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Politica

L’Italia del meridione: le questioni Rende e Cosenza e le nuove nomine nel Lazio


Edil Merici

Torna a far sentire la propria voce L’Italia del Meridione, movimento politico fondato dall’ex consigliere della regione Calabria Orlandino Greco e da Giuseppe Ferraro, che, attraverso i suoi esponenti, bacchetta la gestione della cosa pubblica a Rende, lancia un monito relativo alla necessità di ripensare l’entroterra cosentino e, a livello nazionale, allarga la propria sfera d’influenza anche nel Lazio.

Francesca Cufone (commissario della sezione di Rende di IdM): “La disfatta del decoro urbano e la tradizione violata del Corpus Domini”

Ci sono amministrazioni che volgono il loro sguardo alle future generazioni e chi invece alle prossime elezioni. Anzi, ai prossimi ruoli da rivestire, dimenticando la gestione ordinaria della cosa pubblica. Come IdM non possiamo che continuare a denunciare lo stato di inefficienza che ormai contraddistingue l’Amministrazione di Rende, che si manifesta nella noncuranza dei propri beni e, quindi, del decoro urbano. Dopo l’incendio che ha colpito il centro storico della città, a distanza di un anno la villetta antistante il famoso paramuro è piena di erbacce, incolta, ad altezza superiore a quella di uomo. Non è certa una cornice perfetta per gli eventi che dovrebbero allietare l’estate rendese. Senza dimenticare il rischio incendio e quello delle cosiddette bombe d’acqua che stanno colpendo, causa cambiamenti climatici, la nostra regione. Quella caduta eccessiva di acqua che ha reso le strade ancora più pericolose, creando delle vere dune di sabbia formate nei tratti con pendenza notevole e di detriti mai ripuliti. Al di là dell’eccezionalità, questo denotata la scarsa manutenzione del manto stradale, a rischio dell’incolumità dei cittadini. Non basta passare con il trattorino comunale a tagliare l’erba lungo i margini. Le cunette sono ovunque tappate e piene di sterpaglie. In alcune contrade, come Piano Maio, i residenti si sono armati di pazienza e, con mezzi propri, hanno ripulito le cunette. La stessa contrada che, nei mesi scorsi, è stata oggetto del rifacimento dell’intero manto stradale a spese di Italgas, che ha restituito la strada meglio di prima. Ma che, grazie alla mancanza di coordinamento dei lavori pubblici, è stata nuovamente smantellata per i lavori per la fibra. Proprio al responsabile dello svolgimento dei lavori pubblici ci rivolgiamo, chiedendogli di concertare in maniera intelligente i diversi interventi, che siano o no di competenza comunale, su un medesimo tratto stradale, così da evitare di trasformare la strada in un cantiere interminabile. Anche in rispetto di chi ha, a proprie spese, restituito una strada che neanche in tempo di elezioni è stata asfaltata come si deve. Nuovamente, quindi, evidenziamo come l’amministrazione Manna possa contare su una nuova disfatta, quella del decoro urbano.
Che dire, poi, di come sono stati trattati i festeggiamenti del Corpus Domini? Tantissimi sono i fedeli che desideravano la processione, vietata durante la pandemia. Eppure, a Rende, a causa della mancata autorizzazione, a quanto pare per la carenza di personale per il servizio d’ordine, da parte dell’amministrazione comunale non si è potuto celebrare un giorno così importante. Una città famosa per le sue tante chiese, è l’unico comune in Italia ad averne costruite a proprie spese, come la Chiesa San Carlo Borromeo sita su Via Rossini. Si è sempre rispettata la professione del culto religioso dei fedeli rendesi, le chiese sono state costruite in linea con la crescita demografica dell’epoca, consapevoli anche della posizione strategica di Rende per il Seminario Arcivescovile presente. È la prima volta che i fedeli rendesi sono stati costretti a partecipare alla processione tenutasi in altre parrocchie limitrofe. Il rispetto delle tradizioni e delle ricorrenze è un valore importante per una comunità, soprattutto dopo due anni di emergenza pandemica che ha negato la possibilità di condividere momenti di comunione e aggregazione. Le celebrazioni sono state posticipate a venerdì 24 Giugno, in concomitanza con i festeggiamenti di San Giovanni. Per il Corpus Domini, quindi, vale il detto “Passato il Santo, passata la festa”.
Né ci convince il comunicato dell’Amministrazione comunale di Rende, nella persona dell’assessore ai lavori pubblici, che ricostruisce a suo modo la vicenda della mancata celebrazione del Corpus Domini. Purtroppo, al di là delle giustificazioni postume dell’assessore, che si arrampica sugli specchi, l’unico fatto certo e incontrovertibile è che il giorno prefissato la processione tanto attesa dalla comunità non si è svolta. Che poi si sia concordata con l’istituzione ecclesiastica modalità e data dello svolgimento della processione non v’è dubbio, ma il rinvio rimane ed è grave che lo stesso sia avvenuto per inefficienza della macchina comunale. Quanto, poi, alle solite considerazioni fuori luogo dell’assessore, condite dai soliti insulti personali, saremmo tentati di non rispondere, considerato il basso livello delle stesse. È bene però ribadire che non ci sentiamo di rappresentare per niente la brutta storia del passato. Storia alla quale appartiene semmai l’assessore ai lavori pubblici, così come non frequentiamo i fantomatici salotti da lui citati. Consigliamo semmai all’assessore Pino Munno di informarsi meglio su cosa rappresenta oggi l’IdM nel panorama politico regionale e, adesso, anche oltreoceano. Per quanto riguarda infine il riferimento, fuori luogo e sgradevole, a presunti politici ormai in pensione, consiglieremmo al solerte Assessore di guardare vicino a lui, perché l’unico politico veramente vicino alla pensione, è proprio il suo Sindaco dal momento che ha ormai concluso il suo mandato e che non a caso è distratto rispetto ai problemi cittadini, in quanto, pare, alla costante e affannosa ricerca di una candidatura alle prossime elezioni politiche.
La sottoscritta e il Movimento che mi onoro di rappresentare è invece già al lavoro, stia pur tranquillo l’assessore Munno, per restituire a questa Città il futuro che tanti anni di cattivo governo le hanno tolto.

