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Attualità

L’Italia del Meridione: le emergenze cosentine, il caso TIS e la Transizione Ecologica


Edil Merici

Torna a far sentire la propria voce L’Italia del Meridione, movimento politico fondato dall’ex consigliere della regione Calabria Orlandino Greco e da Giuseppe Ferraro, che, attraverso i suoi esponenti, si dice preoccupato per le condizioni del Planetario di Cosenza, reclama l’istituzione dell’Unione dei Comuni della Riviera dei Cedri, chiede interventi urgenti all’Amministrazione di Amendolara e interviene sulle questioni Tirocinanti di Inserimento Sociale e Transizione Ecologica e Digitale.

Daniela Sarro interviene sulle sorti del Planetario di Cosenza

Se si passa da quelle parti, è inevitabile notare lo stato di triste decadimento in cui versa il Planetario di Cosenza. Una struttura fortemente voluta dall’allora amministrazione comunale e presentata in pompa magna alla cittadinanza, con tanto di inaugurazione degna dei più grandi eventi mondani. In tantissimi ci siamo recati entusiasti a visitare, magari con i nostri figli, questo “piccolo pezzetto di universo” creato nella nostra città, struttura si può dire quasi unica nel suo genere, se pensiamo che si tratta del secondo Planetario d’Italia in quanto a grandezza, superato solo da quello di Milano. Il tempo e le risorse necessarie alla sua realizzazione sono stati entrambi consistenti ma, in fondo, eravamo tutti un pò fieri che nella nostra città fosse stata realizzata un’opera di divulgazione scientifica all’avanguardia che contrastasse, finalmente, con i soliti stereotipi di arretratezza culturale di cui quasi sempre sono vittima le regioni del meridione. Ecco perché vederlo così, oggi, con i cancelli chiusi, l’erbaccia che regna sovrana e parte delle facciate aggredite dalla ruggine, delude e amareggia. È evidente come, in questo scenario decadente, un ruolo determinate sia stato giocato dal lungo periodo di pandemia, ma ciò che stupisce, invero, è che non sia stata accolta la mano tesa d’aiuto da parte di un’altra importante istituzione del territorio. Pare, infatti, che alcuni docenti del Dipartimento di Fisica dell’Università della Calabria avessero offerto al Comune di Cosenza la collaborazione dell’Università della Calabria, come gestore del Planetario, con la possibilità di programmare attività e seminari e impartire lezioni, anche a pagamento (i cui proventi si sarebbero potuti utilizzare proprio per far fronte ai costi di gestione della struttura). A quanto sembra, tuttavia, nulla si è mosso.
Come IdM sollecitiamo l’attuale amministrazione comunale a non rimanere inerte e a cogliere questa opportunità (o proporne di alternative, se esistono) affinché questo patrimonio e il potenziale del Planetario di Cosenza non vada definitivamente disperso e con esso le risorse impegnate nella sua realizzazione e anche quella voglia e desiderio dei cittadini di sentirsi, per una volta, all’avanguardia.

Giovanni Servidio: “Si istituisca l’Unione dei Comuni della Riviera dei Cedri”

