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Le gesta dei briganti calabresi narrati in un nuovo volume della collana “Radici”

Dall’Ufficio Stampa della collana Radici

Briganti di Calabria, un argomento di straordinaria importanza nella storia degli ultimi tre secoli del Mezzogiorno d’Italia. Se ne parla in maniera approfondita in uno degli ultimi libri della fortunata collana Radici di Local Genius: Storie di Briganti del Sud Italia. La collana Local Genius, tutta made in Calabria, ha dato spazio a una riedizione del famoso testo di Alessandro Dumas padre intitolato Cento anni di Brigantaggio nelle Province meridionali d’Italia che vide la luce nel 1863, quando il geniale scrittore francese risiedeva a Napoli e dirigeva L’Indipendente, giornale filogaribaldino e antiborbonico. L’opera di Dumas, narratore di straordinario livello, conserva intatta la propria freschezza, ed è accompagnato da una lunga introduzione di Massimo Tigani Sava, giornalista calabrese impegnato da anni nella riscoperta delle radici identitarie dell’antica Magna Grecia. Molto curata anche la bibliografia. Il tema del Brigantaggio meridionale è sempre molto attuale in quanto legato a un altro argomento di straordinaria attualità, sintetizzabile nel concetto di Questione Meridionale nell’ambito del quale esiste una spesso drammatica Questione Calabrese, le cui piaghe purulente sono giunte fino ai giorni nostri.
Il volume è suddiviso in quattro libri: Prima reazione borbonica 1798-1799, pagine 19-120; Seconda reazione borbonica 1806-1810, pp. 121-208; I Vardarelli 1815-1817, pp. 209-227; La Camorra 1821-1863, pp. 229-314. Molti i riferimenti a diversi briganti calabresi: Nicola Gualtieri detto Panedigrano, nato a Conflenti; assassino per vendicare l’onore della sorella, bandito, incarcerato, fuggiasco; arruolato nell’Esercito della Santa Fede del cardinale Fabrizio Ruffo, ebbe spiccate doti militari e coraggiosa intraprendenza; ottenne dalla Corte napoletana i gradi di Maggiore dei Reali Eserciti, nonché vari benefici; capopopolo e comandante militare combatté per i Borboni contro i francesi, perdendo in distinti combattimenti due giovanissimi figli (Dumas, fervente antiborbonico e massone, lo definisce brigante); Marincola Panzanera, brigante, capobanda, protagonista dell’orribile saccheggio di Crotone nell’ambito delle vicende legate all’Esercito della Santa Fede capitanato dal cardinale Fabrizio Ruffo; Giacomo Pisano, nato a Pedace, oggi Casali del Manco; detto Francatrippa, brigante e capobanda noto per una particolare ferocia; Lorenzo Benincasa, nato a Sambiase, oggi Lamezia Terme, brigante e brutale capobanda, dominatore del bosco di Sant’Eufemia; Paolo Mancuso, detto Parafante, nato a Serra di Scigliano, brigante e temutissimo capobanda; Francesco Moscato, detto “U Vizzarru”, il Bizzarro, nato a Vazzano, brigante e crudele capobanda.
Altrettanti i riferimenti alla Calabria e a città, paesi e luoghi della regione: Pizzo Calabro, Cotrone (Crotone), Catanzaro, Sibari, promontorio Lacinio, Sila, Cosenza, Scigliano, Reggio Calabria, Rogliano, Li-Parenti (Parenti), Santa Eufemia (oggi Lamezia Terme), Longobucco, Rossano, Bocchigliero, Scilla, Monteleone (oggi Vibo Valentia), Paola, Gerace, Aspromonte, Mongiana, Serra (Serra San Bruno), Soveria (Soveria Mannelli), Platania, Maida, Palmi, Nicotera, monte Porro (Monte Poro), Seminara, Lago (Piano Lago), Cassano, San Giovanni in Fiore.
Lo studio delle radici identitarie del Mezzogiorno può aiutare a pensare meglio, a individuare la strada giusta per definire il Sud, per capirlo e accettarlo, per valorizzarlo in quanto tale. Senza dimenticare che la storia del Sud Italia è così antica che ogni suo pezzo (regioni, province, comuni, territori, aree…) rappresenta, di fatto, una Questione a sé, con caratteristiche sue proprie non sempre omogenee con il resto dell’Italia Meridionale, sebbene un filo rosso che lega le vicende umane di quasi quattro millenni in Sicilia, Calabria, Basilicata, Puglia, Campania… non si sia mai spezzato.

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