Uno spreco che vale più di mille peccati
Chi, avendo creduto di poter cambiare il mondo, si era messo all’opera, rimase con un pugno di mosche. Non perché aveva fallito. Non perché non aveva ottenuto frutti. Uomini come Mahatma Gandhi, Martin Luther King e Nelson Mandela, un minimo di risultato l’avevano ottenuto. In qualche modo, il mondo l’avevano reso migliore. Il seme dei principi l’avevano gettato in terra. E anche se, in seguito, si erano dovuti arrendere alle realtà, e dovettero subire i contraccolpi della stessa, non erano morti invano. Erano morti con la gioia d’avere reso l’inferno in terra più sopportabile. D’altronde, il Creatore stesso aveva, per ben due volte, tentato di cambiare il mondo (inteso come umanità); trovandosi costretto, alla fine, a gettare la spugna. La prima ci provò azzerando i popoli. Fallito questo colpo ci riprovò, in nome dell’amore e del perdono, mandando a noi (come espiatore dei nostri peccati) il suo figlio prediletto che noi, molto educatamente, spedimmo dritto dritto sulla croce, assicurandoci, appunto, che si prendesse Lui i peccati del mondo.
In altre parole, se (come credo) quando Dio si è reso conto di quali demoni aveva creato durante la Creazione, terrorizzato, si rifugiò nell’altra estremità dell’universo conosciuto, allora davvero non potremo mai arrivare a cambiare il mondo. Il mondo non si cambia, se a cambiare non è prima il genere umano. Non si cambia se non si diventa meno egoisti, meno immorali e più devoti a combattere i drammi e il Male che sovrastano l’umanità. Il che, bisogna ammetterlo, è scomodo da un lato e quasi impossibile dall’altro.
Per arrivare a capire meglio il concetto di questi precetti, destinati a lasciare il tempo che trovano, invito noi occidentali a rovistare nella spazzatura e a considerare la montagna di avanzi che vanno a finire in essa. Dopodiché, se proprio ci teniamo a immaginare un mondo che cambia, accediamo su Google e scriviamo: fame nel mondo…
Foto: gelestatic.it