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La Valle Bizantina: il Parco di Monte Consolino

Locride… e dintorni in Mountain Bike XXXVII

Di Rocco Lombardo

Un percorso in Mountain Bike permette di portarsi a casa ricordi ed emozioni indimenticabili, le due ruote risultano essere allo stesso tempo un mezzo e un filo conduttore, uno strumento magico che offre grandi sensazioni per esplorare il territorio e se stessi. Abbiamo avuto modo nel corso dei nostri itinerari di testimoniare l’affascinante commistione nel nostro territorio di civiltà e culture e di come, ancora oggi (e spesso inconsapevolmente!), costituiscano un lascito unico di tradizioni, riti, dialetti e costumi nei quali riecheggiano le voci di tutte queste culture ed etnie.
Riprendiamo da dove ci eravamo lasciati per completare il giro nella cosiddetta Valle Bizantina dello Stilaro: ci siamo infatti spinti fino all’estremo lembo settentrionale della Locride, che ha rappresentato per alcuni secoli, tra i territori di Bivongi, Pazzano e Stilo, (universalmente considerata la capitale della Calabria Bizantina),la periferia occidentale di Bisanzio, testimonianza ancora viva del nostro glorioso passato in cui affondano le radici di una terra d’accoglienza e di crocevia del Mediterraneo. Ci eravamo inerpicati fino all’Eremo di Monte Stella, un percorso che ci ha offerto scenari di struggente bellezza, luoghi scenografici e mistici, un pacifico e silenzioso angolo di Calabria fatto di sentieri antichi, immersi nella storia e nella tradizioni.
L’adrenalinica discesa sterrata di Monte Stella (alias Cocumella), si sviluppa in un ambiente prevalentemente collinare, con ampie vedute panoramiche e passaggi tra tipica macchia mediterranea e sentieri pietrosi, attraversando terrazzamenti mozzafiato esposti a un piacevolissimo sole invernale. Dopo aver regolato la pressione delle gomme, affidandoci ai tracciati GPS, percorriamo e incrociamo sentieri, alcuni a stento percorribili, sui quali è molto facile perdersi, che dalla dorsale dell’imponente agglomerato roccioso ridiscendono fin quasi a valle. Un tempo questi sentieri hanno costituito un reticolo stradale per gli attraversamenti a piedi dei monaci greco-ortodossi, che hanno disseminato il loro passaggio con laure e spelonche eremitiche, lungo i costoni e gli anfratti di questa scenografica montagna sacra.
Dalle pendici di Monte Stella, lambendo in parte i primi contrafforti di Monte Mammicomito, raggiungeremo infine, dopo aver doppiato nuovamente il borgo di Pazzano, le pendici di Monte Consolino e da lì fin sopra al Castello Normanno di Stilo, completando così il nostro giro ad anello nella Valle Bizantina, un percorso che nel suo complesso ci ha consentito di attraversare e apprezzare luoghi che conservano da secoli antiche culture e tradizioni, tra chiese, monasteri e grotte, alla riscoperta dell’anima greco-orientale tutt’ora viva e ricca di fascino e le cui testimonianze tra miti e leggende sembrano essersi perse nel tempo. Abbiamo più volte sottolineato come la Locride, sotto il dominio bizantino tra l’VIII e il XII secolo, si sia popolata di anacoreti ed eremiti in ogni angolo impervio del territorio, e di come le grotte naturali presenti sulle pendici del Monte Consolino costituirono il primo nucleo abitativo dei monaci, che trascorrevano la loro vita meditando e pregando nella silenziosità e nella penitenza.
