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Costume e Società

L’ultimo 1º Maggio

Istituita alla fine del XIX secolo come emblema della lotta di classe per la riduzione dell’orario lavorativo a otto ore giornaliere, la Festa dei Lavoratori è una delle ricorrenze che maggiormente si è trasformata nel tempo, svuotandosi, in determinati frangenti storici, anche del proprio significato. Ideata negli Stati Uniti nel 1866, l’Europa ha cominciato a guardare con interesse alla ricorrenza solo l’anno successivo, con la Prima Internazionale pronta a farne suo lo spirito.
L’eco della Festa dei Lavoratori raggiunse inevitabilmente anche l’Italia, ma solo in seguito allo sciopero generale di Chicago del 1886, che culminò con una vera e propria guerriglia urbana che provocò diversi morti tra gli operai e le Forze dell’Ordine. In nome dei martiri di Chicago, nel 1888 la lotta operaia statunitense ridestò le coscienze di una classe operaia ancora troppo sottomessa nell’Italia fresca di Unità nazionale, tanto che la ricorrenza del 1º Maggio divenne un appuntamento atteso da tutti i lavoratori della Penisola e indubbiamente fece la sua parte nell’assicurare il riconoscimento di diritti che oggi consideriamo scontati all’atto di un’assunzione. Con l’affermazione del fascismo la festa dei lavoratori fu anticipata al 21 Aprile per soddisfare un vezzo del regime che, pur non abolendo la ricorrenza, decise di unirla simbolicamente ai festeggiamenti per la fondazione di Roma, pratica che venne abbandonata immediatamente dopo la Seconda Guerra Mondiale. A partire da quella data, la costituzione e il riconoscimento legale delle rappresentanze sindacali ha progressivamente permesso ai sindacati stessi di divenire gli organizzatori formali delle manifestazioni legate al 1º Maggio, un accentramento organizzativo che, se da un lato ha garantito che i Governi dell’ultimo ventennio del ‘900 ascoltassero con sempre più attenzione e interesse le istanze dei lavoratori, dall’altro ha finito talvolta con il far identificare la lotta operaia con quella di una frangia politica in conflitto perenne con il potere centrale, facendo sostanzialmente fare alla Festa della Lavoratori la stessa fine ideologica della Festa della Liberazione.
Il sentimento popolare si è leggermente riacceso proprio negli ultimi anni con l’avvento della crisi socio-economica prima e quello della pandemia da Covid-19 poi, che hanno reso il problema del lavoro sempre più pressante e, complice anche un periodo di depauperamento politico del quale non è questa la sede per indagare le cause, svuotato completamente i sindacati della loro efficacia, costringendo i temi cari alla ricorrenza a dover rincorrere una realtà sempre più trasformista. Qualcuno ha tentato timidamente il risveglio delle coscienze già in occasione del 1º Maggio 2020, sorgendo nella pandemia l’ennesimo malanno in grado di minare ulteriormente la sempre più cagionevole salute del mondo del lavoro. Ma il 1º Maggio dello scorso anno non sapevamo ancora con certezza a cosa stavamo andando incontro, la clausura tra le mura delle nostre case era una parentesi che, tutto sommato, ci aveva permesso di ricaricare le batterie e, nonostante le preoccupazioni di alcune categorie fossero già importanti (e giustificatissime) la stagione estiva veniva osservata con fiducia, nella certezza che luglio e agosto ci avrebbero fatto tornare alla piena normalità. Sappiamo bene che l’illusione si è infranta a settembre in maniera così drastica da caricare questo 1º Maggio, quello del 2021, di un significato davvero differente rispetto non solo a quello dello scorso anno, ma anche a quello di tutti i 132 che l’hanno preceduto.
Quella di oggi, infatti, sarà certamente una Festa dei Lavoratori vissuta come un momento di raccoglimento quasi religioso, una ricorrenza in cui la giornata di ferie, sommandosi alle molte altre che siamo stati costretti a subire negli ultimi 365 giorni, aggiungerà incertezza a una pila che non fa altro che crescere. Oggi che la fiducia negli aiuti del Governo e dell’Europa è indirettamente proporzionale alla portata e alla prossimità temporale con cui verranno elargiti, la Festa dei Lavoratori sarà per la maggior parte della famiglie un’occasione per domandarsi se l’anno prossimo ci sarà ancora qualcosa da festeggiare e, soprattutto, se l’invocazione alla ripresa e alla resilienza che sentiamo intonare in ogni salotto televisivo porterà davvero a qualcosa di buono. I sindacati che, complice un generale rimpasto dei vertici, sembrano tra i pochi a poter uscire rivitalizzati da questa pandemia, dicono di sì, anche in zone dove le difficoltà sono ataviche, come la nostra Calabria. Noi speriamo (anzi, preghiamo) che abbiano ragione e che quello che stiamo vivendo oggi non si riveli l’ultimo 1º Maggio che valga la pena festeggiare.

Foto: Il Quarto Stato di Giuseppe Pellizza da Volpedo – Associazione Pellizza da Volpedo, Pubblico dominio

Redazione

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