‘ndrangheta ad Aosta: la DDA di Catanzaro chiede il carcere per Maria Rita Bagalà
La Direzione Distrettuale antimafia di Catanzaro ha infatti impugnato l’ordinanza di arresto domiciliare ed è ricorsa in appello al Riesame per chiedere la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti della professionista legale nonché di Domenico Aragona, Bruno Malvaggio, Pasquale Motta ed Enzo Pandolfo, tutti indagati nell’ambito dell’inchiesta Alibante relativa a una serie di presunti reati compiuti con l’avallo della cosca di ‘ndrangheta Bagalà, di Nocera Terinese. Nel procedimento sono indagate in stato di libertà altre 20 persone (tra cui il marito di Maria Rita Bagalà, l’avvocato aostano Andrea Giunti); sono invece 17 gli arrestati (sette in carcere e dieci ai domiciliari), mentre altre due persone hanno misure restrittive minori. Tutti gli indagati sono accusati, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione di tipo mafioso, scambio elettorale politico-mafioso, corruzione, estorsione, consumata e tentata, intestazione fittizia di beni, rivelazione di segreti d’ufficio e turbativa d’asta.
Secondo l’accusa Domenico Aragona, Bruno Malvaggio ed Enzo Pandolfo avrebbero fatto parte della cosca Bagalà “operante lungo la fascia costiera tirrenica del catanzarese nei comuni di Falerna e Nocera Terinese e strettamente legata da rapporti ndranghetistici storicamente radicati e da co-interessenze economiche alla cosca Iannazzo-Cannizzaro-Daponte di Lamezia Terme” – si legge nel ricorso in Appello, mentre Maria Rita Bagalà viene considerata “mente legale della cosca” in grado, sotto la regia del padre, di garantire “l’amministrazione di diversi affari illeciti della compagine e occupandosi, nello specifico, della cura degli interessi economici e finanziari del sodalizio.”
Per queste ragioni il Procuratore Nicola Gratteri, l’aggiunto Vincenzo Capomolla, i sostituti Chiara Bonfadini e Romano Gallo ribadiscono nella richiesta “la sussistenza di esigenze cautelari di massimo rigore” e ha presentato ricorso alla riqualificazione dell’accusa, da parte del Giudice per le Indagini Preliminari, in concorso esterno. Secondo l’antimafia di Catanzaro, infatti “le conclusioni cui è pervenuto il GIP non colgono nel segno e non possono condividersi, per il sol fatto che viene vestito della qualifica di concorrente esterno il ruolo di un soggetto, Maria Rita Bagalà, in realtà ad ogni evidenza sintomatico di una stabile e consapevole messa a disposizione nei confronti del sodalizio capeggiato dal padre, da cui non può che discendere l’affermazione della piena intraneità della stessa indagata all’associazione in parola.”
Fonte: valledaostaglocal.it