La discesa sterrata è stata un’avventura, perché ci siamo destreggiati tra ripidi declivi e sentieri scoscesi attraverso viottoli appena visibili, cespugli e rami pendenti dalle boscaglie, fermandoci solo per riprender fiato e goderci l’ambiente naturale circostante; fino al XVII secolo, Monte Stella fu un romitorio per monaci greci che seguivano il culto ortodosso, fu allora che la chiesa cattolica, temendo sovversioni, introdusse la congregazione monastica basiliana; a comprova di ciò, terminato lo sterrato e imboccata la Strada Provinciale 98 in direzione di Pazzano, dopo poche centinaia di metri nei pressi della località Carcareda, ci imbattiamo in una grotta scavata in un banco di arenaria, con all’interno un affresco raffigurante la Madonna del Carmelo con in braccio Gesù Bambino, denominata comunemente A Madonna da Carcareda, e il cui stato di conservazione risulta ammalorato, anche se recentemente è stato apposto un plexiglass trasparente a protezione.
Sempre lungo la Provinciale, e ormai alle porte del borgo di Pazzano, al termine di un tratto in discreta salita, arriviamo nei pressi di un promontorio roccioso, scenografico quanto singolare, formato dal costone della montagna e da una prospiciente guglia granitica, che nasconde un’incredibile vista sulla vallata fino al mare, e nel cui mezzo passa appunto la SP. Questa località viene denominata tripu da Cona (il buco dell’icona) che sottende alla presenza in passato di una icona all’interno di una delle tante chiese rupestri presenti nel territorio, di chiara matrice bizantina per come confermato dalla struttura architettonica tipica, che sorgeva al disotto di una più recente edicola del moderno Calvario.
Ammirato il panorama sul borgo di Pazzano e Monte Consolino, riprendiamo la discesa che ci riporta nei pressi della Fontana dei Minatori, già incontrata poche ora prima ai piedi dell’ascesa a Monte Stella, che sarà stavolta il punto di partenza per raggiungere Stilo. Una moderna bretella stradale congiunge i due borghi e conseguentemente le due alture del Cocumella e del Consolino.Su Stilo si potrebbe raccontare e scrivere tantissimo, ma ci limitiamo solo a qualche cenno sul solo tratto del nostro suggestivo percorso in MtB. Il Parco del Monte Consolino ingloba in sé la parte alta della città del sole, comprendendo i siti della Cattolica e del Castello Normanno, per raggiungere il quale vi sono due percorsi che originano, uno dal Cimitero, poco prima del borgo, attraverso una salita sterrata, che con importanti punte di dislivello si inerpica fino alla vetta, e un altro di trekking puro, che dal piazzale antistante la Cattolica, ripercorrendo il Calvario della Via Crucis, sale ripidamente seguendo un suggestivo sentiero che si alza vertiginosamente fino al Castello.
Per non farci mancare niente li percorriamo entrambi, il primo ovviamente in sella alla MtB, il secondo sempre con la MtB… in spalla! Il percorso è relativamente breve si sviluppa in circa 2/3 chilometri di estenuante e ripida salita attraverso una serie di tornanti panoramici sul fondo sterrato per la prima parte e, lastricato naturalmente in pietra nell’ultima, durissima e più impegnativa, ci porta in vetta. Nella parte centrale della salita, accanto al sentiero delimitato da una staccionata, corre una linea metallica di cremagliera per monorotaia, posta alcuni anni fa per agevolare l’accesso al sito, ma tristemente abbandonata a se stessa tra le due stazioncine di arrivo e partenza, poste l’un a distanza di alcuni tornanti dall’altra.


