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Costume e Società

Le parole e i diritti

Pari opportunità e avvocatura: appunti di viaggio

Di Rocco Lombardo

Il linguaggio, prima di significare qualcosa, significa per qualcuno.
Jacques Lacan

Iniziamo dalla fine, mutuando una citazione che sintetizza il senso e il valore della due giorni di studio e approfondimento molto intensa, tenutasi il 12 e 13 luglio a Roma, nella prestigiosa Sala Aurora della massima istituzione forense, che ha coinvolto il Consiglio Nazionale Forense, la Rete dei Comitati Pari Opportunità Ordinistici e la Scuola Superiore dell’Avvocatura, sul tema della discriminazione di genere riconducbile, appunto, alla Parola e al Linguaggio.
Dal Linguaggio Inclusivo alla Grammatica, da quello nella Pubblica Amministrazione e nelle Istituzioni Forensi, al Linguaggio d’Odio sulla rete e sulla stampa, per concludere con il Linguaggio pregiudizievole nel Processo, questi i macrotemi trattati sulle Buone Prassi, il Linguaggio e la Comunicazione in tema di Parità di Genere e Non Discriminazione, che hanno visto confrontarsi il Ministero per le Pari Opportunità, la Scuola, l’Università, la PA, il Giornalismo, la Magistratura e l’Avvocatura.
Ad aprire i lavori sono state tre donne al vertice delle Istituzioni e dell’Avvocatura: il Ministra per le Pari Opportunità Elena Bonetti, la Presidente del CNF Maria Masi e la Vicepresidente della Scuola Superiore dell’Avvocatura Giovanna Ollà, che hanno tratteggiato i contorni e il valore dell’iniziativa formativa, frutto di uno sinergico impegno tra la Commissione Pari opportunità del CNF e la Rete dei Comitati Pari Opportunità istituiti presso gli Ordini territoriali.
I lavori sono stati infatti aperti dal Ministro Bonetti, che ha voluto sottolineare come un evento formativo così concepito possa  davvero favorire «una svolta e promuovere un cambiamento profondo, e ciò non per scaricare un tale onere sull’Avvocatura, ma perché è innegabile che proprio l’Avvocatura abbia un compito e una missione delicatissima, che è quella della promozione di un linguaggio che superi le discriminazioni di genere in ambito giuridico e non solo.»
Secondo la titolare del dicastero alle Pari Opportunità «è il momento giusto, da cogliere assolutamente, per arrivare a un cambiamento nel linguaggio, nella comunicazione e nella società.»
La Presidente del CNF Masi ha apprezzato il senso e il valore dell’iniziativa, sottolinenando l’impegno della Commissione Pari Opportunità e della Rete dei Comitati Pari Opportunità che hanno messo a frutto le ricerche e il lavoro preparatorio del Gruppo di studio Linguaggio e comunicazione, su un tema ritenuto erroneamente di secondo piano, che sovente genera “osservazioni e interpretazioni non concilianti” rispetto a tematiche ritenute più importanti, senza di converso tenere nella dovuta e giusta considerazione come la Comunicazione e il Linguaggio siano strumenti per contrastare la discriminazione nell’accezione più ampia del termine. Una parte essenziale di un’evoluzione che non può più prescindere da una corretta declinazione.
«Un incontro di prossimità – per il ruolo che l’Avvocatura svolge non solo nelle aule di giustizia – tra i molti ambiti in cui è urgente un passo avanti deciso per ottenere la parità di genere anche nel linguaggio, si vedano a proposito le sentenze e la giurisdizione, in particolare sui casi di violenza di genere.»
La vice-Presidente della Scuola Superiore dell’Avvocatura, Giovanna Ollà, ha evidenziato come «all’interno della nostra professione si sia dunque completato il superamento di un vero e proprio tabù: il percorso di affermazione della parità è sancito, nel nostro caso, dalla legge professionale, che ha previsto l’istituzione, presso tutti gli Ordini, dei Comitato Pari Opportunità.»
Un segnale importante, ha aggiunto, «il fatto che il primo grande evento organizzato dalla Scuola con la mia vicepresidenza riguardi la discriminazione di genere e il discorso d’odio nel linguaggio, tema dirompente come evidenziato tra le altre dalla sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo e, da ultimo, dalla pronuncia della Corte d’Appello di Torino.»
Le questioni attorno a cui ruota il grande tema della parità di genere e della non discriminazione nella comunicazione e nel linguaggio sono diverse e multidisciplinari: lo dimostra la varietà dei temi trattati durante i lavori, le distorsioni da superare sono ancora tante, dai testi scolastici alla PA, dalla stessa professione forense al linguaggio dei codici, delle leggi, della burocrazia, della pubblicità. Un cambiamento sociale che senza il contributo della professione forense non potrebbe mai realizzarsi appieno.