Il tema delle autonomie locali è centrale nell’agenda politica di IdM e nell’azione di consigliere comunale del Comune di Grisolia.
Quotidianamente si sente parlare di semplificazione, razionalizzazione e riorganizzazione delle stesse, al fine di attivare un processo di riordino istituzionale e di stabilizzazione della finanza pubblica ma senza che ciò comporti un effettivo processo di riforme che viri in questa direzione. Temi che avrebbero maggiore risonanza all’interno di una macro-area risultante dalla sommatoria di più Comuni, qual è appunto l’Alto Tirreno Cosentino, se attorno a essi si sviluppasse un dibattito più serio e costruttivo finalizzato a creare una realtà amministrativa istituzionale. Molte criticità, infatti, derivano proprio dall’assenza di una gestione in forma associata di funzioni e servizi attraverso un Ente come l’Unione dei Comuni di cui all’articolo 32 del Testo Unico degli Enti Locali che, avendo personalità giuridica, andrebbe a favorire una serie di opportunità, tra le quali: maggiori professionalità da impegnare nei vari settori, miglioramento delle prestazioni, contributi statali e regionali, economie di scala e quindi maggiore peso politico di un’area che nel settore turistico e agroalimentare è da traino per la Calabria stessa.
È nostra convinzione che, oggi più che mai, il ricorso a una forma associativa, come appunto l’Unione dei Comuni, garantirebbe al nostro territorio uno sviluppo economico e sociale tale da rendere l’Alto Tirreno una realtà omogenea, capace di offrire tutti quei servizi che oggi mancano o risultano carenti. Ci troviamo di fronte un comprensorio che, in termini di servizi offerti, viaggia a diverse velocità. Ciò deriva dal fatto che ciascun ente deve adeguare il proprio raggio d’azione in riferimento alle risorse, umane e non, disponibili. Le Unioni, proprio perché si rivolgono ai piccoli Comuni, potrebbero favorire nuove attività amministrative come ad esempio la creazione di piccoli poli di gestione documentale e conservazione digitale oppure di banche dati inter operabili e condivise sul patrimonio informativo, al fine di attivare prestazioni agli utenti, sempre più focalizzati sulle loro esigenze specifiche e perseguire lo sviluppo, non solo economico, ma anche sostenibile del territorio. L’azione amministrativa dell’Unione dovrà tendere al costante miglioramento dei servizi offerti e all’allargamento della loro fruibilità, alla rapidità e semplificazione degli interventi di sua competenza e al contenimento dei costi.
L’attuazione e la capitalizzazione delle risorse del PNRR è un’occasione straordinaria che, oltre a quelle già note, pone davanti le sfide di una nuova conurbazione che vede la gestione associata di una serie di servizi quali, oltre a quelli sopracitati, i trasporti e la programmazione comunitaria ma, soprattutto, la promozione territoriale.
L’obiettivo a cui tendere deve essere quello di erogare servizi adeguati e di qualità ai cittadini nonché promuovere una governance del territorio più appropriata ed efficace. L’invito, pertanto, è rivolto a tutti i Sindaci, a riflettere profondamente sul tema e quindi sulla possibilità di attivare il processo di formazione dell’Unione dei Comuni della Riviera dei Cedri. A tal fine, promuoveremo, a breve, un tavolo di concertazione sul tema, dove tutti i primi cittadini dell’area, saranno invitati a dare il proprio contributo sulla possibilità di avviare l’iter procedurale atta alla gestione e promozione del nostro comprensorio in forma associata.

Andrea Renne interviene sul parco auto della municipale di Amendolara

«Finalmente il parco auto della polizia municipale di Amendolara si rinnova», questo vorrei fosse il titolo nei giorni a venire, sulle testate giornalistiche locali. Ma, amaramente, credo che debba passare altro tempo prima che accada un fatto simile.
I fatti: il Comune di Amendolara ha in dotazione una sola auto. Si tratta di una piccola utilitaria, molto datata, senza alcuna dotazione di sicurezza per gli agenti. L’auto, oltre ad avere una motorizzazione inadeguata per il contesto del nostro paese (ricordiamoci che Amendolara divide il suo territorio tra un altopiano e la costa) ha costi di gestione veramente alti. Inoltre, l’elemento principale che contraddistingue un auto degli agenti dalle auto civili, il lampeggiante, pare non sia funzionante. A essere inaccettabile è sia il numero delle auto per un territorio come Amendolara, pur sempre a forte vocazione turistica, sia le dotazioni di bordo dei veicoli. Ricordiamo che parliamo (tema a me tanto caro) di un territorio privo di un servizio di assistenza sanitaria efficiente. Il primo a intervenire, insomma, in caso di emergenza, è proprio l’agente municipale.
Se è facile dire il punto in cui è caduta l’amministrazione comunale, facile è capire la direzione verso cui andare. Lasciatemi proporre allora qualche esempio.

  • L’unione di 8 piccoli comuni del modenese ha di recente rinnovato il suo già ampio e adeguato parco auto. Su tutte le auto di servizio è stato installato un defibrillatore, e tutti gli agenti saranno formati per il suo corretto utilizzo. Attraverso un finanziamento regionale di 68 milioni di euro, le auto avranno anche l’opportunità di consultare il database, per mezzo di tablet. Inoltre, verrà acquistato un mezzo a 4 ruote motrici utile per i territori montani modenesi.
  • Palma di Montechiaro, comune dell’agrigentino, ha appena acquistato 3 veicolo ibridi.
  • Usmate Velate, piccolo comune alle porte di Milano, ha dotato di telecamera corporale i suoi agenti.

