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Costume e SocietàLetteratura

Il “klêros” a Sparta

La Repubblica dei Locresi di Epizephiri LXXXII

Di Giuseppe Pellegrino

Innanzi tutto il significalo e la portata dell’Istituto. Klêros, singolare maschile, in Greco, significa sorte, ossia assegnato a sorte. Il termine è di origine micenea (klàros) e con esso si indicava il lotto di terreno assegnato da Sparta a sorte e da altre città doriche, compreso Locri Epizefiri, a ogni cittadino. Il klêros, inalienabile e individuale, veniva trasmesso al primogenito con esclusione dei figli cadetti, che non avendo il klêros, erano inferiori anche nel godimento dei diritti civili. In assenza di eredi il klêros tornava alla città-Stato. Seppure con molte similitudini, il klêros,per la sua origine micenea, era comune a tutti i dorici. Dunque vi era l’Istituto a Sparta, ma anche a Locri. Molte le similitudini per la comune origine, ma molte le differenze per una diversa Legislazione. Il klêros non comprendeva tutti i beni di una famiglia, ma solo il fondo (retius, i fondi) conferiti dalla Città-Stato ai singoli klèroi. Non comprendeva altri beni possibili come la casa, il bestiame, il pollame, o altri simili beni. Ciò, sia a Sparta sia a Locri. Pertanto si trattano i due istituti in modo separato.
Dice Plutarco:

Bisogna sapere che a Sparta regnava un’abominevole disparità di condizioni sociali tra i cittadini e vi si aggirava un gran numero di diseredati, che non possedevano un palmo di terra perché tutta la ricchezza era concentrata nelle mani di poche persone […]. Licurgo ripartì il territorio della Laconia in 30.000 lotti, dati in assegnazione agli abitanti del contado, i Perieci, e quello dipendente dalla città in 9.000, quanti erano gli Spartani veri e propri.

Lo storico precisa ancora che le terre furono divise in parti eguali (kléroi) e che ogni lotto veniva assegnato alla nascita a ogni spartiate e coltivato dagli iloti, gli stessi ex coltivatori laconi e poi messeni resi schiavi, di proprietà dello Stato. Tali primitivi appezzamenti erano inalienabili, perché rimanevano di proprietà dello Stato, e ogni cittadino spartano aveva così la garanzia di indipendenza economica, equivalente al godimento dei diritti politici e al riconoscimento di uguaglianza con gli altri concittadini: gli spartani liberi – gli spartiati – si definivano infatti gli homòioi, gli eguali (anche se ciò si basava solo sull’uguaglianza politica e non su quella economica).Ciò non riguardava le terre conquistate.
In concreto, per qualcuno, il klêros comprendeva ben sette poderi da consegnare agli Iloti. La tesi è stata contestata da qualche autore che partiva dall’onere di consegnare il prodotto al proprietario del bene, che era di sessanta medimni di cereali (un terzo del raccolto), tranne per gli iloti della Messenia che, come dice il poeta Tirteo, erano “caricati come asini, e pertanto dovevano dare la metà del raccolto. Il lotto doveva in astratto avere una produzione di 180 medimmi di cereali, dei quali sessanta erano da versare al proprietario, 20da destinare alla nuova semina e 10al mantenimento gli animali (bestiame e pollame). Dei restanti 90 medimni 75 servivano per farina, della quale gli Iloti si cibavano (la carne riservata agli spartiati), con un consumo medio giornaliero di un litro al giorno per circa venti Iloti.
Come si può notare in origine il klêros era molto redditizio, anche se conteneva nella sua stessa regolamentazione le cause del declino.
Vendere il klêros a Sparta, più che un divieto, era una vergogna. Ciò anche quando lo stesso era del tutto insufficiente per tutti i discendenti che dovevano vivere dopo la morte del padre sotto il medesimo tetto, seppur già in uso la preveggenza di limitare il numero dei figli. Sembra che l’impossibilità di vendere il klêros abbia determinato a Sparta un uso che non si riscontra altrove: la poliandria. Così più fratelli, per sopravvivere alla scarsa consistenza del klêros, prendevano in moglie la stessa donna e consideravano i figli comuni.Aristotele sostiene che il klèros servisse agli spartani sia per dedicarsi solo all’esercizio della guerra, sia per pagare le tasse.Ma che ciò non impedisse di avere altri beni oltre quello assegnato dallo Stato.
Sembra che per una rhètra di Epidateo era possibile trasferire il klèros per dono o eredità. Il che fa pensare anche all’uso simulato dei due istituti dietro ai quali si nascondeva una vendita fittizia.
Sollevati dal lavoro produttivo, erano tenuti a dedicare il proprio tempo e il proprio denaro solo alle armi e ai sissizi, i banchetti comunitari: chi non fosse stato in grado di sostenere quest’onere avrebbe perduto i diritti di cittadinanza.
Una curiosità: il termine sissizio esiste ancora nel dialetto calabrese. Sta a indicare la scampagnata per mangiare in compagnia. Cosa non differente da quello che avveniva all’epoca spartana e indizio sicuro che nella prima Repubblica di Locri l’uso esisteva, seppur quasi subito abbandonato. A Locri non vi erano schiavi per coltivare la terra e i proprietari erano a loro volta coltivatori.
Bisogna precisare che sull’esistenza di Licurgo vi è più di un fondato dubbio, a partire dall’etimologia del nome, che significa creatore di luce (leukòs: luce; argomai: fare).Ormai in tutti gli storici vi è la tendenza a credere che le leggi di Licurgo, in concreto, siano una serie di tradizioni spartane (rectius, micenee) raccolte in unico sistema organico e attribuite a una Entità mitica e anche divina.
È bene fare riferimento all’origine dell’istituto, del quale si trova traccia nelle cosiddette Tavolette di Pilo, che già prefigurano l’esistenza nel XIII secolo a.C. di due tipi di proprietà di terreno: il kotona kikemena e il kotona kitimena. Il primo era un terreno che la damo, ossia la comunità, dava in godimento in cambio di un corrispettivo, il secondo era dato a personaggi  che avevano reso grandi servigi alla Comunità, che li compensava così senza pretendere alcuna controprestazione. In nessuno dei due casi, il diritto era trasmissibile agli eredi.
Il klêros,però, trovava una sua generale giustificazione di origine filosofica e divina, se lo stesso Platone ammoniva:

Non disprezzate la modicità della vostra fortuna e non mettete mai in vendita il klêros, altrimenti né il dio che ha presieduto alla vostra divisione, né il legislatore sanzioneranno simili impegni.

La vendita del klêros era insomma contraria a Dio e alle istituzioni.

Foto: astelus.com


Varacalli

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