“Saggezza”: restituiti i beni sequestrati a Nicola Romano

Con una sentenza particolarmente innovativa la Corte di Appello di Reggio Calabria, Sezione Misure di Prevenzione, ha accolto il ricorso presentato dagli avvocati Eugenio Minniti e Giuseppe Spadaro nell’interesse di Nicola Romano e dei terzi interessati, e ha rigettato la proposta di sequestro e confisca di beni disponendone l’immediata restituzione agli aventi diritto della ditta individuale La Radica di Fazzari Teresa, unitamente ai conti correnti, nonché di numerosi beni immobili ricadenti nei comuni di Antonimina, Ciminà, Cittanova e Locri, nonché titoli di Politica Agricola Comune già in sequestro.
Nicola Romano, originario di Antonimina, è rimasto coinvolto nella operazione antimafia detta Saggezza, dove è stato condannato in via definitiva in sede penale, con un ruolo di vertice nell’associazione denominata ’ndrangheta.
I giudici delle Sezioni Misure di Prevenzione, (presidente Bruno Muscolo, consiglieri Vincenzo Cefalo e Caterina Asciutto anche relatrice) hanno, comunque, rilevato che non vi sono “elementi su cui fondare un tale giudizio di pericolosità generica” in capo a Nicola Romano. Di conseguenza hanno affermato il principio di diritto secondo cui “sono suscettibili di ablazione soltanto i beni acquistati nell’arco di tempo in cui si è manifestata la pericolosità sociale” che, nel caso in esame, “non ricopre l’intero percorso di vita, ma è ‘delimitata’ alla contestazione associativa di cui procedimento penale Saggezza”.
Pertanto, come del resto sostenuto dagli avvocati Eugenio Minniti e Giuseppe Spadaro, gli acquisti effettuati anteriormente al procedimento Saggezza “sono fuori dalla perimetrazione temporale della pericolosità del proposto, in quanto antecedenti al dies a quo da cui far decorrere la ritenuta pericolosità sociale” e, pertanto, sono stati restituiti agli aventi diritto.
Foto: facebook.com