Il lettore più attento commenterà che tutto ciò é stato reso possibile dalla collocazione geografica dei comuni. Insomma, Amendolara è un comune della Calabria, non della Lombardia! Bene, ecco allora un ultimo esempio:

  • il Comune di Alessandria del Carretto sta per installare delle colonnine elettriche (a disposizione sia dei mezzi comunali sia di quelli civili). Se abbiamo difficoltà a capire di cosa si tratta, suggerisco al lettore amendolarese di recarsi nella vicinissima Roseto. Il rosetano, in possesso di un’auto elettrica, non avrà certo problemi a ricaricarla, considerato che il comune dispone innumerevoli punti di ricarica.

Insomma, penso che gli amendolaresi debbano pretendere dall’attuale amministrazione interventi ben precisi: il rinnovo del parco veicoli degli agenti.
Queste auto dovranno essere preferibilmente ibride, se non elettriche, perché si possa limitare i costi di gestione e per rispondere alle linee guide della transizione ecologica in atto.
Le auto dovranno essere dotate di defibrillatore e tablet collegati alla centrale operativa.
Diceva Marco Aurelio: «Ognuno vale quanto le cose a cui dà importanza». Bene, io penso che Amendolara valga. Iniziamo a dare importanza alle cose che meritano la nostra attenzione. Il parco auto della municipale è uno di queste.

Emilio De Bartolo: “Si definisca la vertenza dei Tirocinanti di Inserimento Sociale”

Nel prossimo mese di novembre poco più di quattromila TIS termineranno definitivamente di svolgere il loro prezioso lavoro negli enti pubblici dove, dal 2018, prestano servizio. Come Italia del Meridione intendiamo lanciare un forte appello alle Istituzioni tutte, ai parlamentari nazionali e regionali e al Presidente della Regione Roberto Occhiuto, affinché si dia continuità al lavoro di tutte queste persone e non si privino gli Enti del loro utile apporto. Giova ricordare infatti che, per esempio, in tantissimi Comuni della Calabria, queste persone svolgono compiti essenziali per il buon funzionamento degli enti e non di rado sostituiscono persino i Dirigenti nello svolgimento del loro lavoro. Con la carenza di personale esistente negli enti locali e viste le note difficoltà ad assumere nuovo personale, privare i suddetti Enti dell’apporto di questi tirocinanti ormai storici significherebbe, di fatto, abbassare il livello dei servizi erogati ai cittadini. Siamo a conoscenza che esiste un tavolo di confronto e una interlocuzione avanzata e costruttiva fra le parti sociali e il Presidente della Regione e fra quest’ultimo e le articolazioni ministeriali, per individuare soluzioni concrete e percorribili finalizzate all’obiettivo della continuità lavorativa e quindi della loro contrattualizzazione. Diamo atto, come IdM, dell’impegno del Presidente Occhiuto rispetto a questa vertenza, come è peraltro dimostrato dal fatto che le retribuzioni mensili dei lavoratori sono passate da 500 a 700 euro, pagate ogni bimestre. Adesso però è arrivato il momento di andare oltre e di compiere il passo più importante, dal momento che a novembre c’è il rischio concreto che circa 4.000 famiglie calabresi siano private di una essenziale fonte di reddito e sostentamento.
Come Movimento chiediamo che tutti questi tirocinanti vengano finalmente, e una volta per tutte, contrattualizzati, dando loro in questo modo serenità e diritti, attraverso, magari, una loro razionale e funzionale distribuzione in alcuni enti sub regionali. Considerando, peraltro, che questo bacino dei TIS si andrà inevitabilmente e naturalmente ad alleggerire dal momento che almeno il 20% dei circa 4.000 tirocinanti è prossimo alla pensione. Facciamo, dunque, appello ai parlamentari calabresi e soprattutto al Presidente della Regione Occhiuto affinché si possa definire nel modo più soddisfacente possibile una vertenza che riguarda migliaia di famiglie e il buon funzionamento degli enti nei quali prestano la loro opera.

Gabriele Iazzolino: «Borghi e aree interne non siano dimenticati»