Con la prima sessione si è voluto partire pertanto dalle fondamenta del linguaggio, ovvero dalla grammatica, con uno sguardo rivolto alle nuove generazioni e dalla necessità di revisionare finanche i testi scolastici per superare gli stereotipi, i pregiudizi ed il cosiddetto benaltrismo, nonostante la giacenza di alcuni Disegni di Legge in materia sia ormai un’operazione culturale non più rinviabile. Questi, in sintesi, i temi trattati nella prima sessione sul Linguaggio Inclusivo e Grammatica, coordinata dall’Avvocata Anna Losurdo, che ha visto relazionare la Elena Cavagnoli, Graziella Priulla e Rosangela Pesenti, approfondendo i contributi offerti dal Gruppo di lavoro composto da Niccolò Angelini e Paola Terzoni.
Seconda sessione dedicata al Linguaggio nella Pubblica Amministrazione e nelle Istituzioni Forensi e alle buone prassi in tema di parità di genere e non discriminazione, coordinata dall’Avvocato Pina Rifiorati, con una summa di raccolte e protocolli sia della PA, sia delle Istituzioni Forensi, al fine di regolamentare la normalizzazione del linguaggio inclusivo e non discriminatorio.
Si sono alternati come relatori Maria Vittoria dell’Anna, Rosanna Rovere, Laura Ceggegi, Fernanda D’Ambrogio, Maria Grazia Rodari e Massimo Zanetti, un lavoro articolato e strutturato a conclusione di un lavoro di raccolta da parte di tutti i componenti del Gruppo di studio, Rocco lombardo, Valentina Noce Sara Rizzardo e Gabriella Romeo, e che ha visto appunto l’apprezzato contributo tra gli altri del CPO di Locri.
Tenendo conto delle attuali istanze sociali e di quanto accade nella realtà che ci circonda in tema di violenza di genere, narrazione dei fatti violenti, linguaggio d’odio, sessista, omofobo e razzista, e pubblicità sessista, si è pianificata la terza e conclusiva sessione della prima giornata di studio, sul tema del Linguaggio d’odio sulla rete e sulla stampa e dei risvolti sociali che ne scaturiscono, che ha visto una tavola rotonda coordinata Enrico Novi, con i contributi di Antonio De Simone, Federico Faloppa, Luana De Francisco, Roberta Lisi, Vincenzo Giggino e Maria Tiziana Lemme, a supporto del lavoro esposto da Elena Frasca che ha visto collaborare Martina Lasagna, Valentina Li Mandri e Franca Maltoni.
Il pregiudizio e lo stereotipo non possono appartenere al vocabolario di avvocati e magistrati, come non appartengono alla grammatica del diritto e del processo, che sono strumenti di inclusione e di risoluzione dei conflitti. Il processo è una civiltà di parola, ed alla parola stessa è demandata la risoluzione dei conflitti all’interno della società, questo in sintesi il tema trattato nella conclusiva quarta sessione della seconda giornata.
Un tema centrale, considerato che per ogni giurista la parola è un fondamentale strumento di espressione e lavoro. Al centro della discussione il recente orientamento della CEDU, richiamato da Giovanna Ollà quale coordinatrice della sessione, che ha evidenziato come tale sentenza, in tema di linguaggio di genere, abbia un carattere dirompente.
Sugli stereotipi di genere nelle sentenze e negli atti di causa, non solo come linguaggio riproduttivo di uno stereotipo di genere, ma con il concreto rischio di sconfinare nella vittimizzazione secondaria, si sono soffermati Valentina Ricchezza e Iacopo Benevieri, mentre Ileana Fedele ha dedicato il suo intervento alla coerenza del linguaggio nel contesto giuridico, affermando che la Suprema Corte ha avviato un percorso di riflessione culturale con linguisti e università per l’elaborazione di linee comuni.
Paola Di Nicola Travaglini ha elogiato l’Avvocatura per il coraggio di interrogarsi sul linguaggio e sugli stereotipi e i pregiudizi di genere in ambito giudiziario, dimostrando di esercitare così un ruolo sociale e culturale.
Hanno quindi concluso i lavori Daniela Giraudo e Antonio Voltaggio sul linguaggio usato nei procedimenti di diritto di famiglia, il tutto a conclusione del lavoro di gruppo esposto da Sonia Lama in collaborazione con Angela Bellusci, Marina Pasqua e Anna Miele.

Non è annullando le differenze che possiamo raggiungere lo scopo di ricomporre le fratture della nostra società. Dobbiamo contribuire a eliminare le diseguaglianze, quelle diseguaglianze sociali che sono state ostacolo di sviluppo, non le differenze.
Le differenze, ricomposte in un dialogo di pluralismo e di coesione, sono ciò che anima il riconoscimento dell’universalità dei diritti.

Per chi avesse perso la diretta streaming potrà rivedere il format sul canale YouTube del CNF.


Gedac

Redazione

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