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Attualità

Per combattere il Covid-19 a Locri si chiude pneumologia?

Pensieri, parole, opere… e opinioni


Edil Merici

Moralmente provato dall’ultimo articolo di questa rubrica, ho deciso di metterla da parte per un paio di settimane nel tentativo di oscurare l’orrore di ciò che sta accadendo nell’Europa dell’Est con la bellezza del nostro territorio. In queste due settimane, prendendo a prestito il titolo di un celebre romanzo di Erich Maria Remarque, è proprio il caso di dire che non ci sia stato niente di nuovo sul fronte occidentale.
Per passare in rassegna gli scossoni più evidenti, i timori di una nuova recessione hanno preso il posto delle ottimistiche voci sull’imminente crescita del Paese che, strozzata dai venti di guerra, è stata abilmente accantonata dal Governo con il piglio di chi, con la fronte imperlata di sudore, sussurra al vicino di banco “ci siamo salvati in calcio d’angolo!”
Per rimanere in tema calcistico, poi, la disfatta dell’Italia campione d’Europa che, per la seconda volta consecutiva, non parteciperà a un mondiale, ci ha regalato mezza giornata di normalità, in cui l’afflizione del popolo che perde “le partite di calcio come se fossero guerre e le guerre come se fossero partite di calcio” ci ha fatto credere di vivere nel tranquillo periodo storico di un tranquillo Paese normale di un mondo normale, in cui le uniche angosce sono dettate dall’altalena dei risultati sportivi più che dai grattacapi dettati dalle difficoltà di arrivare alla fine del mese.
Anche in Calabria, per estensione (e per restare in tema di citazioni dotte), tutto è cambiato perché nulla cambi: le risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza continuano a essere una promessa che prima o poi sarà mantenuta, la gestione della cosa pubblica continua a ingenerare dubbi e sospetti e il Covid-19, che consideravamo ormai un brutto ricordo dopo anni di martellamento mediatico, continua invece a imperversare urbi et orbi creando non poche preoccupazioni. E proprio a causa della recrudescenza (ma, a mio modesto parere sarebbe il caso di parlare di insistenza, perché non se n’è mai veramente andato) del virus, presso l’ospedale Spoke di Locri, quello che dovrebbe servire un bacino di 140mila utenti e che rimane l’ultimo, affaticato, presidio sanitario pubblico degno di tal nome del territorio, nel silenzio generale sarebbe stato chiuso il reparto di Broncopneumologia (che, peraltro, costituiva una delle ultime eccellenze presenti nella struttura).
Questo, almeno, si desume da una lettera aperta che la Funzione Pubblica della Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori ha inviato lo scorso venerdì al presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto in qualità di Commissario Straordinario della sanità calabrese e al Direttore Sanitario dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Reggio Calabria che, vista la necessità di implementare la risposta che il territorio può fornire a questa nuova ondata di contagi, avrebbero deciso di spostare in blocco il personale del nostro ospedale presso quello di Melito Porto Salvo. Come si legge nella lettera firmata dal Segretario Generale Aggiunto Giuseppe Rubino questa soluzione va contro ben tre principi della normativa vigente: il personale sanitario, infatti, non potrebbe essere utilizzato oltre i 50 chilometri dalla sede di lavoro e, pur ritenendo di poter bypassare questa indicazione per fare fronte allo stato di emergenza, comunque non potrebbe essere utilizzato altrove per più di 30 giorni (cifra già superata) e per più di una volta nell’arco del medesimo anno solare.
“Già diverse volte [invece] si è deciso di spostare il Reparto di Broncopneumologia dell’Ospedale Spoke di Locri verso l’Ospedale Generale di Melito con il risultato di aver fatto fronte alle esigenze del momento ma con il limite di aver perseverato in ciò che era evitabile” si legge nella lettera del Segretario della CISL.
“Intatti – prosegue Rubino – le spese di un armiamoci e partite di una Sanità Regionale che non riesce a programmare e supportare linee comuni, rispettose dell’utilizzo proprio di risorse umane che sono sempre di meno per effetto dei pensionamenti […] danno risposte in estrema emergenza, con sacrificio dei lavoratori, sprechi per adattamenti provvisori della logistica e penalizzazioni nei confronti di quanti si sobbarcano spese di viaggi giornalieri di oltre 100 chilometri senza mai aver ricevuto i sussidi che sono previsti in questi casi.
“Il sacrificio per giungere al risultato è alto e comune, infatti la Struttura ospedaliera di Melito, che già paga in termini di disponibilità di spazi e di personale, è costretta a ripristinare i locali ma anche a reperire medici, infermieri e Operatori Socio Sanitari per garantire la tenuta dell’operazione.”
Operazione, lo sottolineiamo, che giunge a quella che potremmo definire la quinta ondata del Covid-19 e che, pertanto, se avessimo imparato qualcosa dalle esperienze pregresse, avrebbe potuto assumere i connotati di una soluzione più efficace, che non prevedesse, oltre ai disagi arrecati agli operatori, anche quelli imposti a un’utenza che, almeno per qualche mese, sembra destinata a rivolgersi ai privati (o a organizzare un viaggio della speranza) per un broncospasmo.
“Non puntiamo il dito solamente contro l’ASP, che non dispone di risorse sufficienti per operare in maniera diversa – prosegue la lettera del Segretario – ma pretendiamo che dopo l’ennesimo sacrificio aggiuntivo, si capisca che all’orizzonte ancora non compare alcuna tregua e l’impegno a tutelare Lavoratori e Utenti dev’essere improntato sulla prevenzione dello stato d’emergenza con adeguamenti in loco che diano migliore risposta e risparmio di energie, tutte condizioni da reinvestire nella salute dei Cittadini e non disperse in riallestimenti e trasfermenti, com’è finora successo.
“La CISL FP percorrerà ogni procedura atta a evidenziare eventuali abusi, responsabilità e sprechi, evidenziando che, se finora il sistema ha retto all’impatto devastante della pandemia, tutto questo è dovuto ai Lavoratori.”
Dal canto nostro, ci domandiamo perché questa soluzione sia stata accettata nel più passivo silenzio e immobilismo da parte dei nostri rappresentanti locali e ci uniamo naturalmente all’invito del sindacato a rivalutare la possibilità di creare sul nostro territorio le condizioni utili a far operare il reparto Broncopneumologia nel nosocomio di appartenenza, in modo da farci trovare preparati almeno dinanzi all’arrivo della sesta ondata…


Trimboli

Jacopo Giuca

Nato a Novara in una buia e tempestosa notte del giugno del 1989, ha trascorso la sua infanzia in Piemonte sentendo di dover fare ritorno al meridione dei suoi avi. Laureatosi in filosofia e comunicazione, ha trovato l’occasione di lasciarsi il nord alle spalle quando ha conosciuto la sua compagna, di Locri, alla volta del quale sono partiti in una altra notte buia e tempestosa, questa volta di novembre, nel 2014. Qui ha declinato la sua preparazione nella carriera giornalistica ed è sempre qui che sogna di trascorrere la vecchiaia scrivendo libri al cospetto del mare.

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