Da sempre tessuto identitario del sistema Paese ma per troppo tempo relegati ai margini dell’agenda politica nazionale, i piccoli Comuni pagano anni di isolamento e scarsi investimenti in infrastrutture reali e digitali che contribuiscono a uno spopolamento oggi apparentemente inarrestabile. Sul fronte digitale, in particolare, in oltre 2.100 dei 7mila centri italiani che ricadono nelle cosiddette aree bianche – di cui la maggior parte è costituita da piccoli Comuni – è oggi attivo il servizio di connessione, mentre in 3.200 Comuni sono in corso i lavori, all’interno di un percorso di realizzazione della Banda Ultra Larga che riguarda le aree più marginali rispetto agli interessi del mercato e che sarà completato entro il 2023. Al contempo, i centri che non contano più di 5mila abitanti rappresentano il 72% delle municipalità italiane, insistono in aree di assoluto pregio ambientale, storico e artistico e costituiscono sempre più spesso degli ideali laboratori di economia circolare, democrazia energetica e innovazione sociale. Esperienze d’innovazione che, dalla Calabria al Piemonte, uniscono le possibilità offerte dalle nuove tecnologie a un turismo più sostenibile, a progetti di rigenerazione urbana, a una silvicoltura di precisione e a modelli di educazione inclusiva. Pertanto, IdM lancia un appello al Governo Draghi per chiedere di non lasciare che i borghi e le aree interne siano fanalino di coda nella sfida per la ripartenza del Paese, garantendo un’equilibrata distribuzione nonché una giusta attenzione nell’uso trasversale delle risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per la transizione ecologica e digitale.
«Con il nostro appello vogliamo puntare i riflettori della politica sul ruolo strategico dei piccoli Comuni nel rilancio del sistema Paese, guardando anche e soprattutto alle realtà della nostra provincia. Realtà che mai come oggi si legano alla tenuta della comunità, a una migliore qualità della vita e a produzioni d’eccellenza dei prodotti italiani. È urgente creare le condizioni per riabitare questi territori spostando attività e lavoratori del lavoro agile in una grande proposta di rigenerazione urbana e sociale fondata sull’economia verde – dichiara Gabriele Iazzolino, referente della direzione provinciale di Cosenza. – La parità di condizioni tra grandi città e aree interne è essenziale – ha aggiunto il delegato al Dipartimento Transizione ecologica – per uno sviluppo sostenibile del Paese dal punto di vista economico, sociale e ambientale. Portare la fibra ottica in zone dove la qualità delle connessioni è per lo più molto bassa consente all’Italia di colmare quel divario digitale che si avverte particolarmente nelle zone rurali e meno popolose e competere su una parità di condizioni. Con la fibra ottica giochiamo la partita della parità, connettendo tutti al futuro.»
IdM ritiene, quindi, prioritario destinare i fondi dei prossimi mesi ai piccoli Comuni per promuovere la diffusione di comunità energetiche, ridurre il rischio idrogeologico, attrezzare nuovi prodotti turistici legati all’ambito del turismo attivo, lento e sostenibile, favorire lo sviluppo di filiere locali, realizzare l’infrastruttura leggera della rete unica in tempi certi anche nelle aree bianche, incentivare il lavoro agile e defiscalizzare servizi e attività economiche di qualità che qui potrebbero investire in lavoratori residenti e in centri innovativi di lavoro di gruppo. Per accelerare un cambio di passo, in particolare, sarebbe importante istituire una linea di finanziamento del lavoro agile nei borghi, con agevolazioni fiscali per l’insediamento di centri di ricerca e impresa digitale di prossimità nei piccoli comuni, incentivando la nuova residenzialità legata all’uso di spazi abitativi abbandonati e recuperati. Prioritario, inoltre, dare immediata attuazione a dispositivi normativi come la legge Salva Borghi o le comunità sostenibili inserite nel Collegato ambientale, per mettere i piccoli centri nelle condizioni di competere ed esprimere il loro potenziale. «La pandemia ha posto all’attenzione di tutti la necessità di ripensare la fruizione dei territori e il PNRR rappresenta un’occasione unica perché borghi e aree interne, soprattutto in provincia di Cosenza, – commenta Iazzolino – tornino ad avere la centralità che meritano, per riequilibrare storici divari e dare nuovo slancio alla lotta alla crisi climatica». I piccoli Comuni, dunque, necessitano di risorse certe e politiche forti per promuovere la rivoluzione energetica e l’economia circolare, sviluppare il turismo lento e di prossimità, favorire una mobilità e una vivibilità sostenibili, colmare il divario digitale, semplificare le procedure per la messa in posa della banda ultra larga e implementare l’agenda digitale. «Queste le direttrici fondamentali – chiude il referente provinciale di IdM – lungo cui muoversi per innescare processi innovativi e sostanziali. IdM ha da sempre sostenuto, e continuerà a farlo, che i piccoli Comuni sono l’asse portante del nostro Paese, per questo oggi giocano un ruolo di primaria importanza in quella rinascita e ripartenza che viene richiesta. Essi possono essere davvero il motore propulsore della transizione ecologica e digitale.»


GRF

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