“A Roma viene trasmessa un’immagine distorta della realtà calabrese”

Di Santo Biondo – Segretario generale UIL Calabria
La Calabria che, nei dati, viene rappresentata a Roma dalle strutture regionali, non corrisponde a quella della realtà dei fatti. Nei giorni scorsi è stato così per il report sui contagi da Covid-19 che ha portato a istituire, sul territorio regionale, una zona arancione incomprensibile.
Oggi, sulla sanità si continua a sbagliare, si continua a operare con superficialità, eludendo il confronto con le forze sociali e produttive, gli amministratori locali.
La Regione Calabria, dopo aver inviato a Roma, nelle scorse settimane, per l’inserimento nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza un elenco di opere incompiute, compie lo stesso macroscopico errore inviando, per tramite della Conferenza Stato/Regioni, al Dipartimento Affari Sociali del Servizio Studi della Camera dei Deputati, indicazioni dubbie sulla condizione delle Case della Salute e degli Ospedali di comunità.
Se Roma chiama la Calabria invitandola a fare uno sforzo progettuale, Catanzaro invia dati di opere che, da anni, dovrebbero essere operative sul territorio regionale, ma che purtroppo rimangono solo sulla carta, la cui assenza ha contribuito in questi anni ad azzerare la presenza della medicina territoriale nella nostra regione.
La geografia della sanità territoriale e intermedia calabrese, fino ad oggi rappresentata solo sulla carta, va rivista e ridiscussa completamente, vanno recuperati gli errori di valutazione che, negli anni scorsi, hanno portato alla chiusura di 18 strutture ospedaliere.
Il Commissario ad acta della Sanità Guido Longo Longo e il Presidente facente funzioni convochino il tavolo di confronto per affrontare nel migliore dei modi la fase dell’emergenza sanitaria e per programmare gli investimenti nel settore diretti a costruire un Servizio Sanitario Regionale che, puntando soprattutto sulla medicina di prossimità, guardi anche al post pandemia.
Purtroppo, non sembra venga colta l’importanza del momento che questa regione sta vivendo e di quello che si appresta a vivere nel prossimo futuro.
La condizione di caos, più volte denunciata, in cui è costretto a barcamenarsi il Servizio Sanitario regionale è inaccettabile.
Superata la pandemia non sarà possibile accettare questo sistema che, fra le altre cose, ha acuito le difficoltà della nostra regione.