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Costume e Società

Inizia la scuola: l’augurio in versi di Vincenzo Guerrisi Parlà

Di Marinella Guerrisi

Buon inizio anno scolastico con i versi, sempre attuali, tratti dalla Grammatica italiana espressa in versi dialettali ad uso delle scuole elementari composta nel 1954 da mio padre Vincenzo Guerrisi Parlà.

L’Alfabeto

Di Vincenzo Guerrisi Parlà

Il bambino quando nasce,
è di latte che si pasce
e così nel corpo cresce
se il tutto ben riesce.
Con l’aiuto della vita
guarda al mondo e lo conquista,
e così, la conoscenza,
non trovando resistenza,
si arricchisce oltre misura
arrivando addirittura
piano, piano diventare
grande, grande come il mare.
Arrivato a cinque anni,
di scolaro indossa i panni
e lo affermo, non mi sbaglio
quando parlo del bagaglio
di sapere che in famiglia
suo ha fatto, meraviglia!
Ma è lettura, tutto questo,
che ha bisogno ora del resto,
che scrittura definisco
necessaria, lo capisco.
Tutto ciò che ha conosciuto
or lo scrive con l’aiuto
sol del metodo globale,
detto pure naturale,
che presenta un gran segreto
che ha solo l’alfabeto,
con le lettere associate
con disegni presentate.
Iniziamo dalla a
per sapere come sta
quando all’albero è legata
col disegno presentata.
Segue b della banana
che la strada all’altra spiana
della c che come segno
porta il cane nel disegno.
Viene poi la d di dado
ed all’altra presto vado.
L’e di edera, un rametto
che su un muro trova assetto.
C’è la f di farfalla
che su un fiore allegra balla
Vien la g, quella di gatto
che sta sempre quatto quatto.
Viene l’h, detta muta,
che con c e g si aiuta,
per dir chi che, all’altro giro,
da un aiuto al nome ghiro.
Con l’imbuto disegnato
è la i che ci sta a lato.
Con le lettere lavora,
di far questo ella si onora.
C’è la l della luna
che per tutte è una fortuna,
accoppiata alla vocale
poi sa dire quanto vale.
A una mano disegnata
c’è la m presentata
con tre gambe con accanto
la parola ch’è un incanto.
Accanto a un nido
c’è la n e chiunque sfido
a dir presto se il disegno
non è fatto con impegno.
O è l’altra tra le tante,
che unita a consonante
rende proprio indovinato
il disegno presentato
con un’oca messa accanto
con un becco ch’è un incanto.
Sotto un quadro al muro appeso
col disegno, bene inteso
c’è la q che sta legata
alla parte figurata
che poi dice perché e come
di quel quadro porta il nome.
Una pipa lavorata
mostra accanto disegnata
una p che il nome prende
dalla pipa che si accende.
C’è la r su una rosa
adagiata in giusta posa
e da rosa il nome acquista,
che piacere! Che conquista!
Sopra un sole disegnato
c’è la s messa a lato
che di sole è detta segno
nome bello, nome degno.
Disegnata sul tamburo
c’è la t che sta al sicuro
allietata da quel colpo
che non prende mai riposo
col rumore che sprigiona
quando batte, quando tuona.
U di uva ora si affaccia
colorata ha la sua faccia
con degli acini, il colore,
frutto dolce e di sapore!
È la v che appresso viene
col potere ch’essa tiene
regalatole dal vino
un prodotto assai divino
e da esso prende il nome
azzeccato bene e come!
Disegnato c’è un terreno
che di verde è tutto pieno.
Una z mostra scritta
su una zappa lunga e dritta
e da essa il nome prende
e lo regge e lo difende.

Detto sintesi è il passaggio
di quel mitico viaggio
che ha fatto la lettura
per passare, alla scrittura.
Per esprimere un pensiero
ha usato per intero
le parole tutte quante
che a migliaia sono tante.
Ne fa uso ora il bambino
per creare un pensierino,
per esempio, come quello
che comprenda ciò che bello,
ciò ch’è brutto, ciò che piace,
che addolora o che dispiace.
Facilmente scrive e dice:
“Dio mi guarda ed è felice!
Io lo prego e la preghiera
dico a Lui mattina e sera.
Il mio babbo mi vuol bene
e a baciarmi sempre viene.
Vedo bella la mia mamma
e il mio cuor d’amor s’infiamma.
Per me più ancora belli
le sorelle coi fratelli.
Poi dei nonni che diciamo?
A trovarli sempre andiamo
per ricever le carezze
i bacioni e le dolcezze”.
Con aiuto e senza aiuto
il miracolo è compiuto.
Il bambino legge e scrive
tutto quel che vede e vive
e con aria sempre lieta
si avvia verso la meta
che lo vede finalmente
un maturo fra la gente.
Chi nascendo al mondo viene
per trovarsi sempre bene
nella vita che conduce
ha bisogno di una luce
ed è questa “l’istruzione”
che lo mette in condizione
di godere e mai soffrire,
anzitempo di morire.
Questo mondo che fu fatto
da precise mani, matto
lo ha reso, dannazione,
la mancanza di istruzione
e dolori ha conosciuto
dietro a guerre si è perduto
e quel Dio che l’ha creato
è pentito è nauseato?
La speranza dice a tutti:
«Finiranno i tempi brutti
quando al mondo, finalmente,
ci sarà una sola gente
con un nome ch’è “Famiglia”,
sarà il mondo “Meraviglia”!»

Redazione

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