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Costume e Società

Pelé: Patrimonio storico-sportivo dell’umanità

Di Frana

Con i francobolli sono stati celebrati e commemorati gli avvenimenti più disparati e bizzarri. Normalmente gli argomenti trattati nelle emissioni filateliche sono di tutt’altro tenore, ma tra i più inusuali e curiosi di filatelia tematica si annota quello dedicato a un singoalo calciatore. L’utilizzo del francobollo quale mezzo per commemorare gli avvenimenti e dare loro maggiore risalto è la dimostrazione della sua enorme potenza evocativa e di propaganda politica e sociale, nonostante sulla corrispondenza siano sempre più rari, sostituiti da etichette (labels), codici a barre e similari supporti, che pure comprovano il pagamento della tassa postale dovuta per il servizio.
Il primo francobollo sulla sinistra che vediamo nell’immagine, ad esempio, è un valore postale emesso dal Brasile nel 1969 per celebrare il millesimo goal in gare ufficiali del fuoriclasse Edson Arantes do Nascimento, detto Pelé, verosimilmente il più grande calciatore della storia di questo intramontabile sport, ancora oggi il più diffuso nel mondo.
Pelé nacque il 23 ottobre 1940 a Três Corações, in Brasile, e non aveva ancora compiuto sedici anni quando segnò per il Santos il suo primo goal in un incontro ufficiale, esattamente contro il Corinthians.
A soli 17 anni giocò la sua prima Coppa del Mondo, la vecchia Coppa Jules Rimet, guadagnandosi i gradi sul campo con le sue doti atletiche e calcistiche straordinarie, il fiuto per il goal e l’istinto felino del centravanti.
Pelé ripagò la fiducia riposta in lui dai compagni e dai dirigenti segnando un goal contro la nazionale del Galles nei quarti di finale e poi ancora con una tripletta contro la Francia in semifinale.
Un fuoriclasse assoluto, dotato di una tecnica perfetta e di una velocità incredibile, tutto accompagnato da un’intelligenza calcistica e da una intuizione fuori dal comune.
Concluse questo primo trionfale mondiale con due goal memorabili, segnati nella finale contro la Svezia.
Il primo dei due goal fu determinato da un inverosimile sombrero, in Italia bicicletta, con il quale scavalcò l’ultimo difensore svedese per poi appoggiare con un tocco lieve, quasi una carezza, la palla in rete. Il difensore svedese Sigge Parlin dichiarò: «Dopo il quinto goal avevo voglia di applaudire». Incredibile.
Dopo il fischio finale, il bambino prodigio del calcio mondiale venne portato fuori dal campo in trionfo sulle spalle dei compagni, non riusciva a frenare le lacrime. Il mondo aveva scoperto l’esistenza della Perla nera.Proprio Pelé realizzò il centesimo goal dei carioca in un Mondiale, e proprio contro l’Italia, durante la finale messicana: un magico colpo di testa, sullo slancio di un salto che lo fece rimanere sospeso in aria, fermando il tempo e il cuore di brasiliani e italiani, per un magico ed eterno secondo.
Ricordo ancora quel goal come una ferita nella memoria ma, a distanza di 50 anni, smessi i panni del tifoso, devo riconoscere la superiorità schiacciante di quella nazionale verdeoro, forse la più forte squadra di tutti i tempi, che mise a tacere a Città del Messico una pur grandissima nazionale italiana.
Tarcisio Burgnich, il difensore italiano cui durante quella finale di Città del Messico del 1970 era stato assegnato l’improbo compito di marcare Pelé, dichiarò dopo la partita: «Prima della partita mi ripetevo che era di carne e ossa come chiunque: mi sbagliavo». Pelé è una leggenda vivente che, nel corso della sua prestigiosa carriera, ha stabilito alcuni record sorprendenti. Nel 1969 realizzò appunto il suo millesimo goal, di fronte a una folla osannante nel famoso stadio Maracaná, celebrato anche col francobollo di cui sopra. Il goal venne realizzato su rigore contro la squadra del Vasco da Gama e, durante l’esecuzione, avvenne un fatto altrettanto unico nel calcio. I compagni di squadra del Santos, invece che restare nei pressi dell’area di rigore per una eventuale ribattuta sulla respinta del portiere, si allinearono sulla riga di centrocampo lasciandolo solo col suo destino di campione.
Pelé si apprestava a battere il penalty e, a un certo punto, si girò indietro accorgendosi della lontananza dei compagni. Provò a chiamarli più volte, chiese loro di avvicinarsi ma fu lasciato solo, solo con la certezza del goal numero 1.000. Come lui stesso ha recentemente dichiarato, ebbe paura, ma riuscì a spingere in fondo alla rete anche quella. I suoi primati sono ineguagliati: in sei occasioni realizzò cinque goal durante un incontro. Per ben 30 volte realizzò 4 reti. 92 le triplette realizzate. Durante un incontro tenutosi nel 1964 contro lo sfortunato Botafogo, Pelé realizzò otto reti! Nel corso della sua lunga e non sempre fortunata carriera fu vittima di alcuni infortuni e, infine, realizzò 1.281 goal in 1.363 partite.Pelé è ancora oggi un idolo nazionale del Brasile ed è divenuto sostanzialmente un ambasciatore del suo Paese nel mondo.
Nessuno si è meravigliato allora, e tanto meno oggi, che gli sia stato dedicato un francobollo. È uno di quei rari casi in cui si è tutti dello stesso parere, anche perché la vita privata di questo grande campione non ha mai dato adito a nessuno scandalo: Pelé può essere indicato come un esempio per i giovani. Funzione indispensabile affidata ai grandi campioni dello sport e non sempre ben espletata. Più in generale, proprio per la sua capillare diffusione, il calcio è uno dei soggetti ricorrenti nelle emissioni filateliche di tutto il mondo e ogni anno vengono emesse decine di francobolli che celebrano tornei e manifestazioni: la disputa dei campionati mondiali è l’occasione in cui si contano centinaia di emissioni: pochi sono i Paesi che non celebrano questo avvenimento di risonanza globale. Infine in questa massima attenzione “politica” e sociale a esso riservata, si apprezza quanto il francobollo, anche in questo mondo ipertecnologico e ormai votato ad altri tipi di comunicazione, pur non in connessione diretta col suo utilizzo postale, continui ad avere un suo posto di rilievo tra i mezzi di comunicazione, una vita documentale propria che prescinde dall’uso postale.

Redazione

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