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Costume e SocietàLetteratura

Magistrature e processi ad Atene

La Repubblica dei Locresi di Epizephiri XXXVIII - Analizzata la struttura legislativa di Atene, è il momento di descrivere brevemente i vari passaggi del processo, spesso tanto farraginoso da essere stato più volte oggetto di feroci attacchi e di satira già nel mondo antico.

Di Giuseppe Pellegrino

Anche per analizzare la struttura delle magistrature e dei processi ad Atene si prenderà in considerazione il tardo periodo ateniese, che è il solo ricco di fonti. Invero, la magistratura ateniese, in questo periodo, era un coacervo di giudici con le più disparate competenze, tanto che sembra difficile che potesse essere gestito efficientemente un simile sistema giudiziario.
Intanto, quasi tutte le cariche della magistratura venivano sorteggiate e non potevano essere ricoperte per più di due volte. Il sorteggio era solo tra i cittadini presenti. Nel caso del Consiglio i candidati venivano nominati dai rispettivi demi, mentre per il resto avveniva nella tribù di provenienza. In concreto vi erano tre procedure differenti: la selezione degli arconti; quella degli altri magistrati; la selezione del consiglio. I cittadini dovevano avere più di trenta anni e al sorteggio ricevevano una piastrina di bronzo con sopra inciso nome, patronimico e demo. Il sigillo era la testa della Gorgone.
All’inizio di un processo tutto sembra semplificato sulla ragione che i processi giudiziari vengono distinti in pubblici e privati con la seguente metodologia: per come indicava Aristotele, i Giudici venivano retribuiti e a loro demandato solo il ruolo di istruire i processi (anàkrisis), di iscrivere le cause a ruolo (eisághein) e di presiedere i Tribunali. Per come accennato, le azioni giudiziarie si dividevano in azioni pubbliche (grafaí) e private (díkai), e gli arconti si limitavano a presiedere i tribunali.
Prima dell’istruzione della causa, entrambe le parti erano tenute a depositare una somma a titolo di rimborso spese a vantaggio della parte vincitrice: se l’accusatore si fosse ritirato o, in sede di giudizio, non avesse ottenuto neppure il quinto dei voti dei giurati, gli era inflitta una multa ulteriore di 1.000 dracme e, talvolta, la sospensione o la perdita dei diritti civili. La ragione di una tale previsione, si dice, era quella di evitare che si intentassero cause temerarie. In concreto, era una sorta di dissuasione dall’agire in via giudiziaria. Per non parlare del fatto che occorreva stabilire prima la competenza per materia.
La competenza per materia era anch’essa farraginosa.
L’arconte-re presiedeva i processi di carattere religioso, l’arconte-eponimo quelli relativi alla violazione dell’ordinamento famigliare, l’arconte-polemarco quelli che coinvolgevano stranieri residenti ad Atene; mentre i tesmoteti si occupavano dei reati contro la polis.
Facile prevedere che un simile sistema fosse colpito dagli strali della satira.
Quasi tutti gli studiosi citano Aristofane e le sue opere. Nelle Nuvole, un aspirante discepolo di Socrate, alla visione di una carta del mondo che gli indica Atene, domanda“ma dove sono i Tribunali?”Nelle Vespe, dove la satira è feroce, il giovane Bdelicleone afferma che i Tribunali sono in mano solo di demagoghi abili retorici. La commedia è stata scritta nel momento in cui l’indennità dei giudici era passata da un obolo a tre.
Sembra che, per evitare appunto la fascinazione dei gesti e delle parole dei retori, l’Aeropago tenesse le sue riunioni di notte.
Per le questioni civili quasi tutto si risolveva in un arbitrato e il tribunale adito contro la decisione di un arbitro. In alcune ipotesi vi era il potere del magistrato di condannare senza processo e solo in caso di ricorso si procedeva a un processo. Visti i presupposti (magistratura sorteggiata), i processi in Atene avevano le seguenti caratteristiche:

  1. era una giuria composta da centinaia di persone a emettere il giudizio e non un giudice;
  2. la conduzione dei tribunali era affidata a giudici sorteggiati per un anno;
  3. non vi era alcun accusatore pubblico ed era il privato a sostenere l’accusa;
  4. le parti interessate venivano invitate a sostenere l’accusa, anche a mezzo di un proprio difensore;
  5. il giurato doveva esser un cittadino sopra i 30 anni, sorteggiato da una lista di 6.000, e aver prestato il giuramento eliastico, dopo essere stato sorteggiato in un giorno determinato, per un giorno preciso per essere giurato.

Foto: Louis J. Lebrun, Il discorso di Socrate

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