ADVST
Costume e SocietàLetteratura

Sulla terraferma

Templari - Alla ricerca del Libro dei morti XVI


Edil Merici

Di Francesco Cesare Strangio

Il capitano informò il Barone di Altavilla, Malachia da Hildesheim, Cosimo da Firenze e Jean d’Anneau che la sosta a Cipro sarebbe durata due giorni. I quattro, nell’attesa, si recarono al convento di Agios Minas con annessa la Chiesa di San Lazzaro (la leggenda narra infatti che Lazzaro, resuscitato da Cristo, venne mandato a Larnaca, ove visse per il resto della sua vita).
I Templari si erano lasciati alle spalle tanti ricordi del loro lungo viaggio alle Piramidi e dei giorni trascorsi nella tomba del Faraone Seti I. Ormai, tra loro e l’Egitto, intercorreva una distanza di oltre cinquecento miglia, ma restava ben radicato nei Cavalieri quel profondo senso mistico che li avrebbe legati per sempre a quella magica terra. Malachia, assorto nei suoi pensieri e con lo sguardo rivolto a Sud, pensava se mai più avesse avuto la possibilità di visitare quelle terre piene di monumenti eterni e di altrettanto mistero.
L’Egitto racchiude in sé un mondo impercettibile che dà la netta sensazione di un Mistero totalmente velato e reso invisibile agli occhi degli uomini, ma dove – nella sostanza – tutto è animato e vive per l’eternità.
Arrivò il tempo di ripartire e quella mattina, a differenza di quando erano salpati da Tartus, il vento sferzava le acque sibilando e ululando tra il sartiame. La stella del Nord aveva abbandonato da poco il firmamento, lasciando posto al Sole che pigramente stava per affacciarsi all’orizzonte. All’ordine d’issare le vele, la nave prese a muoversi. I Monaci guardavano ammirati la rapidità con cui si gonfiarono le vele e il Barone esclamò: «Di questo passo arriveremo presto in Italia!»
Rispose Malachia: «O in fondo al mare!»
«Come, in fondo al mare?», esclamarono i Cavalieri.
Malachia, osservando l’orizzonte, fece notare che quel vento era molto strano per quella stagione. Cosimo da Firenze, nel sentire quanto diceva Malachia, impallidì. Sapeva delle doti paranormali di cui era dotato Malachia e tutto ciò lo preoccupava non poco.
Per un giorno e una notte, le vele furono più che animate dal vento di Levante. Al secondo giorno vi fu bonaccia e le vele pendevano come un uomo infiacchito dalla stanchezza degli anni. Il Barone d’Altavilla rimase chiuso nella sua cabina a leggere le pergamene. Man mano che si inoltrava nella lettura dei geroglifici, ne rimaneva sempre di più stupito e incredulo. Ma il suo scetticismo traballava al ricordo dei fatti avvenuti subito dopo essersi dipartiti dalla valle dei Re. Avevano vissuto un’esperienza oltre l’umana comprensione, qualcosa che andava al di là delle ordinarie conoscenze.
Sul calar del Sole, si alzò un leggero vento di Scirocco (proveniente da 135° a Sud-Est) che scosse le vele gonfiandole progressivamente, facendo riprendere alla nave il suo movimento. Il Barone si soffermò con la mente sulla prima ora del viaggio del Faraone attraverso le dodici porte del fiume sacro. Inconsapevolmente, formulò le parole che il Faraone aveva pronunciato davanti alla prima porta, facendo ritrarre i serpenti posti a guardia del passaggio. Il vento aumentò la sua forza e la nave, a conseguenza di ciò, aumentò l’andatura.
Quella notte, i quattro cavalieri non riuscirono a prendere sonno… furono tenuti svegli dal pensiero del viaggio di Seti I. Incalzato da un profondo stato di paura, a ogni ora il Barone pronunciava le formule riportate nelle pergamene. Col passare delle ore notturne il vento si faceva sempre più incalzante. Verso la quinta ora del mattino si calmò, mantenendo la giusta forza e facilitando così la navigazione.
Il primo Sole proiettò l’ombra della nave ingigantendola a dismisura, facendola sembrare il vascello dei ciclopi. La brezza si mantenne costante per tutto il giorno e l’imbarcazione scivolava sull’acqua generando una bianca schiuma ai suoi lati. Lo sguardo di Malachia era costantemente rivolto oltre la balaustra della poppa, scrutava ciò che si stavano man mano lasciando alle spalle e non vedeva altro che cielo e acqua. A poca distanza, un branco di delfini li seguiva saltando fuori dall’acqua come se volessero spiccare il volo. Un altro giorno volse al termine e le tenebre tingevano i flutti di oscurità, poi, d’un tratto, apparve nella volta celeste la luna splendente e, come un immenso, lume squarciò il fitto buio che li aveva avvolti. Spontaneamente volsero lo sguardo a indagare il cielo alla ricerca della Cintura d’Orione che, in quel momento, appariva brillante come non mai.
Verso la sesta ora della notte, la nave doppiò Creta spinta dai venti di Levante. Il nocchiero, guidato dalle stelle, puntò la prua in direzione della Puglia. Il viaggio fu lungo, in ogni caso continuò all’insegna della normalità, quando improvvisamente apparvero le cime delle montagne della penisola. Verso sera, finalmente, arrivarono al porto di Bari. La cittadina italica li accolse per una notte di riposo sulla terraferma. Un’altra alba giunse e con essa il tempo propizio per rimettersi in marcia verso Castel del Monte. Partirono come sempre di buonora, ripercorrendo quell’antico cammino che molti pellegrini per innumerevoli anni avrebbero intrapreso verso luoghi sacri, così come molti altri prima di loro avevano fatto. La via Franchigena li attendeva.

Foto: turismo.puglia.it


“Birra”

Redazione

Redazione è il nome sotto il quale voi lettori avrete la possibilità di trovare quotidianamente aggiornamenti provenienti dagli Uffici Stampa delle Forze dell’Ordine, degli Enti Amministrativi locali e sovraordinati, delle associazioni operanti sul territorio e persino dei professionisti che sceglieranno le pagine del nostro quotidiano online per aiutarvi ad avere maggiore familiarità con gli aspetti più complessi della nostra realtà sociale. Un’interfaccia che vi aiuterà a rimanere costantemente aggiornati su ciò che vi circonda e vi darà gli strumenti per interpretare al meglio il nostro tempo così complesso.

Related Articles

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button