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Costume e SocietàLetteratura

Ritorno a Berlino

Stasi XXXII - Francesco Rossi rivede finalmente il suo socio Gaetano e gli può comunicare le belle notizie che porta con sé dalla Jugoslavia. Ma è già il momento di ripartire, questa volta di nuovo alla volta di Berlino che, nonostante la familiarità dei volti e dei luoghi, questa volta troverà molto cambiata.

Di Francesco Cesare Strangio

Non appena Francesco Rossi fu arrivato alla stazione di Milano, Gaetano non nascose l’ansia di sapere com’erano andate le cose. Rossi scelse la via dell’immediatezza e tirò fuori dalla borsa il contratto. Nel frattempo, guardando negli occhi il socio, disse: «Pirla… quando si muove il tuo compare ricordati che porta sempre qualcosa a casa. Guarda la cifra, a noi toccano seicentocinquantamila dollari, hai capito?»
Sentendo la cifra Gaetano, per la gioia, batté violentemente la mano sullo sterzo dell’auto, ed emise un urlo che non aveva nulla di umano. Non si capì quale razza d’animale l’avesse emesso.
L’amministratore, guardandolo mezzo spaventato, aggiunse: «La sai l’ultima?»
«No!», rispose Gaetano.
«Sabato devo ritornare a Zagabria».
«Come mai?» chiese il socio, grattandosi la testa con la mano sinistra.
«È una sorpresa» rispose Rossi.
Gaetano ridendo esclamò: «Sono curioso di vedere di che si tratta!»
Poi chiese: «I pagamenti come li fanno?»
Rispose Rossi: «Alla stessa maniera della Germania dell’Est, con la sola differenza che il certificato di svincolo sarà rilasciato alla frontiera, dopo che il funzionario del SGS darà il suo benestare.»
Gaetano annuì, pensando a quanto gli aveva detto l’amico.
Poi disse: «In buona sostanza, perdiamo un giorno… e nient’altro?»
«Esattamente!» rispose Rossi.
Poi, in quell’auto, cadde un silenzio tombale.
Il suo pensiero andò al secondo piano di quella palazzina al centro di Zagabria. Immaginava Stefica muoversi per casa in compagnia dei suoi cari. La sua anima e la sua mente erano attratte dalle immagini di quando il treno aveva iniziato ad allontanarsi dalla stazione. Gli martellavano la mente quelle parole pronunciate da Stefica, dopo che lui le aveva asciugato le lacrime che le accarezzavano il volto. Ormai Rossi navigava a vista nel mare dei ricordi e della fantasia, in attesa della partenza per Zagabria.
Gaetano si rese conto che durante quel viaggio era successo qualcosa che aveva stravolto l’anima all’amico. S’interrogava alla ricerca di una risposta.
Niente! Non riusciva a capire cosa aleggiasse nella sua testa.
Gaetano non contenne più la forza immane della curiosità; tant’è che ruppe gli argini esondando.
A quel punto fu costretto a dire: «Non è corretto avere segreti con gli amici!»
Rossi si fece una risata.
Guardandolo, prese a dire: «Sei peggio delle donne, ti fai sopraffare dalla curiosità… in ogni caso, essendo una sorpresa, non ti resta altro che pazientare fino al mio ritorno». Licenziò così l’amico Gaetano.
La mattina seguente, Rossi partì per Berlino: doveva fare il rendiconto ai partner del suo viaggio a Cipro.
All’arrivo c’era ad aspettarlo Barbara. Una cosa nuova attrasse la sua attenzione: il muro di cemento che divideva Berlino in due.
I governanti della DDR avevano promesso di limitarsi ai soli cavalli di Frisia, ma non avevano mantenuto la parola. Come sempre, i politici non si erano smentiti: dicevano una cosa e ne facevano un’altra.
Scambiò uno sguardo d’intesa con Barbara, ma in lui non c’era più quello sguardo pieno di libidine che aveva la volta precedente; si era attenuata a conseguenza del vivo ricordo che portava con sé di Stefica.
La donna si dimostrò cordiale come sempre e altrettanto lo fu lui.
Data l’ora, lei lo invitò ad andare a cenare a casa sua.
Partirono di gran carriera con la sua auto di fabbricazione russa; la sensazione che ebbe fu quella dell’accentuazione della militarizzazione. Si palpava un senso oppressivo di guerra fredda, cosa che non aveva percepito a Zagabria.
Percorsero la stessa strada della volta scorsa.
Arrivati, ricopiarono le stesse azioni di quando era stato lì.
Rossi ebbe la bella sorpresa di vedersi aprire la porta dalla bambina che, nel vederlo, si gettò fra le sue braccia e lo baciò ripetutamente.
Ebbe la sensazione di essere al cinema e di rivedere lo stesso film, con la sola differenza che la bambina era vestita diversamente. La piccola innocente indossava una tuta che le accentuava il colore azzurro degli occhi.
La bergamasca fu molto contenta nel rivederlo.
Non fece in tempo a entrare che la signora prontamente gli chiese: «Come vanno le cose a Milano? Non sa quanta nostalgia ho di Bergamo. Spero un giorno di tornare a casa, non vorrei finire i miei giorni in questa terra che non mi appartiene.»
Rossi rispose: «Signora mia deve pazientare ancora un po’, se tutto va bene farà presto ritorno a casa.»
Quella sera, a cena, la signora Fumagalli portò a tavola ogni ben di Dio; fu chiaro che avevano iniziato ad avere nuove risorse.
Barbara notò, dal viso dell’imprenditore, che si era reso conto del cambiamento che stava avvenendo in quella casa.
Barbara appagò la curiosità di Rossi, dicendo: «Mi sono fidanzata con un funzionario della Stasi, presentatomi dal generale, che a sua volta ha provveduto a inserirmi come segretaria all’anagrafe del Comune.»
La notizia gli allargò il cuore, finalmente quella famiglia aveva un uomo cui fare riferimento.
A quel punto, fu d’obbligo domandarle: «A quando le nozze?»
La donna rispose puntualizzando che stavano solo aspettando che andassero a posto alcune cose per poi convenire a nozze.
Rossi da sempre aveva sentito che si poteva fidare di quella donna.

Foto: ilsussidiario.net

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