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Costume e SocietàLetteratura

Alla volta di Menfi

Templari - Alla ricerca del Libro dei morti VI

Di Francesco Cesare Strangio

Dopo che i suoi confratelli gli domandarono se dalla cima della Piramide aveva avuto modo di osservare i confini del mondo, Cosimo da Firenze tentò un mezzo sorriso e rispose loro: «Ho avuto modo di rendermi ulteriormente conto del disallineamento della terza Piramide rispetto alle prime due che sono perfettamente allineate.»
«È una cosa molto strana – rispose Malachia – forse i costruttori hanno avuto un attimo di distrazione.»
«Non credo – rispose il Barone – non erano così distratti da commettere un tale errore. Alla base ci deve essere un chiaro motivo di carattere religioso-iniziatico che a noi sfugge.»
Cosimo riprese il suo discorso: «Questa notte il mio sguardo andava di continuo alla costellazione di Orione. Mentre ero in cima alla Piramide, per un attimo, mi sono soffermato su un particolare che forse voi non avete notato.»
«Quale?» chiese Malachia.
«Ho l’impressione che le tre Piramidi siano state costruite proiettando in terra la Cintura di Orione» terminò Cosimo.
Il Barone voltò lo sguardo al cielo, non rendendosi conto che la notte era finita e che la luce del Sole copriva quella delle stelle. Quel discorso venne abbandonato e i Cavalieri iniziarono a ragionare sul lungo cammino che li attendeva per raggiungere il sito archeologico riportato sul rotolo del papiro consultato nella Biblioteca di Alessandria. Partirono con i muli stracarichi di provviste in direzione dei templi e delle necropoli d’Egitto. Mentre avanzavano, Cosimo comunicò agli altri di aver visto un gruppo indistinto di uomini accampati a distanza tale che solo dal vertice della Piramide si potevano notare. Il Barone gli domandò se avesse avuto modo di capire quanti fossero. Cosimo rispose che non fu possibile capire il numero delle persone che li seguivano: «In ogni caso ci conviene stare sul chi va là, non si sa se sono viandanti.»
Rispose Cosimo: «No! Non sono viandanti, avevano con loro dei cavalli.»
Replicò il Barone: «Allora sono predoni del deserto. Appena si presenta l’occasione, ci salteranno addosso e ci porteranno via tutto, compresa la pelle.»
Continuarono il viaggio con un occhio rivolto all’indietro, al fine di controllare e potersi difendere da eventuali attacchi.
Il primo sito archeologico, dopo esser partiti dalle Piramidi di Giza, fu Menfi (Men-nefer in egizio): fu capitale di Aneb-Hetch, 1º nomos (distretto) del Basso Egitto e capitale dell’Antico Regno dell’Egitto dalla sua fondazione, intorno al 2.700 a.C. e fino alla sua caduta nel 2.200 a.C. In seguito, durante il Regno Medio, divenne capitale del 2º nomos del Basso Egitto e si trova ubicato a circa 19 miglia a sud di Giza, sulla sponda Occidentale del Nilo.


Edil Merici

La fondazione della città viene attribuita a Menes, che unificò i due Regni dell’Egitto, fondando la 1ª Dinastia Thinita. La circostanza che la lista reale di Saqqara (la necropoli di Menfi) riporti come primo sovrano dell’Egitto Merbiapen, ha spinto a supporre che questi sia il vero fondatore della città, il cui nome originario era Laneb-Hed (Muro Bianco).
Qualche chilometro prima del sito archeologico di Menfi, i Cavalieri incontrarono un villaggio di poche centinaia di anime dedite all’agricoltura, alla pastorizia e alla pesca sul fiume Nilo. Chiesero del capo villaggio e questi si dimostrò estremamente cordiale, tanto da invitarli a bere con lui un tè alla menta. Il capo villaggio fece loro le solite domande di rito e chiese qual buon vento li avesse portati da quelle parti. Il Barone, che per l’occasione si faceva chiamare con il nome arabo di Mohamed Alì, gli disse che stavano conducendo – per conto della Biblioteca di Alessandria – degli studi sulla civiltà degli Antichi Egizi, per quel motivo si trovavano a Menfi. L’anziano annuì, disse che lui stesso era un discendente degli antichi Egizi e si offrì di accompagnarli. I Cavalieri accolsero la sua proposta come una benedizione venuta dal cielo: non vi era migliore opportunità di quella di avere come guida qualcuno che conoscesse perfettamente quei luoghi. Tutto ciò avrebbe sicuramente influito positivamente sull’esito delle ricerche.
Menfi fu il centro amministrativo e religioso del 1º nomos del Basso Egitto, in quel luogo furono costruiti i templi più importanti di tutto il Paese.
Fu una delle città più popolose dell’Egitto, famosa in tutto il mondo antico e abitata da una comunità cosmopolita.
La sua collocazione è al margine del deserto; sulla sponda Occidentale del Nilo, una fascia lunga più di trenta chilometri e occupata dalla necropoli menfita: Dahshur, Saqqara Abusir, Zawyet el-‘Aryan, Giza, Abu Rawash.
Amministrativamente, Giza e Abu Rawash appartenevano già al 2º Nomos del Basso Egitto.
Le varie parti della necropoli, oggi, portano il nome dei vicini villaggi. Gli stessi Egizi non usavano un termine specifico, tuttavia si conoscono molti nomi di tali luoghi in Egiziano antico.
A volte, erano i monumenti più importanti a dare il nome ai quartieri della città, che nasceva intorno all’originaria città della Piramide, abitata da sacerdoti e funzionari addetti alle Piramidi.

Foto: mediaim.expedia.com

Redazione

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