Carabinieri scoprono un giro di diplomi e attestati falsi: 23 indagati

Dieci persone arrestate, 23 in tutto gli indagati. È questo il bilancio del blitz condotto all’alba dai Carabinieri del Comando Provinciale di Vibo Valentia nell’ambito di un’operazione che ha permesso di smantellare un giro di diplomi e attestati falsi.
Nelle immagini riprese dalle Forze dell’Ordine immortalato anche Maurizio Piscitelli, responsabile dei controlli per gli istituti privati accreditati al Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca, mentre scarta e mette in tasca uno smartphone del valore di 800 € e parte dei 2.000 € pattuiti per ottenere un diploma contraffatto. Ma, in cambio di denaro o regalie varie veniva rilasciato ogni tipo di certificati formativi, utili ai beneficiari per partecipare ai Concorsi Pubblici del settore scolastico per la selezione di docenti o personale amministrativo. Un giro di corruzione per il quale risulta adesso indagata anche la responsabile dell’USR Maria Rita Calvosa. Tra gli arrestati anche il figlio di Piscitelli, Christian: i militari gli hanno trovato in casa 165mila € in contanti, parte dei quali nascosti nell’imbottitura di una poltrona.
«Invece di controllare, Piscitelli si prestava a realizzare false attestazioni che potessero essere utilizzate anche davanti al Consiglio di Stato, o in una causa – ha spiegato il Procuratore della Repubblica di Vibo Valentia Camillo Falvo. – Attraverso il figlio, aveva creato addirittura una società che sfruttava queste attestazione false acquisendole e rivendendole.»
L’inchiesta era partita a luglio dello scorso anno quando, a casa della famiglia Licata, titolare dell’Accademia Fidia di Stefanaconi, era stato trovato un vero e proprio arsenale da guerra e 200mila € in contanti. Gli approfondimenti degli inquirenti, in questi mesi, hanno portato alla luce il traffico di diplomi falsi e la rete di istituti formativi paritari e artistico-musicali che li rilasciava. 19 le società sequestrate per un valore che si aggira attorno ai 7 milioni di €.
«Si tratta di un’indagine molto importante – ha dichiarato ancora Falvo, – perché dimostra come, in un settore così delicato come quello dell’istruzione, sia facile generare un sistema illecito di queste proporzioni.»
Foto: edises.it