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Fortunato La Rosa: il delitto insoluto “a metà”

Quello del dottore Fortunato La Rosa, oculista all’Ospedale di Locri, è un delitto insoluto a metà. Non si tratta di una provocazione ma, purtroppo, di una realtà fattuale, sulla quale ci sarebbe molto da riflettere. La storia dell’omicidio del dottore La Rosa, infatti, è costellata da molti interrogativi che, però, convergono sin dalle prime indagini, in un contesto ben definito. Quello della sistematica invasione dei terreni di proprietà del medico oculista da parte del bestiame appartenente ad alcuni soggetti vicini a consorterie della ’ndrangheta operanti tra Cittanova e Canolo, comune, quest’ultimo, in cui si trovano una parte dei possedimenti della famiglia La Rosa.
Il dottore aveva denunciato alle Forze dell’Ordine le continue invasioni. E ha pagato con la vita in quel giorno di settembre del 2005, in Località Bruvarello del Comune di Gerace.
Senza dubbio è un omicidio di ’ndrangheta rimasto insoluto in parte, considerato che, nel 2015, poco meno di dieci dopo l’agguato, la Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria chiede e ottiene l’esecuzione di due misure cautelari. Le indagini si erano sviluppate nel corso dell’impegno investigativo che ha portato all’esecuzione dell’operazione denominata in codice Saggezza, eseguita nel 2012. In quel contesto gli investigatori dei Carabinieri avevano ritenuto di aver individuato in due soggetti residenti a Canolo i presunti mandanti e organizzatori dell’omicidio del dottor La Rosa, con l’aggravante d’aver commesso il fatto con modalità intimidatorie di tipo mafioso e allo scopo di agevolare l’attività dell’associazione mafiosa denominata ‘ndrangheta. In sede di riesame cautelare i due indagati sono stati scagionati e l’azione penale non è proseguita. Alcuni anni dopo, siamo nel 2017, sulle colonne di Gazzetta del Sud vengono pubblicate le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia che ha raccontato di aver parlato in carcere dell’omicidio, apprendendo che il dottore «aveva avuto con due persone dei problemi, (svariate volte), per un terreno del posto dove abitava lui (forse aveva fatto una denuncia per questo), che queste persone gli facevano abusi». Queste dichiarazioni non hanno trovato alcun riscontro e, al momento, quello del dottore Fortunato La Rosa rimane un altro cold case, che meriterebbe di un approfondimento investigativo su circostanze e fatti precisi e, in gran parte fondati.

Oὐδείς

Oὐδείς (pronuncia üdéis) è il sostantivo con il quale Ulisse si presenta a Polifemo nell’Odissea di Omero, e significa “nessuno”. Grazie a questo semplice stratagemma, quando il re di Itaca acceca Polifemo per fuggire dalla sua grotta, il ciclope chiama in soccorso i suoi fratelli urlando che «Nessuno lo ha accecato!», non rendendosi tuttavia conto di aver appena agevolato la fuga dei suoi aggressori. Tornata alla ribalta grazie a uno splendido graphic novel di Carmine di Giandomenico, la denominazione Oὐδείς è stata “rubata” dal più misterioso dei nostri collaboratori, che si impegnerà a esporre a voi lettori punti di vista inediti o approfondimenti che nessuno, per l’appunto, ha fino a oggi avuto il coraggio di affrontare.

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