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L’Ufficio di Sorveglianza di Reggio Calabria in tilt

L’ufficio del Magistrato di Sorveglianza di Reggio Calabria non sta funzionando correttamente.
È ciò che denunciano i detenuti del distretto reggino. Le lamentele riguardano molteplici aspetti, tra cui infinite attese per la concessione della liberazione anticipata prevista dall’articolo 54 dell’Ordinamento Penitenziario.
Difatti, tale disposizione dell’ordinamento prevede una riduzione di 45 giorni per ogni semestre in cui il detenuto ha partecipato alla rieducazione della pena con esito favorevole, così come costituzionalmente previsto quale senso rieducativo e di reintegrazione sociale della pena stessa. Tutto regolare, se non fosse che le istanze dei detenuti rimangono inevase per mesi, a volte anni, per cui sono continui i solleciti presentati dai difensori incapaci di spiegarsi un ritardo tanto grave e che intasano le cancellerie quotidianamente.
Oltretutto, il 24 dicembre 2021, veniva pubblicato su Gazzetta Ufficiale il Decreto Legge nº 221, che prorogava lo stato di emergenza per Covid-19, visti i vertiginosi aumenti di contagi che hanno riguardato la nazione. Tuttavia il Magistrato di Reggio Calabria ha rispedito in carcere i semiliberi e i permessanti, affermando che ormai fossero stati presi i giusti provvedimenti per contenere il Covid-19 nelle carceri e dunque disattendendo il Decreto Ministeriale sopra citato.
Troppi abusi e provvedimenti lesivi dei Diritti dei detenuti che hanno portato gli stessi a gesti estremi. Uno fra tutti, Domenico Palmisano, detenuto ad Arghillà, che ha iniziato lo sciopero della  fame e spedito una lettera al Ministro Marta Cartabia segnalando come dopo 11 anni e 2 mesi di reclusione su 19 di condanna, il Magistrato Reggino non abbia provveduto all’apertura dei permessi ex art. 30 O.P. e come le richieste di liberazione anticipata, che come specificato ridurrebbero ulteriormente il suo residuo pena, siano pendenti senza alcun esito presso l’ufficio reggino. Si legge ancora, nella comunicazione al Ministro, che il detenuto non svolge colloqui visivi con i suoi due figli minori malgrado il provvedimento autorizzativo del Tribunale Minorile, ciò in quanto gli assistenti sociali dei minori non accedono presso la casa circondariale a causa del Covid-19. In buona sostanza, dunque, la pandemia viene considerata esistente per impedire i colloqui visivi in compagnia degli assistenti sociali ma assente, per il Magistrato, quando è un detenuto a rivolgere istanza, malgrado il decreto ministeriale di proroga. Addirittura, i detenuti lamentano che alcune istanze, inviate dall’ufficio di matricola, non siano mai state stampate dall’ufficio di sorveglianza e istruite, ovvero restino pendenti per diversi anni.

Foto: citynow.it


Edil Merici

Redazione

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