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Giugno Locrese: una kermesse di leggenda e poesia


Edil Merici

Di Luisa Totino

Una Locri sotto le stelle, scrutata da uno spicchio di luna ridente, quella che ho visto la sera del Giugno Locrese. Una manifestazione ormai consolidata da decenni e che intende valorizzare il talento artistico del poetare, come legame, delicato e profondo, con le ricchezze storiche del territorio. Molto suggestivo, infatti, il video introduttivo su Locri, sempre foriera di miti e leggende, capace di incantare e aprire l’immaginazione oltre l’orizzonte. Lo stesso orizzonte che ammirava Nosside e la spingeva a scrivere i suoi meravigliosi ed eterni epigrammi. E sulle onde della sua poetica, la serata è stata allietata con brani sinfonici e canti lirici, grazie alla presenza della Senocrito Festival Orchestra. Forse sarà stata la musica o la magia del momento, ma mi è sembrato, insieme ai presenti, di essere lì, su quella imbarcazione, che in una notte antica portò i nostri avi greci a noi, con le loro storie, devozioni, tradizioni. Immagino le prime note del mare, che si infrangeva su questa spiaggia, o il fruscio, lieve e ritmato, delle fronde degli alberi, quasi una danza propiziatoria di benvenuto. In questa cornice rupestre e ancestrale, hanno risuonato, come eco di un tempo antico, i versi magistrali dei vincitori del concorso e le motivazioni che li hanno portati sul podio. Ritornando al presente, mi accorgo che, da allora a oggi, le qualità dei locresi non sono mutate: la volontà, la passione, l’intraprendenza, l’accoglienza, ma solo il modo di manifestarle. Serate e momenti di questa levatura possono veramente portare lustro alla città, come impronte indelebili che resteranno nel cuore e nella storia di questo territorio. Complimenti all’amministrazione, nella persona del sindaco Giovanni Calabrese, all’assessore Domenica Bumbaca per l’ ottima organizzazione, alla giuria che si è dovuta districare in mezzo a più di  trecento componimenti poetici. Grazie per aver fatto vivere un Giugno Locrese, quale kermesse di leggenda e poesia!

Straniero, se navigando ti recherai a Mitilene dai bei cori, per raccogliervi il fior fiore delle grazie di Saffo, dì che fui cara alle Muse, e la terra locrese mi generò. Il mio nome ricordalo, è Nosside. Ora va!Epigramma IX. Antologia Palatina, VII, 718


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