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Attualità

Eppure di cultura non è mai morto nessuno…

Pensieri, parole, opere… e opinioni


Edil Merici

Proprio nei giorni in cui sono stato chiamato a interloquire con Anna Scaglione e Francesco Milicia, ai quali l’amministrazione Comunale di Locri ha voluto conferire il premio Radici Calabresi per la loro impressionante carriera professionale spesa all’estero, sulla rete si è innescata una (per me) sconcertante polemica relativa al fatto che la giunta Calabrese avesse incentrato la totalità del proprio programma estivo sulla cultura sacrificando sugli altari delle muse i “vecchi e sani divertimenti”.
“Per mangiarmi un panino sono costretto ad andare a Siderno” scriveva un utente, come se sul lungomare di Locri, per colpa della tirannica cultura, avessero improvvisamente chiuso tutti i locali e, soprattutto, come se Siderno fosse a una distanza siderale da Locri e non fosse in fase di realizzazione un progetto per unirne i lungomari. Altra nota dolente, per i residenti (della rete), era quella relativa al fatto che, sempre a causa della brutta e cattiva cultura, l’Amministrazione avesse colpevolmente cancellato la tanto attesa festa dell’Immacolata e che nemmeno per il Carmine fosse stato fatto nulla. Peccato che, almeno in questa seconda occasione, il programma religioso, ivi compresa la partecipatissima processione, si fosse in realtà svolto regolarmente presso la Cattedrale. Il riferimento, allora, era smaccatamente alla parallela installazione di bancarelle e all’organizzazione di qualche concertino di tarantella che poco aveva a che fare con la fede, tanto più che qualcuno, dimostrando un forte senso di smarrimento religioso, aveva finito con il mescere improvvidamente la festa organizzata della Parrocchia Santa Caterina con quella organizzata dalla Cattedrale.
Già in quei giorni era maturata in me la volontà di scrivere le righe che state leggendo oggi ma, dopo un confronto con la mia compagna di vita, che mi ha aiutato a comprendere meglio quanto avessero ragione i latini ad applicare il principio del panem et circenses per dare sazio al popolo, ho pensato di far trascorrere qualche giorno per metabolizzare meglio la questione e, soprattutto, cercare di raccogliere qualche informazione in più sulla questione.
Ebbene, mai come in questo caso il tempo ha portato consiglio tanto più che, per mezzo di una conversazione nata un po’ per caso, ho scoperto da chi ne sa decisamente più di me quali siaono state le ragioni della sospensione dei festeggiamenti civili patronali locresi, tornando a pensare che, molto spesso, una corretta informazione ci consente di evitare figure barbine e, soprattutto, di avere maggiore contezza di quali siano le condizioni del mondo che ci circonda.
Ebbene, fermo restando che i fondi per l’organizzazione della (splendida) estate locrese non siano stati rubati con l’inganno dalle tasche dei contribuenti ma, nella maggior parte dei casi, abbiano goduto di finanziamenti di enti pubblici e privati che comunque, nel capitolato d’appalto, l’Amministrazione Comunale avrebbe dovuto impiegare nel settore culturale, sono venuto a conoscenza che l’organizzazione della festa patronale e di quella del Carmine (ivi compresa la sua sezione civile) è quasi totalmente a carico della Diocesi di Locri-Gerace. E qui casca l’asino. Proprio nel Comune di Locri, dove hanno sede il Centro Pastorale e la Caritas, la Diocesi, a causa degli aumenti dei beni di prima necessità che sono sotto gli occhi di tutti a seguito dello scoppio del conflitto-russo ucraino, ha dovuto far fronte a una spesa molto più importante per la raccolta di beni da distribuire alle famiglie bisognose che, a loro volta, sono aumentate di numero in maniera esorbitante, facendo comprendere a chi di competenza quanto bui siano i tempi cui stiamo andando incontro. In altre parole, sapendo di dover affrontare una spesa settimanale di un migliaio di euro per garantire a queste famiglie il necessario per sopravvivere, la Diocesi non se l’è sentita di dilapidare un mese abbondante di acquisti per permettere al brontolone di turno di fagocitare il tanto atteso panino con salsiccia a ritmo di lira calabrese, tanto più che (mettendo da parte una buona volta il campanilismo) era sufficiente farsi sette minuti di macchina per arrivare fino a Siderno (se proprio non voleva andare sull’affollatissimo lungomare di Locri).
Ora, io posso capire di stare proponendo un discorso da intellettuale radical chic che considera chi non è in grado di apprezzare la musica all’alba, le presentazioni dei libri, il festival di poesia o quello della musica folk un subumano che dovrebbe continuare a rotolarsi nel proprio trogolo ma, sottolineando di ritenere in realtà legittima la pretesa di chi vuole passeggiare per bancarelle mangiando un panino nella propria città, non credo invece legittimo far partire una polemica a causa di una visione superficiale delle cose che, oltretutto, mette in evidenza una volta di più la visione campanilistica che continua a dominare questo territorio e che, permettetemelo, impedisce alla Locride di raggiungere le vette che meriterebbe di toccare.
Fermo restando che spero di non aver travisato la questione e invitando chi ne sa più di me a intervenire e ad alimentare un sano dibattito sull’argomento, permettermi di concludere sottolineando che è proprio imparando che ogni paese del comprensorio debba avere una propria vocazione da coltivare che riusciremo a organizzare programmi estivi condivisi, che siano complementari tra loro. Non sarebbe meravigliosa, infatti, un’estate in cui il residente e il turista sappiano fin da subito di dover andare a Locri per assistere agli eventi culturali, a Siderno per le feste di intrattenimento, a Portigliola per il tetro all’aperto, a Gioiosa Ionica per la rassegna di cinema, a Roccella Jonica per i grandi concerti e così via?

Foto: facebook.com


GRF

Jacopo Giuca

Nato a Novara in una buia e tempestosa notte del giugno del 1989, ha trascorso la sua infanzia in Piemonte sentendo di dover fare ritorno al meridione dei suoi avi. Laureatosi in filosofia e comunicazione, ha trovato l’occasione di lasciarsi il nord alle spalle quando ha conosciuto la sua compagna, di Locri, alla volta del quale sono partiti in una altra notte buia e tempestosa, questa volta di novembre, nel 2014. Qui ha declinato la sua preparazione nella carriera giornalistica ed è sempre qui che sogna di trascorrere la vecchiaia scrivendo libri al cospetto del mare.

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One Comment

  1. Bravo direttore,sono pienamente concorde con lei. Purtroppo è difficilissimo mettere d’accordo tanta gente, c’è sempre un Bastian contrario di turno.Non si curi troppo di loro e vada avanti per la sua strada,che è buona!

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