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Costume e SocietàLetteratura

Il Tesoro della Montagna – 2ª parte

Novelle Ioniche


GRF

Di Luisa Totino

«Vede, ci siamo! Questo è il palazzo del re Askam, non ci sono dubbi. Suo padre non ebbe tempo di disegnare la cartina, perché venne travolto dalle maldicenze sul suo conto. Dal disegno si capisce che sotto la montagna si è conservato tutto, forse persino il resto delle case!»
Ed Elvira: «Forse anche il tesoro di Askam?»
E il professore: «Credo proprio di sì, ma per saperlo dobbiamo andare sul posto e fare dei rilevamenti. Io so che suo padre aveva tentato di entrare nella montagna, ma è stato fermato e arrestato, perché lo aveva fatto senza le concessioni della Sovrintendenza. Aveva, forse scoperto qualcos’altro?»
Ed Elvira: «Che io sappia no»
Lisa, contenta per la sua amica disse: «Hai visto, Elvira? Il professor Benjamin riscatterà l’onore di tuo padre e il suo lavoro.»
Rivolgendosi al professore disse: «Ma le sorprese non sono finite, vero?»
E il professore: «No, infatti, ho ottenuto la licenza per scavare in un’area ridotta della montagna. Non è molto, ma è già un passo avanti. Che ne pensa, signorina Elvira? Possiamo iniziare domani mattina all’alba! La Sovrintendenza invierà degli operai ad aiutarci, ma io ho un aiuto speciale.»
E fece cenno a qualcuno che stava nella stanza accanto.
Si fece avanti ed Elvira esclamò: «Roberto! Che ci fai qui?»
E il professore disse: «Vedo che conosce il ragazzo, è il figlio di un mio grande amico e collaboratore. Vorrei che si unisse alla spedizione, ci potrà dare una mano. Non è completamente inesperto, ha seguito altre operazioni insieme a me e a suo padre.»
Roberto, rivolgendosi a Elvira, disse: «Mi spiace di non averle detto niente, professoressa, ma sono un appassionato delle ricerche di suo padre e sono sicuro che sotto la montagna troveremo il Regno di Lothen e il suo tesoro. Si fidi!»
Ed Elvira: «Mi sono fidata per molto tempo, ma non è successo mai nulla. Ora sembra quasi impossibile che stia accadendo, ma lo voglio fare per mio padre. Quindi parteciperò alla spedizione!»
Lisa abbracciò l’amica. Poi, a turno, misero la propria mano su quella dell’altro, per sancire quel momento. La notte non passò molto tranquilla, per Elvira, che sognò il padre: la conduceva per mano nel giardino della loro casa, e le diceva: «Elvira, ricordati del nostro pettirosso. È nostro amico, non abbandonarlo, è lì, sempre al suo posto.»
Elvira si svegliò di soprassalto e guardò l’orologio, erano le due.
Cercò di riprendere sonno, ma il pensiero di quel sogno l’accompagnò fino al suo risveglio. Molto presto uscì in giardino e si sedette sull’altalena, a pensare a suo padre e al pettirosso, che le aveva indicato nel sogno. A un certo punto scese dall’altalena e si recò vicino a un albero in cui, da piccola, insieme al padre avevano costruito una casetta per uccelli. Ci guardò dentro, c’era della paglia, cercò di scostarla con un rametto, e toccò qualcosa di metallico. La estrasse e vide che era una chiave, molto antica dal tipo di manifattura. Sarà stata la chiave per accedere alla stanza del tesoro?
Si cambiò, nascose la chiave nello zaino e la foto, che il padre le aveva fatto pervenire prima della sua morte e attese l’arrivo della sua amica. La giornata era soleggiata, ideale per gli scavi. Giunsero sul posto, il professor Benjamin e Roberto erano già lì a dare ordini agli operai. Si iniziò a scavare alla base delle tre cime, che dovevano essere le torri del palazzo di Askam. La roccia era durissima da sgretolare con i picconi, pertanto si ricorse, alla trivella. Anche se il macchinario aveva iniziato a  penetrare poco nella roccia lavica, a un certo punto girò a vuoto. Aveva incontrato un ostacolo, spesso e impenetrabile. La trivella venne spenta, estratta e si continuò a scavare con picconi e pale. Si andava delineando qualcosa: non c’erano dubbi, era un enorme portone in bronzo, finemente decorato.
Il professor Benjamin esclamò: «Il portone della sala del trono di re Askam! Incredibile, è intatto, dopo tutto quello che è successo!»
Ed Elvira: «Per me è strano. Il bronzo va curato perché si mantenga! Conviene stare attenti.»
Roberto rispose: «Dovrebbe essere contenta della scoperta! Ma lei non riesce mai a gioire?»
Ed Elvira: «Ho imparato, a mie spese, che prima di gioire bisogna arrivare in fondo alle cose e non rimanere in superficie.»
Quando il grandioso portone venne completamente alla luce, ci si accorse che non c’era modo di aprirlo dall’esterno.
Elvira disse: «Lo dicevo che era strano. Questo portone si apre dall’interno!»
E il professor Benjamin: «Cosa vorrebbe dire, che qualcuno, dall’interno, utilizza ancora questo portone? È impossibile che qualsiasi forma umana sia sopravvissuta!»
Ed Elvira: «La cura verso il materiale è notevole. Comunque resta il problema di come possiamo entrare!»
Lisa, allora, rispose ironicamente: «Potremmo provare a bussare?»
Cercarono di forzarla con qualsiasi cosa, ma inutilmente. Ad un certo punto sentirono un cigolio e il portone si aprì.
Il gruppo rimase interdetto ed Elvira disse: «Cosa avevo detto?»
E Lisa: «Che si fa ora?»
Il professore disse: «Credo che dovremmo entrare ma, mi raccomando, stiamo vicini, potrebbero esserci delle trappole o qualcosa di peggio!»
E, ridendo, Roberto disse: «Magari uomini mutanti di migliaia di anni!»
Elvira rispose: «Molto spiritoso, ma potresti essere accontentato!»

Continua…

Foto: beniculturali.campusnet.unito.it


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