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Attualità

Russia: guerra totale all’informazione

La guerra tra Russia e Ucraina non si combatte solo con le armi. Nell’occhio del ciclone c’è anche la rete e tutti i mezzi di comunicazione di massa. Da tempo si conosce l’avversione che il governo russo ha nei confronti dei social media occidentali. In passato, piattaforme come Facebook, YouTube, TikTok e Twitter sono state ripetutamente multate dalle autorità di Mosca. Solo qualche giorno fa, il Cremlino aveva dichiarato Facebook un “social network coinvolto nella violazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali, nonché dei diritti e delle libertà dei cittadini russi”, esternazione alla quale è seguito, in effetti, il blocco del social network creato da Mark Zuckerberg e di Twitter da parte del Roskomnadzor, il servizio federale russo per la supervisione delle comunicazioni. Ma la Repubblica federale ha oscurato e minaccia di censurare un alto numero di fonti d’informazione. Secondo diverse fonti giornalistiche, infatti, pare stia ufficialmente chiedendo la rimozione di tutti i contenuti ritenuti falsi, in particolar modo articoli che trattano espressamente del conflitto armato. Vladimir Putin è recentemente apparso in un nuovo video nel quale sostiene che «russi e ucraini sono un solo popolo, molti sono stati ingannati dalla propaganda nazista e nazionalista». L’obiettivo sarebbe quello di chiudere tutti i media e tutte le testate russe che non aderiscono alla propaganda federale. Proprio per questo, anche in Ucraina, nelle antenne di due sedi delle televisioni locali, sono state installate delle attrezzature russe che hanno cominciato a diffondere canali che definiscono le attività di guerra operazioni speciali. La British Broadcasting Corporation, in seguito alle misure previste da Mosca, “che colpiscono l’indipendenza del giornalista”, ha deciso di sospendere, temporaneamente, in Russia, il lavoro dei dipendenti del più grande editore radiotelevisivo del Regno Unito. La Duma, il parlamento russo, ha approvato invece una nuova legge che introduce la responsabilità criminale per chiunque diffonda fake news sull’operazione bellica in corso: in base alla gravità del reato si rischia fino a 15 anni di carcere. Questo conflitto, insomma, si sta combattendo anche con le parole, con le immagini, con le informazioni. Del resto la Russia è il Paese in cui la giovanissima attivista Olga Misik, soprannominata la ragazza della Costituzione, rischia molti anni di carcere perché accusata di vandalismo dopo aver indossato una maglietta con il numero 212, l’articolo del codice penale che proibisce le manifestazioni di piazza, e dopo aver letto pubblicamente l’articolo 29 sulla libertà di stampa, molto simile al nostro articolo 21. Ricordiamo sempre l’importanza della libertà di stampa e ricordiamoci anche che, se questa viene violata, è la democrazia stessa a essere violata.

In foto: Olga Misik legge in piazza l’articolo 29 della Costituzione russa


Edil Merici

Raffaella Centaro

Nata a Bianco, paese del “Bello del mare” e cresciuta tra il profumo inebriante dei gelsomini e del bergamotto. Attenta osservatrice, introspettiva e particolarmente curiosa per tutto ciò che la circonda. Appassionata di storia, arte, libri e viaggi. A tre anni leggeva il quotidiano sul divano, a casa dei nonni. Ama la cultura antica, in particolar modo la letteratura greca e latina e le lingue straniere, interesse nato al Liceo Classico e proseguito con gli studi letterari, filologici e linguistici. È Incline allo sport e ha una particolare passione per la danza. Ama la penna perché “Scrivere rende liberi”.

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