8 marzo: e se non fosse mai cambiato nulla?

Di Maria Lavinia Toscano
Durante la Giornata Internazionale della Donna penso sia necessario parlare in generale della condizione di colei a cui è intitolata la giornata piuttosto che della festa in sé poiché, negli anni, è divenuta pretesto per aumentare gli incassi da parte di negozianti e fiorai. La donna, fin dagli albori della storia dell’umanità, è stata intesa come strumento per il piacere maschile, per la procreazione e per i lavori domestici. Per fortuna, in questi anni di cambiamenti e di rivoluzioni, la donna ha saputo emanciparsi dalla società che ancora oggi si trova in un sistema maschilista, fondato sul patriarcato, dal quale è difficile uscire. Grazie a una mentalità molto più aperta su fronti quotidiani quali quello lavorativo, la donna, in occidente, ha, e sta tuttora, guadagnando posizioni sempre più prestigiose. Spesso noi donne siamo considerate solamente per la nostra bellezza, cui la nostra società continua a dare un grandissimo peso e, molte volte, viene usata in modo abusivo come mezzo di conquista per posti di lavoro o agevolazioni sociali. Nonostante siano passati molti anni dall’inserimento delle donne in alcuni contesti lavorativi, sento ancora uomini e donne, perlopiù anziani, fare commenti non molto adatti a noi donne, dubitando delle nostre capacità gestionali, amministrative o mediche, definendoci addirittura donne che hanno conquistato il proprio posto di lavoro grazie alla bellezza e non alle competenze… Alcuni si arrogano il diritto di giudicare le donne in carriera definendole egoiste e senza principi, poiché preferiscono lavorare piuttosto che formare una famiglia o, se ce l’hanno, non dedicargli molto tempo. Le discriminazioni, purtroppo non si fermano solo a livello morale, anzi, vanno oltre al contesto fisico, con offese e sentenze già scritte su chiunque sia diverso esteticamente o abbia comportamenti e abbigliamenti diversi dal comune. In alcuni Paesi, soprattutto orientali, la parità di genere esiste solo su carta ma, in verità non è applicata in nessun contesto, né lavorativo né famigliare. Negli anni abbiamo visto molte donne combattere per la parità dei sessi, per ottenere il diritto di voto e per un equo salario, tuttavia fino a poco tempo fa, in televisione, la donna veniva dipinta esclusivamente come la casalinga perfetta o la principessa da salvare, trasmettendo il messaggio che da sola non potesse fare nulla. Mi auguro che noi donne riusciremo sempre di più a conquistare i nostri diritti e vincere le nostre battaglie, aiutandoci vicendevolmente e cercando di creare una migliore prospettiva di vita. Tornando alla giornata della donna, essa celebra le lotte sociali e civili per far sentire la voce del genere femminile. In conclusione mi piace ricordare due date che hanno segnato la storia di questa questa ricorrenza. La prima è il 1911, anno in cui le operaie di una di New York hanno iniziato a scioperare contro le terribili condizioni lavorative cui erano sottoposte: proprio il 25 marzo di quell’anno, infatti, 146 operai (123 donne e 23 uomini) della fabbrica tessile di New York Triangle, bloccati dentro l’edificio dai proprietari per paura che potessero rubare o fare pause perirono in un tragico incendio. Tra le vittime c’erano molte immigrate che avevano un solo sogno da realizzare: migliorare la propria condizione di vita. La seconda data storica dimostra l’impegno delle donne per i propri diritti e la propria libertà ed è l’8 marzo del 1917: durante la Rivoluzione di febbraio in Russia (Prima Guerra Mondiale), oltre a tutti gli uomini in rivolta anche molte operaie russe scesero in piazza per protestare contro lo zar, un evento che avrebbe radicalmente cambiato la percezione di come le donne fossero parte integrante della società civile.
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