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Attualità

Venti di guerra (fredda)

Pensieri, parole, opere… e opinioni

Ho sempre avuto il più completo orrore per la guerra e, quando ho imboccato la strada del giornalismo, mai avrei pensato che mi sarei ritrovato a scrivere di un conflitto in corso alle porte dell’Europa. Ritengo che quanto stia accadendo in Ucraina sia a dir poco inconcepibile, tanto più che è frutto della presa di posizione degli stessi ordini mondiali già protagonisti dell’ultimo dopoguerra. Nell’arco di pochi giorni, da continente affiatato e pronto al dialogo con il mondo, siamo divenuti teatro di una contrapposizione di ideali che ha riesumato dalla tomba lo spettro della guerra fredda (che eravamo convinti di aver seppellito per sempre sotto le macerie del muro di Berlino) e il timore di un conflitto atomico imminente.
Non è mia intenzione entrare in questa sede nel merito delle motivazioni dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia (che spiegherà in maniera esaustiva Francesco Salerno in un articolo che pubblicheremo domani), ma l’idea che mi sono fatto in questi cinque giorni di scontri, che già tante morti e sofferenze hanno provocato, è che, ancora una volta, il tanto decantato sistema Europa abbia fallito. Dopo la gestione claudicante della crisi economica del 2008 e della recessione greca, l’incapacità di sanare le falle nella sicurezza sfruttate dal terrorismo islamico e la gestione della pandemia, anche i rapporti diplomatici europei, troppo influenzati dal Patto Atlantico, anch’esso figlio di quella guerra fredda che citavamo poc’anzi, non è stata in grado di frenare con il dialogo la volontà imperialistica di un dittatore mancato e, soprattutto, di dare le giuste garanzie a uno Stato che, oggi, sta pagando a carissimo prezzo il puntare i piedi di due superpotenze. Lo stesso sistema di sanzioni sempre più severe con il quale l’Europa sta rispondendo all’offensiva russa è un boomerang che, anche se il conflitto si risolvesse con i trattati in corso in queste ore, rischierebbe di allottare di qualche decennio la tanto agognata ripresa economica e che costringerà i nostri leader a esercitare una politica a dir poco creativa (cosa che, fino a oggi, non hanno dimostrato di saper fare) per aiutarci a uscire dal pantano nel quale siamo finiti.
Lo scenario bellico in costante evoluzione rende praticamente impossibile prevedere quali possano essere i prossimi sviluppi del conflitto armato, ma è pressoché certo che un eventuale esito positivo degli scontri sarà determinato principalmente dall’inaspettata resistenza del popolo ucraino, dalle proteste di piazza del popolo russo e dall’attacco informatico totale ai danni della Russia da parte del collettivo Anonymous, che rischia di riportare fisicamente al 1989 la nazione di Vladimir Putin. Se questi tre fronti riusciranno a fiaccare a sufficienza le sempre più stremate forze russe, allora potremmo veramente dire che “dal letame nascono i fior” di un nuovo ordine mondiale, in cui la logica deposizione del presidente sovietico e l’elezione di un nuovo governo disposto a parlare francamente con un occidente a sua volta disponibile a trovare giusti compromessi potrebbe inaugurare un periodo di vera pace e prosperità per l’Europa, creando al contempo un’intesa tale rendere le mire espansionistiche dell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord da cui i russi si sentono minacciati solo un brutto ricordo. Qualora, invece, Putin dovesse vincere la guerra (se poi di effettiva vittoria si tratterebbe) allora sì che ci troveremmo dinanzi alla guerra fredda del terzo millennio: la Russia, ormai isolata dal resto del mondo, manterrebbe i rapporti con l’occidente solo per tramite di una Cina chiamata a rivestire il difficile compito di arbitro tra i due contendenti, le influenze sovietiche determinerebbero fortemente la politica dei sempre più intimoriti Paesi dell’Europa dell’est e la NATO, da canto suo, cercherebbe una volta di più di forzare la mano per l’annessione di altri Stati pur di divenire uno spauracchio sempre più temibile per il suo avversario storico, pronto esercitare sul Vecchio Continente l’atavica minaccia del nucleare pur di difendere la sua integrità.
Due scenari (quello migliore e quello peggiore) in mezzo ai quali si potrebbero tuttavia inserire una marea di zone grigie accomunate da un’unica costante: quale che sia l’esito della crisi, il prezzo più alto sarà comunque pagato da noi cittadini…

Foto: sky.it


Edil Merici

Jacopo Giuca

Nato a Novara in una buia e tempestosa notte del giugno del 1989, ha trascorso la sua infanzia in Piemonte sentendo di dover fare ritorno al meridione dei suoi avi. Laureatosi in filosofia e comunicazione, ha trovato l’occasione di lasciarsi il nord alle spalle quando ha conosciuto la sua compagna, di Locri, alla volta del quale sono partiti in una altra notte buia e tempestosa, questa volta di novembre, nel 2014. Qui ha declinato la sua preparazione nella carriera giornalistica ed è sempre qui che sogna di trascorrere la vecchiaia scrivendo libri al cospetto del mare.

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