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Attualità

La Guerra in Ucraina e la paura che il sasso abbia ricominciato a rotolare


Edil Merici

Di Francesco Salerno

Sono passati oltre due mesi dallo scoppio del conflitto russo-ucraino. In due mesi abbiamo assistito, oltre agli orrori della guerra, anche a un’infinita sfilza di notizie da parte dei mass media italiani e stranieri. Avevamo già ampiamente parlato delle fake news andate in onda sui Telegiornali italiani, pur volendo recuperare la nostra carrellata di quelle più eclatanti trasmesse durante i primi giorni di guerra resta il fatto che ne sono state presentate tante altre nell’ultimo periodo. Basti pensare all’ormai famigerato spaccato dei presunti bunker sotto l’acciaieria Azovstal di Mariupol mostrato ovunque sui nostri Tg e successivamente rivelatosi il grafico di un gioco da tavola.
Quello di cui invece vorrei parlare oggi è la situazione complessiva e l’atteggiamento dei vari governi in merito alla guerra. Come ci sentiamo spesso dire da Mario Draghi «gli alleati sono tutti uniti e coesi sulla stessa linea di azione». Ma è davvero così? La risposta è no.
Quando iniziarono le sanzioni occidentali alla Russia, queste ci vennero presentate come la risoluzione ultima al conflitto. L’economia russa sarebbe stata annientata, il rublo sarebbe crollato e lo zar Vladimir Putin sarebbe stato costretto chiedere la pace. Oggi, a due mesi di distanza, non si è avverato uno solo di questi propositi. Il rublo è tornato ai valori pre-guerra, Putin non ci pensa nemmeno a mollare la presa e l’economia russa continua a essere in grado di sostenere una guerra.
Tuttavia ciò è in parte anche dovuto al fatto che, malgrado la propaganda dei nostri media e del Presidente del Consiglio, gli alleati non stanno tagliando proprio ogni rapporto con la Russia.
La Francia, ad esempio, ha concesso alla Renault (di cui, ricordiamo, il 15% delle quote societarie è del Governo) di riaprire e produrre in Russia in barba a sanzioni e dichiarazioni draconiane. Sono seguite a ruota Total, Auchan, Decathlon e Leroy Merlin (sempre con il benestare di Emmanuel Macron), che non potevano certo permettersi di perdere miliardi senza motivo.
La Germania sta per avviare lo stesso identico percorso. Entro metà maggio, infatti, riapriranno tutti i negozi OBI (famosa catena di bricolage e giardinaggio tedesca) e certamente ne faranno seguito altre nei mesi a seguire. Sempre la Germania ha inoltre allontanato, almeno per il momento, la possibilità di fare a meno del gas russo. L’unico Paese che ad oggi risulta totalmente appiattito sulle posizioni americane è, ovviamente, l’Italia. Il nostro governo si comporta come una satrapia statunitense, mai preoccupandosi degli propri interessi interni. Giusto per dare un’idea del rapporto commerciale Italia-Russia, l’anno scorso abbiamo esportato e venduto merci alla Russia per un valore di quasi 8 miliardi di euro. Non proprio una miseria, tutto sommato. Tutto ciò, però, non basta a far desistere Draghi e i suoi fedelissimi dal ridiscutere le pretese americane, tanto che pochi giorni fa Alessandro Orsini ha affermato: «Draghi è il Lukashenko di Biden e l’Italia la Bielorussia degli Stati Uniti.» Parole forti, certamente, che però descrivono bene l’atteggiamento italiano in questo momento storico.
Come se questo non bastasse, nei giorni scorsi la tensione internazionale è salita alle stelle con pesanti dichiarazioni da ambo le parti in causa. Dopo l’annuncio di Finlandia e Svezia di voler entrare nell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord (a mio parere provocazione inutile e gratuita) ci ha pensato Londra a rincarare la dose. Con un comunicato pubblico, infatti, il governo inglese ha annunciato che “usare le armi occidentali per colpire obiettivi sul suolo russo è lecito da parte degli ucraini”. La risposta di Mosca non si è fatta attendere: “Siamo pronti a colpire chiunque fornisca armi (pesanti) agli ucraini se questi arriveranno ad attaccarci in patria.” Ovviamente, per amor di pace, l’occidente ha subito annunciato di essere in procinto di inviare carri armati, missili e artiglieria pesante. Dulcis in fundo si è ritornato a parlare di guerra mondiale. Il ministro degli esteri russo Sergej Lavrov ha affermato che «il rischio di una guerra nucleare e di una guerra mondiale sono un pericolo reale»,  accusando poi l’occidente di svolgere in Ucraina una guerra per procura.
Insomma, la situazione pare più ingarbugliata che mai e l’impressione generale è che ormai nessuno voglia davvero la pace. I tavoli delle trattative sono di fatto abbandonati e nessuna parte pare essere disposta a fare il primo passo verso un ritorno alla normalità. Ormai si ha quasi l’impressione di essere entrati in un vortice di violenza, intolleranza e sfiducia dal quale pare impossibile uscire. Per dirla con le parole del cancelliere tedesco Theobald von Bethmann-Hollweg il giorno prima della dichiarazione di guerra alla Russia nel 1914, «Tutti i governi, compreso quello russo, e la grande maggioranza dei popoli erano di per sé pacifici; ma il sasso ha cominciato a rotolare…»
Ecco. Dio non voglia che, come nel 1914, quel sasso abbia cominciato nuovamente a rotolare…

Foto: fanpage.it


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