La CGIL a confronto con Giusi Princi: “L’istruzione calabrese va ripensata”
Dalla Segreteria Regionale della CGIL
Mercoledì abbiamo incontrato presso la Regione Calabria la vicepresidente Giuseppina Princi.
L’incontro che abbiamo richiesto scaturisce dalla necessità di un confronto sulle criticità derivanti dall’imminente ripresa delle attività didattiche e sulle questioni più generali che interessano il sistema di istruzione calabrese nella sua interezza.
C’è stata un’ampia convergenza, che non possiamo che accogliere positivamente, sui punti oggetto del confronto che qui sintetizziamo:
- la necessità di avviare sin da subito una campagna vaccinale attraverso Hub Vaccinali nelle scuole;
- la costituzione di un tavolo tecnico regionale interistituzionale che affronti e sia di supporto alle finalità di indirizzo;
l’approvazione di una Legge regionale sul diritto allo studio, ferma al 1985, per la scuola e l’università, in grado di tutelare le esigenze degli studenti e delle loro famiglie anche in previsione delle opportunità fornite dall’utilizzo delle risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza; - la costituzione dell’osservatorio permanente sulla dispersione scolastica che serva soprattutto alla pianificazione di un dimensionamento scolastico teso a tutelare le minoranze, l’abbandono scolastico e lo spopolamento delle zone più interne e fragili della regione.
Le scuole calabresi sono in grande difficoltà; la ripresa in presenza voluta fortemente dall’esecutivo con la differenziazione dei contagi per attivare la Didattica A Distanza rischia di avere effetti pesanti sulla realtà con cui oggi la scuola è costretta a fare i conti. L’aver tolto il distanziamento obbligatorio così come lo sdoppiamento delle classi e le risorse per gli organici aggiuntivi, in una situazione in cui il tracciamento è fuori controllo, rende impraticabile, allo stato attuale, l’attività didattica in presenza. Né si può immaginare di differenziarla tra vaccinati e non vaccinati. Moltissimi sono i docenti assenti, in malattia perché positivi, che non rientreranno. Sarebbe stato più opportuno ripartire dal mese di settembre con l’attivazione delle misure da noi auspicate per non ritrovarsi oggi in questa situazione in cui il ricorso alla DAD, con tutte le conseguenze che essa comporta, rischia di diventare l’unica soluzione percorribile.