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Se a buon prezzo si trova solo l’ipocrisia…

Pensieri, parole, opere… e opinioni

Offri agli italiani l’opportunità di risparmiare qualche spicciolo e te li sarai fatti amici per sempre. È il pensiero che ho formulato dopo aver assistito alla frenesia da Black Friday che ha colpito commercianti e consumatori di tutta la Penisola.
È ormai noto che la giornata di sconti speciali sia stata istituita nei Paesi di tradizione anglosassone per segnare ufficialmente l’avvio della corsa ai regali di Natale dopo la celebrazione del Ringraziamento, a sua volta tradizione religiosa protestante istituita dai padri pellegrini per ringraziare il Signore per quanto era stato concesso loro nell’ultimo anno. In Italia, come avvenuto anche per Halloween, questa ricorrenza è sbarcata grazie alla globalizzazione e sdoganata dal colosso dell’e-commerce Amazon, che dopo averne sperimentato il successo negli Stati Uniti e in Inghilterra, ha deciso di riservare ai clienti di tutto il mondo i propri eccezionali sconti. Ormai, in tutta Italia, non c’è commerciante che non organizzi il Black Friday che, da venerdì di scontistica organizzato da chi riusciva a risparmiare sul pagamento dell’Imposta sul Valore Aggiunto, è diventato l’occasione propizia per smerciare l’invenduto od organizzare interi reparti dove ti sembra quasi di sentire il Baffo Da Crema che, a corto di fiato, ti urla “Oggi mi voglio proprio rovinare”. Ed ecco che al Black Friday aderiscono non solo grandi catene di elettrodomestici e di abbigliamento, ma anche i mobilifici o la sartina che tiene aperta da 40 anni la bottega sotto casa, librerie, negozi per bambini, cartolerie e persino supermercati e farmacie, perché comprarsi il Lexotan a metà prezzo è già un modo per cominciare a sentirsi meglio.
Sia chiaro, io sono il primo ad aspettare con una certa ansia questo periodo dell’anno per acquistare quei prodotti che nei precedenti 364 giorni non ho osato comprarmi e anche quest’anno non ho saputo rinunciare a due dei numerosi libri che corteggio da tempo convinto dallo sconto del 90% sul prezzo di copertina.
Resta il fatto che il Black Friday che si trasforma nella settimana del Black Friday (e che culmina nel Cyber Monday, giornata di sconti dedicata solo all’elettronica che ricorre proprio oggi) mi sa di oltrepassamento di quella linea di demarcazione sottile che distingue la decenza dall’indecenza. E che questo passo sia già stato compiuto lo testimonia la notizia che in Italia sempre più persone festeggino il Ringraziamento e non tanto, temo, perché si sentano in dovere di ringraziare per ciò che hanno, quanto per avere la scusa di provare ‘sto benedetto tacchino ripieno che abbiamo visto brillare di luce propria in centinaia di pellicole hollywoodiane e aspettare la mezzanotte per vedere che cosa gli sta per riservare il sito di acquisti on-line preferito.
E qui torniamo all’affermazione che facevo in apertura. Ripetendo lo stesso schema già visto per l’app Immuni e quella utile a sfruttare il Cashback di Stato, se contro Halloween si sono levati cori indignati per l’acquisizione anche alle nostre latitudini di una festa pagana e anglosassone, la celebrazione di una festa protestante e anglosassone come il Ringraziamento sta passando pericolosamente sotto silenzio perché, privata in maniera meschina del proprio significato, viene intesa come una sorta di vigilia del Black Friday.
Non ho né lo spazio né la voglia di entrare in questa sede nel complesso discorso sulla perdita dei valori che la nostra società risucchiata dal vortice consumistico sta progressivamente subendo, ma mi si permetta solo di dire che il problema qui non è tanto (o non solo) il fatto che stiamo adottando abitudini e tradizioni che sono estranee alla nostra cultura (procedimento anche normale in una società globalizzata come quella in cui ormai dobbiamo accettare di stare vivendo), ma che siamo selettivi nelle scelte adducendo le scuse più ridicole e disparate. Ed ecco allora che mangiamo volentieri al ristorante cinese ma osserviamo con diffidenza gli orientali “perché hanno portato il Covid-19”, pretendiamo di esibire collanine e bracciali con il crocifisso anche quando andiamo in vacanza nei Paesi in cui il culto dominante è quello islamico ma guardiamo con diffidenza le donne che portano il velo in Italia, ascoltiamo musica etnica ma utilizziamo ancora con troppa leggerezza la parola negro in senso spregiativo, abbiamo acquisito in toto la mitologia germanico/anglosassone legata a Babbo Natale (e oggi cominciamo a celebrare il Ringraziamento) ma ci appelliamo alla nostra cristianità quando uno dei nostri figli vuole vestirsi da vampiro la sera del 31 ottobre…
Il problema, allora, non è tanto la perdita dei valori, ma l’ipocrisia, non vi pare?

Foto: adnkronos.com

Jacopo Giuca

Nato a Novara in una buia e tempestosa notte del giugno del 1989, ha trascorso la sua infanzia in Piemonte sentendo di dover fare ritorno al meridione dei suoi avi. Laureatosi in filosofia e comunicazione, ha trovato l’occasione di lasciarsi il nord alle spalle quando ha conosciuto la sua compagna, di Locri, alla volta del quale sono partiti in una altra notte buia e tempestosa, questa volta di novembre, nel 2014. Qui ha declinato la sua preparazione nella carriera giornalistica ed è sempre qui che sogna di trascorrere la vecchiaia scrivendo libri al cospetto del mare.

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