Pasquale Villella (Direzione provinciale dell’IdM di Cosenza): “L’area urbana non può essere una chimera”

Il dibattito pubblico sulla necessità di realizzare l’area urbana cosentina vede l’alternarsi più o meno interessato, si fa per dire, di periodi di fermento mediatico e altri di assoluto silenzio, da ormai oltre un decennio.
La logica che ne consegue è abbastanza evidente e tangibile: fino a oggi, salvo sporadiche esperienze, l’evidenza sta nelle logiche campanilistiche e del piccolo e bello che hanno prevalso sull’interesse generale. Il tangibile sta nel fatto che quasi ogni opera pubblica vista finora, dalla viabilità alle infrastrutture, è stata progettata in discontinuità con la logica di condivisione e fruibilità dei servizi.
È bene ricordare che qualunque dibattito sulla governance del connubio Cosenza-Rende-Castrolibero non può prescindere dalla consapevolezza delle trasformazioni demografiche avvenute nel tempo. La nostra area urbana si colloca tra i casi più interessanti nei processi di redistribuzione della popolazione che ha conosciuto la Calabria dal secondo dopoguerra. Infatti, a partire dagli anni ’50, la Calabria ha sperimentato una forte attenuazione del divario fra città e campagna, con una forte spinta all’urbanizzazione. Urbanizzazione che, infine, ha visto lo decentralizzazione dei centri urbani a favore delle periferie. Tant’è vero che, nonostante i processi migratori causati dalla crisi economica, e che dunque hanno spopolato e invecchiato la nostra terra, l’area urbana cosentina vede tutt’oggi un numero importante di cittadini condividere spazi e servizi. Si potrebbe provocatoriamente affermare che, in fondo, sono stati i cittadini stessi a fondare questo importante snodo e tessuto economico e sociale.
Negli ultimi anni molte cose sono accadute nella vita politica e istituzionale, anche nella nostra provincia: basti pensare alla riforma Delrio, alla nascita del Comune unico di Casali del Manco o di Corigliano-Rossano. Al netto delle mie perplessità sulle reali ricadute economiche dei processi di fusione, tutto ciò impone un ripensamento e una reale ridefinizione del ruolo e della funzione del nostro entroterra, che non può più essere pensata solo come sommatoria di distinte realtà.
Come movimento politico a trazione meridionalista non possiamo che prendere le distanze dalle miopi visioni che in questi anni hanno ridotto la complessità delle problematiche inerenti lo sviluppo del tema ad affermazioni del tipo “Cosenza la Milano del Sud” oppure alle banalizzazioni del tema dello spopolamento, diventato la pezza giustificativa dell’immobilismo politico/amministrativo e del declino del confronto istituzionale.
Da più di vent’anni, ossia dopo l’ultima esperienza di Giacomo Mancini, la politica ha smesso di interrogarsi sul futuro dell’area urbana. Molte cose in quegli anni furono realizzate, appaltate o progettate: il risanamento dei quartieri di periferia, come il centro storico e via Popilia, oggi costretti all’abbandono e al degrado; l’isola pedonale di corso Mazzini e il Ponte di Calatrava. Un graduale processo di riforme che diede il là alla modernità che viviamo.
Nel frattempo, però, nuove esigenze e nuove sfide attendono Cosenza e l’area urbana contigua. Di fronte a nuovi processi come l’abolizione delle Province elettive, l’Area Metropolitana dello Stretto, la Zona Economica Speciale che, oltre al Porto di Gioia Tauro, è stata estesa anche ad altre realtà portuarie calabresi e la fusione dei Comuni, ridisegnare ruolo e funzione del Capoluogo della più grande ed estesa provincia della Calabria diviene una necessità impellente.
L’area urbana cosentina è stata coinvolta e menzionata in diverse iniziative, tese ad intercettare i flussi di spesa. È da alcune di quelle esperienze che bisogna ripartire, come ad esempio l’adozione del Piano Strutturale Associato o dalla condivisione di specifici servizi, per operare un’inversione di tendenza che ponga al centro le scelte urbanistiche sulle quali modellare i futuri assetti territoriali. Iniziare da una pianificazione reale della condivisione dei servizi, significa oggi dare un reale impulso a quel processo di integrazione delle periferie che, attraverso i propri cittadini, hanno costruito, di fatto, nel tempo, il perimetro dell’area urbana.
È in virtù di ciò che gli attuali e futuri sindaci dell’area urbana cosentina, composta da Cosenza-Rende-Castrolibero, devono farsi carico dei processi di integrazione e concertazione istituzionale tra gli stessi.

