ADVST
Costume e SocietàSport

La Valle Bizantina: da  San Giovanni Theristis ai Bagni di Guida

Locride… e dintorni in Mountain Bike XXXV

Di Rocco Lombardo

Riprendiamo la strada per  San Giovanni Theristis che, dopo alcuni tornanti, si staglia magicamente dinanzi a noi. Ci fermiamo un attimo a riprender fiato, in una sorta di ascesa devozionale, potendo solo forse intuire perché i monaci calabro-greci amassero segregarsi dal mondo in questo luogo, ricordando a noi stessi come risulti essere l’unico monastero in Italia fondato dai monaci del Monte Athos. Per descriverne l’incanto ci affidiamo al resoconto di Paolo Orsi, che così scriveva agli inizi del ‘900:

A settentrione di Stilo, una catena di modica elevazione separa le due contigue e parallele vallate dello Stilaro e dell’Assi. A cavallo del valico che collega i due bacini e che dovette essere attraversato da una mulattiera assai malagevole ma altrettanto frequentata nei tempi di mezzo, sorgono le ruine di San Giovanni vecchio, quasi all’altezza di Stilo, emergenti in mezzo a macchie di neri elci e di verdi querce e così segregate dal mondo per la profonda vallata che ben pochi degli Stiletani le conoscono, e nessuno studioso dell’arte le aveva visitate. In questa chiusa e quasi mistica solitudine, assai prima del X secolo, sorse un umile monastero basiliano…

Sempre Paolo Orsi riportava come fossero “scarse le notizie storiche attinenti al piccolo monastero basiliano in mezzo ai boschi, aedicula intra lucos, anteriormente al mille”. E ancora come “assai prima del X secolo sorse un umile monastero basiliano, il quale verso il 1100 fu nobilitato e assurse a grande fama per la presenza di San Giovanni Theresti, e poco appresso per la sontuosa riedificazione fattane da uno dei due Ruggeri. Anzi a tanto assurse la sua fama, da esser proclamato caput monasterium ordinis San Basilii in Calabria.”
La struttura sorge solitaria su un pianoro, seminascosta in una valle attorniata da vigneti e da uliveti, molto ben ristrutturata e ben curata nelle pertinenze, con la presenza diffusa di moderne celle monastiche, che degradano verso il fondo valle; dalle fonti storiografiche apprendiamo che quando San Giovanni il Mietitore arrivò su queste terre intorno al 1050, il monastero era ancora un’umile e ignorata fondazione monastica basiliana, il cui Cenobio, di pianta quadrangolare, accoglieva due Santi monaci Nicola e Ambrogio, divenendo in breve tempo il più fiorente cenobio greco della diocesi di Squillace.
Nel ‘600, come ricordato, a causa dei numerosi episodi di brigantaggio, i monaci abbandonarono l’antico monastero e si trasferirono nel Convento di San Giovanni Theristis Fuori le Mura di Stilo, dove furono traslate le reliquie dei Santi Nicola, Ambrogio e Giovanni Theristis. Nel 1994 risulta essere stato il primo monastero ortodosso riaperto in Italia, divenendo residenza dei monaci-pellegrini provenienti dal Monte Athos, mentre dal 2007 ridiventa cenobio e oggi vi risiede una stabile comunità monastica appartenente alla diocesi romena-ortodossa d’Italia.
Ci inoltriamo lungo il vialetto d’accesso: il silenzio è davvero avvolgente, interrotto solo dall’eco della celebrazione domenicale della liturgia in rito ortodosso che proviene dalla chiesa. Evidenti risultano essere le influenze bizantine: dagli affreschi del Katholikon, agli effetti cromatici della muratura esterna in mattoni, ciottoli fluviali e pietre squadrate, nonché lo schema planimetrico della struttura della chiesa a croce greca, lunga e stretta, tipico della cultura bizantina (o calabro-greca), che ci ricorda molto da vicino l’abbazia di Santa Maria de’ Tridetti, visitata a Staiti qualche settimana fa.
L’emozione e la suggestione ascetica del luogo sono davvero coinvolgenti. Affidiamo pertanto alle immagini a corredo del racconto la descrizione del monastero, non abbiamo potuto resistere infatti alla tentazione di fotografare e filmare tutto quanto fosse possibile, anche perché l’interno si presenta ricco di icone, pitture, affreschi e arredi sacri, tra tutti uno che raffigura proprio San Giovanni Theristis, immortalato fugacemente, anche perchédurante le funzioni liturgiche non sarebbe consentito.


