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Il futuro è… radioattivo?

Di Francesco Salerno

Il futuro è radioattivo, signore e signori, ecco l’ultima folle trovata dei nostri savi leader europei. Mentre il mondo si confronta con i danni ambientali causati da un secolo di industrializzazione selvaggia, disboscamento, inquinamento e sfruttamento ambientale; la nostra grande Europa propone di inserire il nucleare nelle energie Green. Sì, avete capito bene, il nucleare.
Il carosello mediatico atto a convincere la popolazione della bontà di questa decisione è già iniziato. Da Matteo Salvini che chiede un referendum per introdurre il nucleare in Italia, sino a Ursula von der Leyen che parla di transizione ecologica necessaria, il mainstream è già pronto a sostenere l’ennesimo stupro al pianeta. Tra le argomentazioni che spopolano tra i sostenitori di questa grande idea troviamo ad esempio la finta logica secondo la quale oggi non potrebbe verificarsi una nuova Chernobyl, in quanto la tecnologia è evoluta. Per non parlare del fatto che le centrali non producono CO₂ e quindi l’aria tornerà pulita in breve tempo. Ancora, continuano sostenendo gli enormi profitti in termini di danaro (gli unici che in realtà interessino a questi signori) che otterrebbero i governi. Dulcis in fundo, vi sono i nuovissimi reattori di generazione 4, in grado persino di fagocitare le proprie scorie.
Ovviamente nessun riferimento al fatto che la Francia, primo produttore europeo di energia nucleare e vera proponente della risoluzione, debba a oggi spendere oltre 50 miliardi di euro per aggiornare e mettere in sicurezza le proprie centrali statali, alcune di queste chiuse per motivi di sicurezza subito prima Natale. Non c’è bisogno, credo, di spiegare che se la risoluzione passerà, i nostri cugini d’oltralpe potranno chiedere quei soldi all’Unione Europea…
Ebbene, di fronte a questo assedio mediatico, andiamo a vedere un po’ la veridicità di tali affermazioni.
In primis il paragone con Chernobyl è certo molto comodo ma falso, in quanto l’ultimo disastro nucleare non è avvenuto nella centrale sovietica nel lontano 1986 bensì in Giappone, uno degli stati tecnologicamente più avanzati del mondo, nel 2011… Questo avviene giacché l’errore umano è e sempre sarà presente in ogni cosa che facciamo, e bollare come impossibile un evento (in questo caso l’esplosione di una centrale) è semplicemente assurdo.
Secondariamente, se è vero che le centrali non producono CO₂, è pur vero che producono scorie radioattive, il che è molto peggio. Le scorie, prodotto di ogni operazione nucleare, sono di diversi tipi, vero, ma tutte hanno a oggi come una opzione di smaltimento lo stoccaggio in siti appositi, guardati a vista e controllati regolarmente per evitare perdite disastrose di materiale radioattivo. Si tenga inoltre presente che il tempo naturale di decadimento varia da alcuni secoli sino a sfiorare i 200.000 anni, non proprio una scelta molto ecologica direi…
Dulcis in fundo, sui reattori di nuova generazione, questi sono a oggi solo dei prototipi e, quindi, per nulla affidabili in termini di reale funzionamento sulla lunga durata.
Ma tutto questo pare non interessare ai nostri politici europei che rivelano, una volta di più, come, malgrado i proclami di stampo ambientalista, il loro unico interesse sia il denaro.
Quello che però noi dovremmo capire è che non vi è denaro che possa tenere quando si ha a che fare con la salute nostra e dei nostri figli. Nessuna somma al mondo potrà riqualificare un’area esposta a radiazioni, nessun decreto europeo potrà salvarci se veniamo a contatto con ambienti carichi di scorie! È della nostra vita e del nostro futuro come umanità che si sta discutendo in questo momento e, checché ne dica Mario Draghi, questo vale molto di più di una permanenza all’interno di un parametro europeo.

Foto: droneblog.news

Redazione

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