Cataldo Pugliese nominato segretario regionale del movimento in Lazio

L’IdM ha nominato il segretario regionale del Lazio. È Cataldo Pugliese, imprenditore, consulente di strategie di vendita e socio commerciale, la persona che il direttivo federale e il Segretario nazionale Vincenzo Castellano hanno indicato come referente per la regione. Una nomina che giunge, dopo un percorso di militanza all’interno del Movimento e che ha visto Pugliese sempre schierato in prima linea. Un Movimento che, né di destra né di sinistra, mette al centro i territori, con le sue esigenze, le sue ricchezze, i suoi campanili e le sue identità e che sta vivendo in questi ultimi anni un momento di crescita e radicamento sempre più forte, divenendo interlocutore privilegiato di molte forze politiche e partitiche. «IdM rappresenta – dichiara il neo incaricato cultore dell’economia collaborativa – una voce nuova sul palcoscenico politico laziale, che mira a identificarsi come soggetto che punta dritto al cuore degli italiani, e dei tanti meridionali sparsi nel nostro Paese e nel resto del mondo. Abbiamo una squadra – precisa Pugliese – già pronta, fatta di amici e di chi si è avvicinato, in questi mesi, al Movimento. Dopo aver composto il direttivo, avremo il compito di valorizzare quel sentimento identitario che ci accomuna e identificarlo attraverso una voce unitaria, che esalti le emozioni e la voglia di fare. Mai come oggi occorre – continua nel suo intervento – intraprendere il solco dell‘unione di quelle Italie che rappresentano la forza e il valore distintivo del nostro Paese. Dal fallimento dell’Unità d’Italia si innalza un pensiero nuovo che parte dalla Calabria e trova terreno fertile in altre regioni e anche oltreoceano». Il segretario regionale Lazio precisa come «Militanza, territorialità e competenza sono i nostri punti cardine, per il bene delle specificità, per il valore dell’identità e delle diversità, verso una nuova era di felicità comune e solidarietà». E nel ringraziare per la fiducia accordatagli dal segretario Castellano al fondatore Orlandino Greco, ha chiuso affermando: «Accetto con entusiasmo e coraggio questa importante sfida, con l’obiettivo di chiamare a raccolta tutti quei cittadini che, stanchi della vecchia politica, delusi dagli schemi fallimentari e clientelari, vogliano sentirsi uniti sotto la bandiera del Movimento politico L’Italia del Meridione». «Cataldo è prima di tutto una gran bella persona, poi un amico – ha commentato Castellano – è sincero e con una incredibile energia capace di creare aggregazione, sinergie e sviluppo. Per questo motivo – continua il Segretario nazionale – la sua presenza farà tanto bene al Movimento e, soprattutto, al territorio laziale, Roma prima di tutto». E conclude: «Oggi parliamo ancora di questione meridionale ma dovremmo iniziare a confrontarci su soluzione meridionale, al sud, al centro e al nord, in Italia e all’estero, questo è IdM».


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