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Costume e Società

Dal pregiudizio all’integrazione: i ragazzi dei “Mazzini” incontrano Armando Attinà


Edil Merici

Di Alfonsina Belluzzi e Giada Mollace – 4ªASU Licei Mazzini di Locri

Il 3 marzo abbiamo incontrato Armando Attinà, consulente legale del Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati-Sistema di Accoglienza e Integrazione di Sant’Alessio in Aspromonte, con il quale abbiamo svolto un’interessante discussione sul diritto d’asilo e accoglienza degli immigrati. L’incontro, programmato fra le attività dell’insegnamento di Educazione Civica, è stato organizzato dalla professoressa Federica Malara per un approfondimento sulla tematica dell’immigrazione. Dopo un breve approfondimento sull’articolo 10 della Costituzione Italiana (relativo al diritto d’asilo) e sull’organizzazione e il funzionamento dei centri SPRAR-SAI, abbiamo avuto la possibilità di rivolgere alcune domande all’esperto. Un confronto molto costruttivo e interessante non solo per le informazioni che Attinà ci ha fornito sui sistemi di accoglienza, ma anche per la sua toccante testimonianza, che ha suscitato in noi forti emozioni e nuove consapevolezze.
Com’è organizzato il SAI nel quale lei lavora?
Il centro SAI di Sant’Alessio ospita circa 15 beneficiari da vari Paesi e di tutte le fasce d’età. All’interno si svolgono differenti attività, come laboratori e tirocini di preparazione per l’apprendimento di diversi mestieri, che si svolgono anche a contatto diretto con gli abitanti del paese. Infatti la nascita di questo sistema d’accoglienza ha permesso il miglioramento dell’economia sul territorio e il funzionamento del sistema scolastico locale. I beneficiari sono supportati, durante il loro percorso, da diverse figure come psicologi, medici, insegnanti d’italiano L2 (dal momento che la conoscenza di questa lingua garantisce l’integrazione), assistenti sociali e altri specialisti.
Come avviene l’inserimento nella società?
Noi seguiamo le famiglie e i singoli beneficiari passo dopo passo nel loro inserimento nella società. Infatti, dopo avergli offerto la possibilità di seguire tirocini e imparare un mestiere, li aiutiamo a trovare una stabilità economica (un lavoro, un’abitazione…).
Parlando di pregiudizi e stereotipi, come reagisce, in genere, la popolazione locale alla realizzazione in loco di un sistema di accoglienza come il vostro?
All’inizio è necessario un po’ di tempo per conoscersi e per superare i pregiudizi, ma avendo poi la possibilità di relazionarsi e, quindi, conoscere i beneficiari personalmente, si convive tranquillamente.
Qual è stata la prima difficoltà che ha incontrato quando ha iniziato a lavorare nel settore?
La prima difficoltà è stata mettere in pratica tutta la teoria appresa durante il percorso di studi e imparare a relazionarsi con queste persone, considerato che non c’è nessun manuale che lo spieghi. Inoltre, una grande difficoltà che ho incontrato è stata di tipo emotivo, perché le storie ascoltate erano molto forti e, quindi, mi hanno segnato particolarmente.
C’è una storia in particolare che l’ha colpita?
Mi hanno particolarmente colpito le storie di donne vittime di tratta, spesso ingannate, minacciate, maltrattate, ma anche quelle di uomini che sui loro corpi riportavano i segni della schiavitù, dei maltrattamenti che avevano subito e che poi, grazie alle figure che li hanno accolti, si sono sentiti ascoltati e sono riusciti a superare questi traumi, completando nel migliore dei modi il loro percorso e uscendo dal centro SAI come delle persone nuove.


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