Di Francesco Salerno
Questa scritta, nelle ultime 48 ore, ha invaso i negozi e le strade della capitale del Canada, Ottawa.
La scritta esprime, in maniera molto chiara, il sentimento dei cittadini canadesi dinnanzi all’obbligo vaccinale imposto dal governo per poter lavorare. La protesta, innescata da alcuni camionisti, ha infiammato in poche ore l’intero Paese. Decine di migliaia di persone si sono riversate nella capitale per protestare contro quello che considerano un ricatto governativo.
L’enormità della manifestazione ha fatto persino fuggire il primo ministro, Justin Trudeau. Pare che questi si sia rifugiato in un luogo sicuro con la famiglia, sebbene non siano stati registrati, a oggi, scontri o violenze di alcun genere. Un atto non proprio eroico, quello di Trudeau, che forse è lo specchio di come sia ormai lacerato il rapporto tra istituzioni e cittadini.
Sia come sia, quello di Ottawa è solo l’ennesimo caso di proteste su larga scala che, di recente, ha coinvolto vari paesi del mondo. Ovviamente, non possiamo non fare un confronto con il nostro Bel Paese.
Mentre il resto del mondo vira, bene o male, verso un ritorno alla normalità, noi siamo ancora qui, fermi a due anni fa. Contiamo i casi, facciamo proclami, inventiamo scuse… Chissà quando anche noi potremmo finalmente tornare a una parvenza di normalità.
A oggi non pare proprio all’orizzonte una tale possibilità o, se preferite, per riprendere le parole di Diego Fusaro: “La salvezza è sempre una dose più in là.”
Foto: cbc.ca