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Costume e SocietàLetteratura

I nuovi indumenti e la bellezza di Natasha

La tela del ragno


Edil Merici

Di Francesco Cesare Strangio

Aquilino guadagnò l’auto con una velocità da centometrista, il suo volto era la chiara espressione del disagio che gli provocava quel freddo intenso.
Mentre la macchina si dirigeva verso il centro della città, si prestò ai loro occhi un supermercato dell’abbigliamento. Aquilino si rivolse alla donna che faceva da interprete e la pregò di dire all’autista di entrare nel parcheggio coperto del grande magazzino.
I quattro entrarono e Aquilino, in poco tempo, acquistò tutto il necessario per fare fronte a quella temperatura alla quale non era abituato. Il nuovo abbigliamento permise al suo corpo di acquistare rapidamente il calore naturale.
La normalizzazione della temperatura corporea lo portò a vedere quel mondo con occhio meno pessimista, tant’è che si mise a scherzare con la donna.
Arrivati all’albergo, a ognuno fu assegnata una camera composta di un ampio vano con vista direttamente sul parco di pertinenza dell’albergo. Tutto era coperto da una folta coltre bianca, la neve, caduta durante la notte, aveva creato uno strato di circa trenta centimetri che sembrava un soffice tappeto bianco. Nel parco, gli alberi troneggiavano sovrani coperti di bianco come fossero delle giovani spose; l’altezza e la dimensione dei tronchi, erano la chiara testimonianza che stavano lì molto prima che lo stesso albergo venisse costruito. Quell’immagine gli riportò alla mente il racconto di suo padre di quando fu prigioniero in un campo di concentramento nei pressi di Dachau.
Il tempo di sistemare i vestiti nell’ampio armadio a muro e Aquilino si precipitò nella hall. La temperatura dell’ambiente di oltre venticinque gradi indusse la donna a mettersi a suo agio liberandosi dal cappotto mettendo in mostra un vestito attillato, notevolmente fuori moda. L’unica cosa che non doveva temere la moda era il suo magnifico corpo. Quel vestito metteva in risalto le sue rotondità, la perfezione di quella parte che oggi chiamiamo il “lato B”, le lunghe e ben formate gambe e il seno dalle giuste dimensioni. I lunghi capelli neri, il viso, il collo slanciato e la sua altezza di oltre un metro e settanta mandarono in fibrillazione l’italiano: Aquilino non ci metteva molto a invaghirsi di una bella donna.
Nel frattempo i due sloveni arrivarono sorridendo. I quattro si sedettero nella grande sala del ristorante e iniziarono a cenare consumando cibi tipici della cucina Cosacca.
La donna informò i tre faccendieri di aver preso appuntamento per il giorno dopo nell’ufficio centrale della Lukoil: erano attesi da un funzionario amico della donna nelle cui mansioni rientrava anche la commercializzazione del petrolio. L’appuntamento era stato fissato per le dieci del mattino. Erano circa le nove di sera quando finirono di cenare, poi continuarono la serata in un bar del centro che dava sulla piazza grande dove c’è tuttora il palazzo del governo. Guadagnarono la hall dell’albergo verso la mezzanotte in condizioni un po’ alticce: avevano alzato il gomito bevendo vodka.
La mattina seguente i tre si ritrovarono nella hall, quando l’orologio aveva da poco segnato l’ottava ora. La donna non era ancora arrivata e Aquilino guardava con impazienza l’orologio appeso al muro dietro le spalle dell’addetto alla reception. I suoi occhi andavano con frequenza sulla lancetta che marcava il passare dei minuti: il fiume del tempo sembrava essere in secca, percepiva i minuti come una palese manifestazione di una singolarità.
Aquilino si estraniò dagli altri e concentrò il suo pensiero sul concetto del tempo. In lui si formò l’idea che il tempo stesso potesse essere visto allo stesso modo della soggettività che determina la percezione della temperatura. Aquilino, continuò a riflettere ponendosi alcune domande di carattere particolare sulla dinamica del flusso del divenire: Il tempo, al di là dei principi della fisica, inteso come elemento dipendente dal sistema percettivo soggettivo. Un soggetto in attesa di un evento piacevole percepisce il tempo come rallentato. In modo diverso si presta al sistema percettivo quando il soggetto è in attesa di un evento nefasto: in tale ipotesi il tempo viene percepito in modo accelerato. Alla fine Aquilino pervenne che in ambo i casi si tratta di un’entità costante, relativamente alla nostra dimensione, ma si percepisce in modo diverso in funzione delle condizioni emotive in cui si trova il soggetto. Era ben conscio che in condizioni normali il tempo viene scandito dall’oscillazione del pendolo in un orologio a struttura meccanica, oppure da un sistema in cui la base del tempo è determinata dalla frequenza di risonanza di alcuni tipi di atomi.
Nel suo caso il tempo era scandito dallo stato emotivo in cui si trovava.
Dovevano partire dall’hotel alle 9:30; mancava ancora mezz’ora quando Natasha varcò la porta rotante: era più bella del giorno prima, emanava un profumo che colpì la sensibilità percettiva dell’italiano.
Il tempo cambiò passo, tanto che la mezz’ora che ci volle prima che arrivasse il taxi sembrò ad Aquilino una semplice frazione di minuto. La testa dell’italiano era totalmente concentrata nell’immaginare la donna con il corpo privo d’indumenti su di una spiaggia baciata dal caldo sole dell’estate.

Continua…

Foto: soluzionibio.it


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