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Attualità

Il Battaglione Azov si arrende a Mariupol: disfatta o mossa tattica?

Il rompiscatole


Edil Merici

Di Francesco Salerno

Com’era prevedibile, alla fine, anche l’acciaieria Azovstal è caduta in mano russa facendo sì che, adesso, l’intera Mariupol sia sotto il controllo del Cremlino.
A difendere la famosa acciaieria non vi era però un reparto qualsiasi, bensì il famigerato Battaglione Azov, l’unità scelta composta da membri neonazisti che tanto fa discutere l’opinione pubblica.
Il celeberrimo battaglione ha resistito con le unghie e con i denti alle forze russe, almeno finché ciò è stato possibile. Sfiniti, senza rifornimenti adeguati e soverchiati in numero, i difensori dell’acciaieria hanno infine comunicato la propria resa ai russi che li hanno fatti prigionieri. In tutto, quasi 1.000 combattenti di cui la maggior parte è stata trasferita nei campi di detenzione in attesa della decisione russa sul loro destino. I possibili scenari sono difatti due: o i russi li manderanno a processo per crimini di guerra (cosa che stanno facendo gli ucraini con i prigionieri russi), oppure potranno essere inseriti in uno scambio di prigionieri, sebbene la Duma abbia scartato tale ipotesi.
La resa del battaglione e la perdita dell’acciaieria porta adesso i russi a controllare in toto Mariupol e, verosimilmente, a avere uno snodo nevralgico da cui far ripartire l’avanzata nel sud del Paese.
Il governo ucraino sta cercando di minimizzare l’accaduto, tanto è vero che nei dispacci ufficiali è vietato persino parlare di resa. Come forse qualcuno di voi avrà già letto anche sui giornali italiani, si parla di “evacuazione” o “operazione umanitaria”, tutto pur di non concedere al nemico una vittoria anche mediatica. Nelle ultime ore, però, sta prendendo voce un retroscena abbastanza intrigante, sebbene non ancora confermato.
Secondo alcuni, la resa del battaglione sarebbe stata voluta e auspicata dallo stesso Volodimir Zelensky. Questa ipotesi alquanto mirabolante vorrebbe l’Azov sacrificato per il bene comune. Senza più il reparto neonazista in gioco, Zelensky non avrebbe più un pericoloso ostacolo sulla strada che vorrebbe gli ucraini uniti sotto i simboli della Resistenza, senza contare che anche all’estero si finirebbe di parlare del tanto discusso reparto militare.
Una mossa politica di alto livello? Non è da escludere sebbene, a parer mio, si tratterebbe di una stategia un po’ troppo fine per essere stata partorita esclusivamente dal presidente ucraino.
Ciò che a oggi è certo è che i russi non stanno perdendo terreno come alcuni media stanno tentando di far credere. Certamente la guerra è lungi dal concludersi e gli ucraini stanno vendendo cara la pelle. Qualcosa però mi suggerisce che questa non sarà l’ultima volta che sentiremo parlare del battaglione Azov. La sua storia in questa guerra non è ancora conclusa, nel bene o nel male…


“Birra”

Redazione

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