Edil Merici

Arrivati in vetta al Monte Consolino (710 metri sul livello del mare), nei pressi dei bastioni dell’imponente castello normanno, come spesso accade, lo sforzo viene ampiamente ripagato dal paesaggio e dalla bellezza mozzafiato del panorama, un colpo d’occhio che dalle vette delle Serre conduce fino al mare.
Il Castello Medievale di Stilo, comunemente denominato Castello Normanno, domina l’intera vallata dello Stilaro. Venne edificato nell’XI secolo da Ruggero il Normanno, con l’intento di controllare il borgo e l’intera vallata, ed ebbe un’importanza assai strategica in quanto era uno dei diciassette castelli calabresi che assicuravano il dominio sul territorio e, in modo particolare, lungo il litorale ionico da Catanzaro a Squillace, da Stilo a Gerace. Dall’imponenza della struttura, dai ruderi delle torri circolari e dai resti delle mura di cinta, immaginiamo come sia stata una fortezza davvero inespugnabile a quei tempi.
Non trovando nessuno all’ingresso ci introduciamo nel castello. Nella parte centrale è tutt’ora presente qualche muro portante della vecchia cappella, facilmente raggiungibile attraverso una comoda scaletta in ferro, che era dotata probabilmente di un maestoso altare, sostituito da uno più caratteristico in legno ricavato da un ceppo contorto, su cui troneggia un piccolo quadro raffigurante San Giorgio, il protettore del paese,il tutto soppalcato da una moderna copertura in ferro e pannelli per preservarne quanto più possibile l’integrità. La fortezza, nel corso dei secoli, subì diverse ricostruzioni e fu definitivamente distrutta dal tragico terremoto del 1783.
Non possiamo non menzionare la leggenda che aleggia sul Castello, che richiama il tempo delle incursioni saracene, durante le quali la popolazione, atterrita dalla paura, per suggerimento del suo protettore San Giorgio, si sarebbe rifugiata sul monte. Il perdurare dell’assedio avrebbe provocato una carenza di viveri e, così, il Santo avrebbe ordinato che tutte le donne che allattavano bambini raccogliessero il latte, confezionando una grossa ricotta che fu posta alla bocca di un cannone che cadde sul campo nemico. I Saraceni, a quella vista, tolsero l’assedio pensando di non poter prendere per fame la città, se aveva tanto cibo da regalarne perfino ai suoi nemici.
Il punto in cui la provvidenziale ricotta sarebbe caduta, ebbe in seguito il nome di Vinciguerra, menzionata nella prima parte del nostro resoconto, che denomina la località da cui abbiamo iniziato il giro nella Valle Bizantina.
Si narra anche che nelle segrete del castello ci fosse l’unica prigione al mondo che sarebbe stato inutile chiudere a chiave perché era scavata, poco sotto le mura, in una vertiginosa parete a picco sul versante opposto a quello del borgo. Si entrava e si usciva, così, attraverso un’unica apertura soltanto quando si era calati oppure issati dall’alto con una fune.
Scendiamo quindi la rupe dal versante opposto, sobbarcandoci il fardello delle bici in spalla, attraverso un sentiero, in alcune parti decisamente trascurato, che ripercorre le stazioni della Via Crucis. Ci dobbiamo fermare sovente per le difficoltà della conformazione del terreno, cercando di non scivolare rovinosamente, ma anche per rifiatare senza disdegnare di ammirare e fotografare lo scenografico panorama che si apre sotto i nostri passi. alcuni tratti sono accompagnati da una provvidenziale staccionata che, benché ammalorata, ci consente un più sicuro passaggio, attraverso alcuni tornanti regolari fino a inoltrarci in un boschetto di cipressi che precede l’arrivo nei pressi della Cattolica.
L’impatto visivo delle pareti rocciose del Monte Consolino, dello sguardo sulla Vallata dello Stilaro, sul centro storico di Stilo, sulla Cattolica e il Monastero delle Clarisse e, in alto, sul Castello, conferiscono al sito una connotazione suggestiva di meditazione e preghiera. Tra le chiese più piccole e spettacolari della Calabria, il cenobio bizantino della Cattolica di Stilo rappresenta il massimo esempio di architettura sacra bizantina del Meridione, assurgendo spesso a simbolo iconico della Regione Calabria. Il recupero di questo prezioso gioiello architettonico si deve, come gran parte delle nostre magnificenze archeologiche, a Paolo Orsi, che lo individuò nel 1911 e lo sottopose a lungo restauro durato sino al 1927. Risalirebbe agli anni ’50 il rifacimento dell’attuale copertura in tegole delle cinque caratteristiche cupolette.
La Cattolica di Stilo è stata riconosciuta opera unica nella particolarità della sua costruzione a pianta quadrata, riconducibile ai monaci greco-ortodossi che, nell’ultimo periodo del dominio bizantino (X e XI secolo), si insediarono nelle grotte naturali e nelle laure alle pendici del Monte Consolino, conferendo alla Cattolica, dal greco Katholikon, il ruolo di luogo simbolo di culto e di riferimento culturale per gli incontri spirituali e la preghiera, anche se la destinazione originaria è ancora oggi dibattuta (da complesso di laure basiliane ad antica chiesa matrice, da oratorio musulmano a luogo di raccoglimento per le comunità eremitiche e, ancora, come parte d’un vecchio monastero dedicato all’Assunta).
L’interno della chiesa disegna una pianta a croce greca e testimonia, attraverso gli affreschi, il passaggio di ben cinque cicli di storia. Il primo strato è relativo al X secolo, epoca della costruzione del cenobio bizantino, e contiene raffigurazioni di santi guerrieri in tipico stile bizantino. Il secondo strato pittorico è di epoca normanna e raffigura San Giovanni Crisostomo in perfetto stile basiliano. Il terzo è di epoca sveva e raffigura l’Annunciazione, mentre il quarto è di tecnica gotica e rappresenta San Giovanni Battista con altri santi. L’ultimo strato pittorico rinvenuto rappresenta il sonno eterno della Vergine, sul cui manto si notano gigli angioini che ne certificano la datazione.
Il Parco comprende anche i resti del complesso del Monastero delle Clarisse, riservato un tempo alle religiose provenienti da famiglie nobili del circondario, che si sviluppa lungo una passerella lignea di recente realizzazione che ne valorizza il suggestivo paesaggio impreziosito dalla presenza delle grotte ben mimetizzate tra le rughe della roccia sul versante occidentale del Monte Consolino, tra le quali distinguiamo la laura della Divina Pastorella, oggetto forse di una futura escursione. La ricchezza e la varietà delle testimonianze incontrate, appartenenti a una tradizione architettonica tipicamente bizantina, fanno di questo luogo, a pieno titolo, uno tra i più importanti monumenti calabresi.
Riprendiamo la via del ritorno con la consapevolezza del grande arricchimento che un percorso così articolato e suggestivo ci ha regalato, chilometro dopo chilometro, salita dopo salita. Un patrimonio ricco di emozioni e suggestioni che solo una terra nobile e antica come la nostra può trasmettere!

Redazione

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