati di Tesoro Calabria Giancarlo Pellegrino, di Belmonte, Sonia Rocca, di Nocera, Rosella Cerra, di Lamezia Terme e Antonio Campanella, di Taverna, oltre al presidente dell’associazione regionale delle Dimore Storiche per la sua qualificata presenza.

Foto: change.org

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