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Attualità

Il commissariamento delle opere infrastrutturali farà la fine di quello della sanità?

Di Mariaelena Senese – Segretario Generale FENEAL UIL Calabria

Se qualcuno pensa che il commissariamento di importanti opere infrastrutturali deciso dal Governo rappresenti una buona notizia, siamo fuori strada. Dopo decenni di ritardi, inadempienze, inchieste giudiziarie che hanno frenato la realizzazione, fra le altre cose, di determinanti assi viari per il rilancio economico, produttivo e sociale della Calabria, il Governo non gioca il jolly di un’accelerazione concreta dei cantieri, finalizzata alla pronta realizzazione delle opere, ma si arrocca in posizioni di retroguardia che, purtroppo, finiranno per allungare ancora di più le interminabili attese di questo territorio.
Il completamento della Strada Statale 106 dalla Calabria verso la Puglia, la realizzazione completa dell’Alta Velocità sulla tratta ferroviaria che unisce Salerno a Reggio Calabria, la concretizzazione dei cantieri decennali per la realizzazione dei nuovi ospedali, sono solo alcune delle eterne incompiute sulle quali abbiamo acceso i riflettori nelle scorse settimane.
Per chiudere queste partite non c’era bisogno di cambiare allenatore, si avvertiva forte invece la necessità di nuovi e importanti investimenti per rinforzare la squadra, metterla al riparo da coloro che giocano contro gli interessi dei calabresi per tornaconto personale e criminale, dotarla di quegli strumenti, professionali e strutturali, in grado di segnare il goal decisivo.
Il passaggio di competenze alle strutture commissariali, come ci racconta l’esperienza decennale del commissariamento della sanità calabrese, quasi mai ha portato risultati concreti, positivi, tangibili.
I dati occupazionali della nostra regione, segnati in maniera negativa da un’emergenza pandemica che, ancora oggi, appare di difficile risoluzione, ci dicono che non c’è più tempo da perdere. L’Italia, la Calabria, si curano con il lavoro. Per fare ciò, però, è necessario mettere a sistema nuovi interventi finanziari, programmando al meglio le rimesse importanti messe a disposizione del Paese, e del Mezzogiorno in particolare, dall’Europa, per creare nuova e sana occupazione, scevra dagli abusi del passato.
Per far ripartire il settore edile, vero e proprio asse prioritario della nostra economia regionale, c’è bisogno di un progetto industriale moderno capace, attraverso l’uso complementare dei fondi nazionali e di quelli europei e il ripensamento di provvidenze normative che, a oggi, in Calabria non hanno sortito gli effetti desiderati, di rimettere in moto i cantieri, consentendo alle imprese di promuovere una nuova campagna occupazionale e ridare a lavoratrici e lavoratori una speranza a tempo indeterminato di cambiamento delle proprie prospettive di vita.

Foto: gelestatic.it

Redazione

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