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Costume e SocietàLetteratura

Una guerra sporca

Samurai: La spada e l’onore


Edil Merici

Di Francesco Salerno

«Hanno attaccato il villaggio di Jinse, a nord. Il signore locale, lord Akimura, chiede aiuto.»
Adate fissò il messaggero che gli porgeva la pergamena. Il sorriso per la morte di Otani era svanito dal suo volto. Poco dopo, il signore del clan radunò i comandanti alla sala delle riunioni nel castello, tra loro anche Naomasa e Sakai.
«Miei signori – iniziò dopo che tutti furono presenti, – il mio vile fratello ha attaccato un villaggio a nord, Jinse. Lord Akimura chiede aiuto per scacciare i ribelli e io ho deciso di assecondare la sua richiesta.»
«Quante forze nemiche ci sono a Jinse?» chiese Sakai dopo un momento.
«Non lo so, lord Sakai, ma non molte, suppongo. Penso che cento samurai coraggiosi possano bastare per questo compito.»
Nessuno nella sala parlò, ma tutti si guardarono con un certo sconcerto. Inviare cento uomini senza sapere nulla delle forze nemiche era follia. Gli invasori potevano essere 50 come 500.
«Mio signore, non sarebbe meglio prima chiedere a lord Akimura dettagli sull’assalto?» si azzardò a chiedere Sakai, che non voleva darla vinta al giovane signore di Ota.
Adate dapprima assunse un’espressione contrariata, poi si rilassò con un gran sorriso che fece rabbrividire Naomasa.
«Lo farò lord Sakai, ma nel frattempo i cento samurai partiranno comunque. Posso dedurre che voi e lord Yi vorrete condurre personalmente il gruppo per vendicarvi della sconfitta subita sei giorni fa?»
La domanda era volutamente irrispettosa e Sakai ebbe un fremito di rabbia. Non era giusta quella considerazione. Non avevano potuto far nulla contro l’imboscata ninja, ma i loro samurai avevano combattuto come demoni pur di non cedere al nemico. Sakai era furente.
Adate se ne accorse e subito rilanciò «Ovviamente con voi verranno anche 50 dei miei uomini guidati da lord Otani Iema, uno dei miei migliori generali.»
«Otani Iema?» chiese allora Naomasa con un brutto presentimento nell’anima.
«Sì, è il figlio del compianto generale di mio padre. Darò anche a lui la possibilità di riscattare il nome del suo clan.»
A quel punto Naomasa capì che Adate era pazzo. Non solo li stava mandando a nord ad affrontare un nemico sconosciuto, ma inviava con loro addirittura il figlio dell’uomo che aveva appena portato al seppuku. Una situazione esplosiva che non prometteva nulla di buono.
Il signore del clan locale, però, era lui e nessuno poteva contraddirlo. Sarebbero partiti entro sera, per giungere al villaggio alle prime luci dell’alba del giorno dopo. Prima di partire, però, Naomasa scrisse un messaggio al suo signore Tokugawa e lo inviò con un messaggero di fiducia. Il capo del clan doveva sapere che Adate stava conducendo una guerra folle e sporca…

Continua…

Foto: vanillamagazine.it


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