Madonna della Candelora: a Dubai per testimoniare l’importanza del progetto “Arte e Fede”
Dall’Ufficio Diocesano per le Comunicazioni sociali
Volerà a Dubai per rappresentare l’attività di tutela dello Stato italiano, la Madonna della Candelora, per essere esposta alla mostra The future is back. Returned beauty and upcoming perspectives nell’ambito di Expo 2020. La rassegna intende illustrare gli aspetti relativi alla protezione dei beni culturali, così come essa si configura nell’attuale scenario internazionale e contempla una selezione di opere rappresentative del patrimonio culturale italiano tra cui è stata inclusa la Madonna della Candelora, che racchiude i sentimenti più profondi e riassume l’identità culturale di una parte del Paese ferita dal sisma del 2016. Il prestito della scultura, recuperata dalle macerie della chiesa di Scai, nasce da un’idea maturata dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Roma e la provincia di Rieti con la collaborazione della Diocesi di Rieti. Il progetto, coordinato dallo storico dell’arte Giuseppe Cassio, ha consentito di effettuare il restauro – del tutto gratuito – dell’opera nei laboratori della Cittadella Vescovile di Gerace, nell’ambito del progetto Arte e Fede che ha voluto dimostrare la propria vicinanza nel più ampio progetto di conservazione e restituzione al culto delle opere d’arte danneggiate dal sisma. Una campagna di indagini scientifiche ha permesso di conoscere più approfonditamente il manufatto al fine di predisporre le operazioni di restauro più consone nel rispetto delle vicende storiche. Il progetto ha coinvolto giovani storici dell’arte, archivisti, diagnostici, restauratori e assistenti restauratori con i quali, attraverso un’operazione di interazione interdisciplinare, sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza, si è giunti alla realizzazione di un intervento di restauro condiviso nel rispetto dell’istanza storica, estetica ma anche devozionale. L’iniziativa ha coinvolto studenti provenienti da vari atenei italiani (Università Federico II, Università della Calabria, Università Pontificia Gregoriana, Università degli Studi di Palermo, Università degli Studi di Trento e l’Accademia di Belle Arti di Napoli, L’Aquila e Catanzaro). Le indagini diagnostiche sono state eseguite da ricercatori dall’Università di Messina (coordinate da Valentina Venuti) dall’UniCal (coordinate da Mauro La Russa) e dall’Università di Malta (coordinate da Sebastiano D’Amico).
La ripresentazione estetica, effettuata con un approccio delicato e rispettoso seguendo le indicazioni fornite dal funzionario storico dell’arte, ha permesso di restituire una maggiore dignità visiva e una rinnovata apprezzabilità necessaria ai fini della restituzione al culto per cui si è ritenuto opportuno intervenire nella ricostruzione reversibile della mano del Bambino, perduta con i danni causati dal sisma.
Foto: strettoweb.com