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Costume e SocietàLetteratura

La tassa sul celibato e “A ‘gnura Santa”

Di Marinella Guerrisi

A gnura Santa fu spurtunata
ca d’u distinu vinni ‘nchjovata.
partìu u maritu, ‘cchjù non tornau
e, c’u ‘nu figghju, sula ‘rrestau,
‘nu figghju stortu chi no’ cacciava
pecchì daveru si virgognava.
Eranu tempi i ‘n’attru Statu
e ‘nc’era a tassa d’u celibatu.
‘Nu bellu jornu u preturi a chjamau
pe’ chiglia tassa chi non pagau
ca ‘ncera a causa chi si tenìa
c’u ‘na cundanna chi po’ nescia.
Arrivau gliani doppu ‘ddu’ uri,
portandu u stortu avanti o preturi
e cu coraggiu si dissi a chistu:
” ‘Ccà! V’u portai ‘stu poviru Cristu!
Pecchì potiti e cumandati,
je’ v’u portai m’u maritati!”

Vincenzo Guerrisi Parlà

Traduzione

La gnura Santa fu sfortunata/poichè dal destino venne inchiodata./partì il marito che più non tornò/e, con un figlio, sola restò,/un figlio stolto che non faceva uscire/perché davvero si vergognava./Erano i tempi di un altro Stato/e c’era la tassa sul celibato./Un bel giorno il pretore la chiamò/per quella tassa che lei non pagò/perché c’era la causa che si teneva/con una condanna che poi sarebbe stata comminata./Arrivò in Pretura dopo due ore,/portando lo stolto davanti al pretore/e con coraggio disse a questo:/”Qua! Ve l’ho portato ‘sto’ povero Cristo!/Perché voi potete e comandate,/io ve l’ho portato affinché lo maritiate!”/

Il contesto

Il 19 dicembre 1926 il governo Mussolini varava il Regio Decreto Legge nº 2.123, entrato in vigore il 13 febbraio 1927, con il quale veniva approvata l’imposta sul celibato. Questa tassa era rivolta e applicata soltanto ai cittadini di sesso maschile, con lo scopo di favorire i matrimoni e il conseguente incremento delle nascite, finalizzate quest’ultime a perseguire gli obiettivi di grandezza nazionale attraverso un esercito sempre più numeroso.
Essa era imposta ai celibi di età compresa tra i 25 e i 60 anni che, obbligati a versare una quota fissa che variava in base all’età, vedevano comminato il tributo di 70 lire per le fasce più giovani, comprese tra i 25 e i 35 anni; di 100 lire per gli under 50 e di 50 lire se si superava questa età. Dai 66 anni in su  si era esentati. Un’aliquota aggiuntiva era imposta in base al patrimonio del soggetto celibe.
La tassa veniva devoluta all’Opera Nazionale Maternità e infanzia con l’obiettivo di sostenere le famiglie virtuose, ovvero numerose.
Non era prevista la tassa sul nubilato poiché nell’esaltazione della virilità maschile fascista soltanto gli uomini si ritenevano colpevoli della mancanza di nascite in Italia… considerando le donne soltanto uno strumento nelle mani altrui.
Mussolini, pur ispirandosi ad altri precedenti illustri come quelli molto simili imposti da Cesare oppure da Augusto, non ottenne l’effetto sperato… poiché per qualsiasi genitore era aberrante mettere al mondo un elevato numero di figli per poi vederli morire in guerra. La tassa sul celibato fu abolita successivamente dal governo Badoglio il 27 luglio del 1943.
In Caratteri i Tipi (Pellegrini, Cosenza 2016) Vincenzo Guerrisi Parlà racconta il Paese nello scenario del periodo bellico e post bellico attraverso 106 personaggi… e, in questa poesia, ci fa conoscere la Gnura Santa nella tragedia famigliare che vive e nell’ingiustizia della legge che subisce, che non discrimina tra i celibi reputandoli tutti idonei alla paternità. Lei, citata in giudizio davanti al pretore per non avere pagato la tassa sul celibato del figlio malato psichico, squarcia il muro della sua riservatezza, che non è vergogna ma istinto di protezione, e decide di portarlo davanti al giudice affinché ne constati personalmente l’idoneità e, semmai, farlo sposare. Tragicomica ironia nella iniquità di una legge che calpesta diritti e che oggi sarebbe incostituzionale. Iniquità di una legge del passato che Vincenzo Guerrisi Parlà ci ha fatto conoscere o ricordare e che rimane per sempre nella Sua poesia A gnura Santa.

Foto: youtube.com

Redazione

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