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Costume e SocietàLetteratura

L’ora della verità al Castello della Cittadella

Le Cronache di Atlantidea XXIII


Edil Merici

Di Luisa Totino

Un nuovo giorno sorse sulla Cittadella, un giorno di speranza e relativa pace, ma le ombre della guerra continuavano ad allungarsi su Atlantidea e sul Metaverso. La popolazione del borgo cercava di sistemare ciò che era stato distrutto come meglio poteva. Le donne e i bambini lasciarono la Grande Chiesa e ritornarono alle loro case riunendosi finalmente ai propri cari e sani e salvi. Molte cose, però, dovevano essere comprese. Al Castello, sede dei Guardiani, era in corso una riunione per fare il punto della situazione. Era presente anche il Sindaco della Cittadella con alcuni membri della sua amministrazione.
Il Sommo Mentore prese la parola: «Carissimi che siete presenti oggi, in questo nuovo giorno di vittoria e di scampato pericolo per la nostra Cittadella, voglio dirvi grazie per il vostro eroico contributo in battaglia. Un ringraziamento particolare agli amici di Atlantidea e ai leggendari Arcieri di Kòlion, senza i quali non avremmo potuto vincere. Purtroppo, però, questo è solo l’inizio. L’ira del nemico è sempre più grande e presto ci ritroveremo ad affrontare lo scontro definitivo. Dobbiamo essere pronti!»
Il Sindaco della Cittadella rispose a quelle parole: «Parlo a nome dei miei cittadini, ma anche di quelli dei paesi limitrofi. Quello che abbiamo vissuto questa notte non è stato solo orribile, ma anche e soprattutto incomprensibile. Di punto in bianco ci siamo ritrovati in casa esseri dalle fattezze strane e giganteschi. Ai piedi della Cittadella ci sono delle bestie non ben definite, che stanno pasteggiando tranquillamente. Chiedo dei chiarimenti a riguardo, prima di intervenire in un’ipotetica guerra che ha dell’assurdo, visti i tempi moderni in cui viviamo!»
Talòs, allora, sentì che era giunto il momento di raccontare la verità: «Gli abitanti della Cittadella e quelli di tutto il territorio circostante hanno il dovere di sapere. Non possiamo più nasconderci. Gli esseri strani, di cui si parlava, me compreso, provengono da Atlantidea!»
Subito Talòs vide lo stupore sui volti degli abitanti della Cittadella e riprese: «Qualcuno, tra i presenti, potrebbe dissentire alle mie parole, citando il mito di Atlantide e i testi di Platone, e tante altre belle storie di esseri mitologici e fantastici. La verità è che quelle storie sono tutte vere, eccetto il nome del mondo da cui provengono. Fu un’ingegnosa idea dei Remoti. Ma andiamo per ordine: tutto quello su cui avete fondato la vostra civiltà ha avuto inizio ad Atlantidea, in un tempo lontanissimo, che la memoria stenta a raggiungere. Questa storia ci è stata tramandata di generazione in generazione e custodita gelosamente nel Libro dei Remoti, che si trova nella Sala del Gran Consiglio di Altinium. Fondata dai nostri antichi progenitori, da noi chiamati Remoti, Atlantidea risplendeva di prosperità, pace e benedizione da parte degli dèi che vivevano in armonia con gli uomini. Venne un giorno in cui, tra i Remoti, nacque l’idea di estendere il benessere di Atlantidea a luoghi sconosciuti, oltre i confini di Meredith, nella nostra lingua la Conoscenza. Ma accadde qualcosa di imprevedibile. Il Kàndanium, il materiale estratto ad Albatis e che ci dà poteri straordinari, tra cui la longevità, poteva mutare lo spazio e il tempo e sconfinare non in nuove terre, ma in sconosciute dimensioni. I Remoti se ne accorsero per caso, un giorno, nella terra della Fermezza, mentre si stavano recando a Meredith. Il più anziano di loro indossava un bracciale con una grossa pietra di Kàndanium incastonata. Scoppiò un violento temporale e un fulmine colpì la pietra, che rimbalzò verso un masso, da cui si aprì un portale attraverso il quale si vedevano distese incontaminate che scivolavano verso il mare. I Remoti vi entrarono e rimasero incantati da quei luoghi, meravigliosi ma inabitati. Decisero che quel mondo sarebbe stato l’avamposto di Atlantidea, ma bisognava popolarlo senza far scoprire mai l’esistenza della nostra civiltà. Quel mondo venne chiamato, da noi, Metaverso, perché splendido riflesso della nostra terra. Il tempo fu fatto scorrere in modo da creare un ciclo di vita relativamente lungo, molte delle creature e diverse progenie andarono nel Metaverso: dèi, uomini, creature di vario genere. Così nacque quella che voi chiamate Mitologia, quelle storie leggendarie che hanno popolato il vostro immaginario per millenni, nacque la civiltà greca e la sua epoca, che si espanse giungendo fin qui. La verità, però, fu storpiata, il mito di Atlantide, decantato dal buon vecchio Platone, servì a depistare e allontanare dalla verità su Atlantidea. Platone è stato colui che più di altri aveva intuito la verità, ma non riuscì a scoprire tutto e si fece in modo che nessuno desse credito alle sue parole. Nelle vostre vene scorre il nostro sangue, le gesta eroiche che hanno dato origine a questa terra e di cui ancora si annoverano le meraviglie, hanno radici profonde in Atlantidea. Ora, però, siamo in tempi bui, un nemico comune vuole distruggere e sottomettere in schiavitù i due mondi, sottraendo il tempo e riducendo tutto e tutti al suo volere!»
