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Costume e Società

Ormai non siamo nemmeno più consapevoli di essere sordi…

Di Samuele D. Manganaro

Ascoltare il testo di una canzone come The Sound of Silence non è qualcosa di piacevole. Vorrei tanto sentire quelle parole e sorridere, immaginandomi qualcosa di distante da me, da noi, sorridendo di una realtà ormai superata, ma ciò non mi è possibile: a distanza di quasi 60 anni, la canzone si potrebbe rivelare ancor più veritiera oggi che allora. Ho l’abitudine di osservare le persone e di analizzarle, riflettendo a partire dalle constatazioni che posso fare. Analizzo tutti, per come posso, e le mie conclusioni sono quasi sempre spiacevoli.
Si dice “Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire”, ma il livello attuale è ancora peggiore: non si è nemmeno consapevoli di non voler sentire, non si sente e basta, senza passaggi intermedi… non si è nemmeno consapevoli di essere sordi. Le persone sigillano la loro mente con le catene dell’ignoranza e il lucchetto dell’arroganza. Nulla penetra dentro le loro teste, non per loro azione manuale, ma per un meccanismo che ormai diviene spontaneo e che nasce dalla convinzione il diverso da sé sia, a priori, sbagliato. Un’opinione insolita incontrerà derisione o aberrazione, senza nemmeno essere valutata, senza nemmeno pensare di valutarla. Questo atteggiamento uccide totalmente il dialogo e la comunicazione e uccide la perfettibilità dell’essere umano: l’altro è una fonte preziosissima di arricchimento e miglioramento e togliere valore alle opinioni di qualcuno ci porta, inconsapevolmente, a togliere valore a noi stessi. Si dice anche “Sei tanto bravo a criticare…”, ma purtroppo credo che neanche questo sia vero. Le critiche che sento sono sempre superficiali nelle motivazioni o addirittura immotivate e non hanno alcuno scopo diverso rispetto alla critica fine a sé stessa, che diverrà sterile. Non solo non si propongono soluzioni, ma nemmeno le si cerca, non si punta a nessun miglioramento. Purtroppo questo tema lo sento molto; ho a che fare ogni giorno con persone che nemmeno vogliono ascoltarmi. Amo dibattere, cerco quasi disperatamente il confronto, bramo di sentire opinioni diverse dalle mie, per soddisfare il mio bisogno di esprimermi e per migliorarmi sentendo i pareri altrui, ma puntualmente ciò che condivido di me stesso viene ignorato, deriso o attaccato. Sento così spesso quelle che io chiamo frasi assolute, frasi come “È così e basta”, nessuna motivazione, nessuna riflessione, nulla che possa stimolarmi. Le mie parole incontrano le pareti della stanza, ma non incontrano le orecchie delle altre persone e le mie di orecchie sentono solo indifferenza e opinioni dogmatiche che uccidono la mia stessa voglia di dialogare. La lotta più grande, ogni giorno è continuare a mantenere viva la mia voglia di confronto, la mia curiosità, il mio desiderio di cercare persone che possano aiutarmi, con le loro opinioni, a essere migliore.

Foto: diotimagroup.it

Redazione

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