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Costume e SocietàLetteratura

La parità di genere all’epoca delle Donne delle Cento Case

La Repubblica dei Locresi di Epizephiri XLI - Prosegue il nostro discorso sulla matrilinearità nell’antica Locri che, come vedremo, ci permetterà di trarre delle conclusioni diverse (e, per certi versi, innovative) sulle caratteristiche della società magnogreca e le abitudini delle cosiddette Donne delle Cento Case.

Di Giuseppe Pellegrino

Le Donne delle Cento Case che, si diceva, traevano origine divina, non sono un mito da collegare, come erroneamente qualche volta, se non sempre, si fa, alla violazione di Cassandra da parte di Aiace Oileo, che imponeva l’invio da parte anche di Locri di due vergini da consacrare al Tempio di Minerva, ma la semplice conseguenza di una legislazione di sopravvivenza che era tipica presso tutti i Dorici, e poi attribuita al mito di Licurgo. Poi, nel tempo, divenne desueta, ma nell’epoca dello sbarco dei Locresi a Kramatia, del matriarcato si dovette fare una virtù, essendoci a monte una necessità.
Se il presupposto è l’indiscutibile origine micenea delle leggi locresi, occorre anche fare riferimento ai costumi, oltre che alle leggi micenee. Sul matriarcato a Locri ci saranno delle conclusioni del tutto difformi da quelle fino a ora fatte, anche alla luce delle osservazioni da Polibio per le quali a Locri, più che di matriarcato, occorre parlare di madrilinearità. Invero, le donne di Creta e, in misura minore, quelle di Micene e degli altri regni achei, godevano di molti diritti. A partire dal III millennio gli abitanti di Creta veneravano quale divinità suprema una divinità femminile, la Πòτνια (Pòtnia),Grande Madre Mediterranea, simbolo della forza generatrice delle donne, mentre sempre delle donne, le sacerdotesse, svolgevano l’importante ruolo di mediatrici tra l’uomo e la divinità.Dagli affreschi e iconografie si può ricavare che le cittadine di Creta assistevano agli spettacoli, partecipavano alla caccia e fabbricavano vasellame al pari degli uomini. A Cnosso, sia nel palazzo sia nelle abitazioni cretesi, la parte destinata alle donne non era isolata, come avveniva nel resto della Grecia, dove le donne erano relegate nel Gineceo.
Da scartare la tesi che lega il Matriarcato alla Festa della Sacra Prostituzione che a Locri venne celebrata per molto tempo, poi desueta come festa, ma che continuò con le Sacre Prostitute (come si vedrà quando si parlerà dell’Erario di Locri) nel Tempio di Afrodite. Anche se si ricorda che la Maledizione presso i Greci era una forma di sanzione creduta e credibile e quella di Cassandra scritta in una colonna greca, ebbe conseguenze incredibili:

O voi dimore di Oileo, figlio di Oidodokos; voi delle mie nozze violente sconterete la pena della dea agreste di Cigas allevando fanciulle per esporle al giudizio della sorte che lascia vergini sino alla vecchiaia.

Una maledizione terribile, che rendeva le donne non fertili in una terra in cui la fertilità della Donna era un dono da consacrare nella più grande festa dei Greci prima (Eleusi) e di Locri poi (le Tesmoforie di Petracappa nel rito della festa di settembre di Persefone).
La Legislazione Locrese trova una sua esplicazione nella sua essenza e, soprattutto, nella sua peculiarità, facendo obbligatoriamente riferimento alla complessità della società civile, per come nata. Con il che si capirà come mai le leggi locresi vengono declinate sia al maschile che al femminile (Nessun locrese può avere né schiavi, né schiave; all’adultero e all’adultera cavar si debbon gli occhi) se non si fa riferimento e alla parità di genere, anche per come violata, e al matriarcato. Di certo occorre affrontare il tema senza pregiudizi e anche ascoltare voci sgradevoli, quando accennano a una realtà molto meno nobile di quella descritta da certe opere storiche. Poi alla fine, occorre fare riferimento alla legislazione micenea, con particolare riferimento alla Codice di Gortina.Tra le voci sgradevoli, quella che propende, in linea astratta, per la spiegazione con la presenza di una figura femminile stabile nel centro geografico di aggregazione del nucleo sociale, mentre il maschio avrebbe avuto funzioni cercatorie, esplorative e all’occorrenza di difesa. E tuttavia a Locri, se il potere della donna nella casa è assoluto, nella società è del tutto mortificante.
Secondo Johann Jakob Bachofen, nel matriarcato e nell’amore della madre per i figli (riscontrato in innumerevoli figure di Grandi Madri, prima fra tutte Demetra, che a Locri aveva avuto un’importanza notevole) si esalta una sorta di poesia della storia, e una fase di grande elevazione morale della vita e del costume. Sempre secondo lo storico, nella fase primordiale, l’umanità si sarebbe caratterizzata da una fase di promiscuità sessuale e da uno stadio matriarcale, improntato a stabilità, sicurezza e serenità, per poi passare a una fase contrassegnata dalla vittoria del diritto maschile, o paterno, che avrebbe trovato i suoi paladini in Apollo e in Augusto.
Certo, lo storico è datato, e tuttavia, il suo studio teso a trovare un filo di Arianna tra il regno maschile e quello femminile, oltre ad avere affascinato poeti come Rainer Maria Rilke e Hugo von Hofmannsthal o da narratori come Hermann Broch, Hermann Hesse e Thomas Mann, difesa da pensatori come Walter Benjamin, Theodor Adorno e Erich Fromm, per non parlare di Karl Marx e Friedrich Engels, che nelle teorie dello studioso vi ravvedevano la transitorietà della vita borghese, tutt’oggi affascina posta la configurazione (retius, la rappresentazione) della mater come figura mitica.

Foto: ilsapere.org

Redazione

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