Poi, Talòs, rivolgendosi al Sindaco della Cittadella e ai suoi sostenitori disse: «Se è vero che ogni momento della vostra storia ha avuto un peso, per le vostre conquiste attuali, allora dobbiamo unire le forze. Lo so che certe cose sono difficili da accettare. Io stesso ho perso persone a me care, a causa di questo odio scellerato, qualcuna non la rivedrò mai più. È per questo che dobbiamo unire le forze, senza nessun pregiudizio, perché quest’odio e questa sete di potere non dilaghi e distrugga ciò che di bello si è costruito qui!»
Il Sindaco della Cittadella, crucciato e anche scioccato dalle parole di Talòs rispose: «Le tue parole hanno sconvolto millenni di storia di questa terra, che noi abbiamo sempre chiamato Magna Grecia. Tutti gli abitanti dovrebbero conoscere la vera storia, non sei d’accordo con me?»
E Talòs: «Sì, sono pienamente d’accordo, ma ora bisogna cercare un modo per fermare il temibile Gòrgos, e poi, ti do la mia parola, Atlantidea sarà rivelata a tutti!»
Il Sindaco, sorridendo, rispose: «Va bene. Allora, io e i miei cittadini ci metteremo a vostra disposizione. Spiegaci cosa dobbiamo fare, penso che tu e gli altri tuoi amici dovreste addestrarci un po’ al combattimento.»
Il Sommo Mentore intervenne: «Per questo ci sono i Custodi. Vi insegneranno le basi del combattimento e a cavalcare le creature alate.»
E il Sindaco: «Se mi avessero detto che avrei dovuto combattere, un giorno, a fianco di creature mitologiche, mi sarei andato a rinchiudere in manicomio da solo!»
Talòs rispose: «Prima di prepararci al combattimento, dovete sapere un’altra cosa. Questo nemico è infido e crudele, non risparmia nessuno. È stato rinchiuso, per molto del vostro tempo, nell’abisso di questi luoghi. Non si sa come, è riuscito a manipolare il Kàndanium, creando orde di esseri mostruosi, senza volontà, solo truci strumenti di guerra. Ha progettato il suo ritorno e ucciso, grazie a un complice, la più grande Regina che Atlantidea avesse mai avuto. Non avrò pace finché non lo affronterò faccia faccia!»
Aldàrin, allora si avvicinò a Talòs e disse: «Amico, calmati, so come ti senti, ma dobbiamo mantenere i nervi saldi fino a quel momento»
E Talòs: «Hai ragione, Aldàrin. Volevo solo aggiungere che, prima di tornare ad Atlantidea, Gòrgos ha iniziato a infettare il tempo degli abitanti del Metaverso, iniziando dalle cittadine sulla costa. In questo momento, ad Atlantidea, il suo Luogotenente sta guidando il suo esercito verso Albatis, per impedire definitivamente la produzione del Kàndanium, che per noi è vitale. Senza saremo tutti in suo potere. Dobbiamo agire su due fronti. Una parte di noi resterà qui, a difendere il luogo da un probabile attacco di Gòrgos, perché, anche se oggi abbiamo vinto, lui ci riproverà e con più forza, e inizierà dalla costa dove la sua azione di indebolimento è andata a buon fine. Un’altra parte di noi ritornerà ad Atlantidea, per unirsi all’esercito della Fratellanza, sperando che Andronòs sia riuscito ad avvisare il Gran consiglio di Altinium!»
Vera, che era stata ad ascoltare tutto il tempo, si avvicinò a Talòs e disse: «Talòs, io voglio rimanere qui a difendere la mia città e la mia famiglia. So che sono la prescelta e che devo salvare Atlantidea, ma non mi perdonerei mai per non aver salvato i miei genitori»
E con le lacrime agli occhi uscì all’esterno del Castello, per rimanere da sola con i suoi pensieri. Talòs la guardò uscire e Aldàrin gli disse: «È ora di dirle tutto, Talòs. Ora o mai più. Va, amico!»
Talòs annuì e raggiunse Vera all’esterno del Castello. Le si avvicinò e la invitò a sedere su di un sedile di pietra.
«Vera, non sai quanto sono stato felice di vederti la prima volta ad Atlantidea, non potevo credere che fossi tu. Ho imparato a conoscerti in questo periodo, come tu, credo, abbia fatto con me. Sicuramente io sono più burbero e insopportabile. Sei una ragazza molto coraggiosa e decisa nelle tue scelte, tua nonna in questo è stata brava, ti ha cresciuta bene, anche se non sempre vai d’accordo con i tuoi genitori, troppo oppressivi e poco lungimiranti» disse Talòs.
E Vera: «Come fai a sapere del rapporto con i miei genitori?»
E Talòs: «Tua nonna ti raccontava sempre storie fantastiche e tu ti appassionavi a esse. E poi, mi ha menzionato prima che tu giungessi ad Atlantidea. Vera, devi sapere che io e tua nonna Lena ci siamo conosciuti per molto tempo, da moltissimo del vostro tempo. Ed è stato il vostro tempo a mutarla ai miei occhi, a farmela vedere e sentire sempre più di rado, ad assistere a distanza al suo matrimonio, la sua vita che trascorreva felice.»
Vera ascoltava sempre più incuriosita, ma una morsa allo stomaco l’attanagliava: «Perché mi dici queste cose?»
E Talòs, guardandola dritto negli occhi, si fece coraggio e le disse: «Vera, so che sarà difficile da accettare, ma… io sono tuo nonno!»
Vera, sconcertata da quelle parole, si allontanò da Talòs: «No! Non è possibile! Perché non me lo hai detto subito?! Stammi lontano, non voglio più vederti!»
E Talòs: «Vera, fermati! Devi ancora sapere un’altra cosa, aspetta!»…

Continua…


“Birra”

Redazione

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