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CronacaReggio Calabria

Processo Xenia: fissato al 25 maggio il Processo d’Appello a Mimmo Lucano


Edil Merici

Il processo d’appello a Mimmo Lucano è stato fissato per il 25 maggio davanti ai giudici di Reggio Calabria.
Mimmo Lucano è stato condannato dal Tribunale di Locri alla pena complessiva di 13 anni e 2 mesi di reclusione nell’ambito dell’inchiesta Xenia.
Il processo è stato istruito dalla Procura della Repubblica di Locri sugli esiti investigativi della Guardia di Finanza, che hanno puntato i fari sul Modello Riace, sviscerando alcuni aspetti che sono stati ritenuti “poco chiari” almeno fino a questo momento.
Nel processo Xenia sono rimasti coinvolti altri imputati, 17 dei quali sono stati condannati in primo grado e per i quali i rispettivi avvocati hanno presentato ricorso.

La Sentenza di Locri

Nella sentenza del Tribunale di Locri, emessa il 30 settembre 2021, si legge, tra l’altro, che “il processo di cui ci si occupa si fonda su numerose vicende appropriative di denaro pubblico che lui in parte ha solo vagamente sfiorato nel suo eloquio fluido e appassionato, il che peraltro è avvenuto solo quando è stato invitato dal Presidente del Collegio a dare maggiore concretezza alle sue dichiarazioni, dal momento che le accuse su cui doveva confrontarsi erano ben diverse dal percorso umano e politico che lo avevano caratterizzato.”
L’esito del giudizio di primo grado ha comportato l’affermazione della penale responsabilità nei confronti di Lucano e di quelli che il Collegio penale, (presidente estensore Fulvio Accurso, consiglieri Cristina Foti e Rosario Sobbrio), ha ritenuto essere “i suoi più stretti collaboratori” che, assieme a lui, “hanno condiviso la logica predatoria delle risorse pubbliche provenienti dal Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati, Centri di Accoglienza Straordinaria e Minori Stranieri Non Accompagnati, sempre più asserviti ai loro appetiti di natura personale, spesso declinati in chiave politica.”

La difesa Lucano

Contro l’ipotesi della Procura hanno proposto appello gli avvocati Giuliano Pisapia e Andrea Daqua nell’interesse dell’ex sindaco Lucano, che sostengono l’innocenza del proprio assistito.
Gli avvocati Pisapia e Daqua, a seguito del deposito del ricorso in sede d’appello, avvenuto nel febbraio scorso, hanno diramato un comunicato nel quale, in sintesi, hanno contestato la motivazione del Tribunale di Locri: “Dopo l’attenta lettura delle motivazioni basate su suggestioni, congetture e logiche del mero sospetto, siamo ancora più convinti dell’errore commesso dal Giudice di primo grado. L’errore inficia l’intero iter motivazionale seguito dal Tribunale, il quale giunge alla condanna non solo utilizzando le intercettazioni che, secondo quando stabilito dalle Sezioni Unite della Cassazione, sono inutilizzabili, ma interpretandole in maniera difforme dal loro effettivo significato.
“La motivazione, poi, è risultata assolutamente carente rispetto alla corposa documentazione da noi prodotta.”


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Oὐδείς

Oὐδείς (pronuncia üdéis) è il sostantivo con il quale Ulisse si presenta a Polifemo nell’Odissea di Omero, e significa “nessuno”. Grazie a questo semplice stratagemma, quando il re di Itaca acceca Polifemo per fuggire dalla sua grotta, il ciclope chiama in soccorso i suoi fratelli urlando che «Nessuno lo ha accecato!», non rendendosi tuttavia conto di aver appena agevolato la fuga dei suoi aggressori. Tornata alla ribalta grazie a uno splendido graphic novel di Carmine di Giandomenico, la denominazione Oὐδείς è stata “rubata” dal più misterioso dei nostri collaboratori, che si impegnerà a esporre a voi lettori punti di vista inediti o approfondimenti che nessuno, per l’appunto, ha fino a oggi avuto il coraggio di affrontare.

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