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Costume e SocietàLetteratura

I partheni

Di Giuseppe Pellegrino

Alla repressione dei siculi parteciparono i siracusani, che a Kramatia erano già presenti, ma anche gli spartani o, più precisamente i partheni, dei quali occorre parlare se si vuole capire la costituzione locrese.
Anche Sparta ebbe lo stesso travaglio di Locri, seppure mitigato da una legislazione permissiva che dava alla donna la possibilità di avere figli, anche in costanza di matrimonio, con un uomo diverso dal compagno. A due condizioni, però: che l’uomo fosse uno spartiata puro e che la sua conformazione fisica fosse notevole. In soldoni, poiché a Sparta la guerra veniva prima di tutto, era un sistema, per così dire, di miglioramento della razza. E, d’altronde, i figli, a Sparta appartenevano alla polis, non alla famiglia.
Dice Senofonte:

In primo luogo Licurgo stabilì che il sesso femminile dovesse essere allenato fisicamente come quello maschile. E istituì agoni e gare di forza per gli uomini come per le donne, perché si credeva che se entrambi i genitori fossero stati vigorosi, anche i figli sarebbero stati più robusti.

Le donne gareggiavano negli stadi allo stesso modo degli uomini, che negli agoni erano completamente nudi. Analogamente le donne. Alle loro gare veniva incentivata la presenza degli uomini, perché così fossero attratti dal sesso femminile (Sparta era in sostanza una polis omofobica, cosa che presso i Greci era cosa molto rara). Così i giovani, appena avuta l’età di legge, convolavano a nozze. Il problema della prole di gran numero era vitale per Sparta, che aveva bisogno sempre più di guerrieri. I figli non erano mai a sufficienza per le esigenze belliche, a condizione che fossero spartani puri. Talmente, che per legge i figli appartenevano alla polis dall’età di 11/12 anni, quando venivano sottratti alla famiglia per una severa e oscura educazione (Κρυπτεìα – Krypteìa, scorreria segreta). Il kryptos, (letteralmente occulto, nascosto, segreto), o uomo ombra, come qualche autore lo chiama correttamente, veniva lasciati solo nella foresta, con un coltello e un cencio ai fianchi, e in tal modo doveva sopravvivere cacciando, rubando e mentendo. Ma se fosse stato scoperti a mentire o rubare, la pena era spaventosa per uno spartiata: veniva declassato e non considerato più omoios (pari).
La ragione per una tale legislazione era duplice. Le continue guerre che gli spartani si sobbarcavano rendevano necessario ci fosse una natalità piuttosto elevata, e l’assenza dei mariti per la guerra non aiutava in tal senso; la seconda ragione stava quasi in una selezione della razza. Un uomo prestante avrebbe garantito un figlio prestante, più di un uomo fisicamente debole. La leggenda del monte Taigeto e dell’uso di gettare da una rupe i figli fisicamente non idonei non era solo una leggenda, ma una concezione culturale. Dunque, il fatto che le donne avessero avuto dei figli fuori dal matrimonio non era un problema. Ma se mancava il secondo dei requisiti, il padre era uno schiavo o un Ilota, la presenza di figli spuri sarebbe stata guardata con sospetto. E proprio così avvenne con i partheni, figli delle vergini. Essi non furono mai considerati dei veri spartani, per cui, per loro, fu giocoforza trovare un’altra terra in cui vivere. Sparta, infatti, non ebbe colonie, a eccezione di una: Taranto.

Foto: staynerd.com

Redazione

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