Edil Merici

Riprendiamo a ritroso la strada percorsa poco prima in salita, adesso molto più agevole, se non altro per l’adrenalica discesa che ci riporta a riattraversare il Ponte Vena e quindi risalire per un paio di chilometri la dorsale che, parallelamente al greto medio-alto del fiume Stilaro, ci consente di lasciare il paese alle spalle; seguiamo la segnaletica che conduce all’area degli impianti sportivi per poi imboccare la strada che conduce verso il Parco naturale attrezzato Nicholas Green.
Da qui, per gli amanti del trekking, inizia una suggestiva arrampicata verso le Cascate del Marmarico, le più alte dell’appenino calabro e, nonostante la traccia GPS ci indichi tale percorso, alcuni agricoltori, incontrati lungo le prime ripidissime rampe sterrate, ci consigliano di desistere, soprattutto in corrispondenza della parte più alta del sentiero, assolutamente non percorribile in MtB. Ripieghiamo, pertanto, poche centinaia di metri più a valle e imbocchiamo la più comoda salita, asfaltata a tratti, circondata dalla natura più selvaggia fino ai i Piani di Doma, tra silenziosissimi boschi di castagni e lecci. Il dislivello complessivo del percorso raggiungerà a fine tappa i 1.880 metri circa, coperti, peraltro, in un quarantina di chilometri di percorrenza, una tappa decisamente impegnativa, ancorché il panorama mozzafiato sottostante ci conceda delle pause gratificanti.
Sempre in costante salita, arriviamo alla fine del tratto asfaltato, nei pressi del bivio di Bagni di Guida, dove il sentiero prosegue a sinistra verso le Cascate del Marmarico mentre a destra ci porta nei pressi dello Stabilimento Termale di Bagni di Guida. La strada, a tratti ghiacciata, in discesa, termina nei pressi di un cancello scorrevole, fortunatamente aperto, che delimita l’accesso all’area termale. Non ci stancheremo mai di meravigliarci dei posti che abbiamo la fortuna di raggiungere in MtB, ma il sito è davvero incantevole, incastonato com’è nel verde di faggi, elci e abeti, attraversato dal fiume Stilaro, che forma alcune pozze (gurne)in cui tranquillamente nuotano alcune anatre. La vegetazione e le testimonianze tangibili dei manufatti di archeologia industriale fanno dei  Bagni di Guida un luogo altamente suggestivo. Risulta infatti da fonti storiche che, durante il periodo Borbonico, fosse conosciuto come complesso delle Acque Sante per le qualità terapeutiche e medicamentose, e che tale sorgente fosse conosciuta e apprezzata già in epoca Bizantina anche se, già sotto il dominio dei Romani, le acque fossero utilizzate come centro termale.
Il complesso termale ottocentesco e le tracce di uno stabilimento ancora più antico sul lato opposto della fiumara, vicino alla vecchia centrale elettrica, ci testimoniano come le Terme siano state attive fino a qualche tempo fa. Struttura termale all’avanguardia e affermata all’epoca per le proprietà curative delle acque, lo stabilimento lavorò infatti ininterrottamente per circa un secolo, fino al 1950, come testimoniano l’albergo adiacente, ancora in buone condizioni ancorché abbandonato, e alcune abitazioni private, probabilmente concesse in affitto per il periodo necessario alle cure. Dalle cronache dell’epoca risulta inoltre essere stato illuminato fin dal 1914 dalla luce elettrica fornita dell’attigua centrale Avvenire, una piccola centrale idroelettricache, fino alla metà dello scorso secolo, illuminava l’intera vallata; non possiamo certo tralasciare di menzionare la leggenda, che aleggiava sul sito, del pastorello che scoprì la bontà della sorgente avendo guarito le sue capre da una malattia.
In compagnia del compagno di avventura Giuseppe Piccolo, lasciamo questo posto incantevole in tutta la sua straordinaria bellezza, oggi tristemente sconosciuto ai più, ripromettendoci comunque di ripercorrere il sentiero fino alle Cascate del Marmarico nei mesi più caldi, per concederci qualche tuffo tra gli scogli levigati delle acque limpide e miracolose dello Stilaro, per riassaporare il silenzio assoluto di questo angolo di paradiso, capace di trasmettere emozioni senza tempo.

Redazione

Redazione è il nome sotto il quale voi lettori avrete la possibilità di trovare quotidianamente aggiornamenti provenienti dagli Uffici Stampa delle Forze dell’Ordine, degli Enti Amministrativi locali e sovraordinati, delle associazioni operanti sul territorio e persino dei professionisti che sceglieranno le pagine del nostro quotidiano online per aiutarvi ad avere maggiore familiarità con gli aspetti più complessi della nostra realtà sociale. Un’interfaccia che vi aiuterà a rimanere costantemente aggiornati su ciò che vi circonda e vi darà gli strumenti per interpretare al meglio il nostro tempo così complesso.

Related Articles

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button