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Costume e SocietàLetteratura

La decisione di rivolgersi ad Asclepio

La Repubblica dei Locresi di Epizephiri


GRF

Di Giuseppe Pellegrino

La sera del primo giorno del mese Damatrios, mentre tutta la famiglia aveva da poco cenato e vi era anche la famiglia di Aristonimo, uno dei figli incautamente affrontò l’argomento. L’ira pervase la faccia di Antipatro. Ma il volto si acquietò quando la moglie disse con modi ingenui:«Solo un miracolo potrebbe farti riprendere la parola. Perché non fai voto ad Asclepio? Sei un uomo buono. Sono sicura che ti aiuterà!»
Un sorriso sardonico passò per la mente dell’uomo quando la moglie gli disse che era un uomo buono. Sua moglie confidava pienamente in lui. Ma sua moglie sapeva della sua miscredenza e il volto e il gesto dello sposo chiaramente fecero capire che lui ai miracoli non dava credito. Anche i figli e i fratelli sapevano della sua indifferenza verso gli Dei, ma loro, a differenza del padre e fratello, negli Dei riponevano grande fiducia. Il gesto quasi di disgusto all’invocazione di un miracolo di Antipatro, fu l’occasione per uno dei figli di intervenire. Cilone era ormai un uomo nei suoi sedici anni. Dal padre aveva preso il gusto per la res pubblica. Spesso andava a sentire al teatro la Dàmos, seguiva i processi nel Buleterio, ma sopratutto i discorsi nell’Agorà. Qui si discuteva di ogni cosa dal prezzo del legname e della pece al trattato con Roma. Anche di Pleminio e della sottrazione del tesoro. Ma stranamente il discorso al suo arrivo si interrompeva o cambiava direzione. Nella sua mente si rese conto che la posizione politica e patrimoniale del padre, nel tempo avrebbe, subito danni. Egli non si sentiva di subentrare al padre né la cerchia dei suoi amici lo avrebbe accolto a braccia aperte: troppi i segreti; troppe le parole dette e non dette ma comprensibili agli amici. Non era in condizione di prenderne il posto neppure il fratello Aristonimo, persona poco adatta. L’uomo era per l’azione, non per la sottile e complicata arte della politica. Solo il ritorno del padre, per Cilone, poteva salvare il salvabile. Anche per il figlio il padre era un uomo buono e Cilone, che credeva fermamente negli Dei, era del parere che a un uomo buono un miracolo fosse dovuto.Il discorso della madre era caduto a proposito, e il figlio prese la palla al balzo e subito chiarì:«So che tu non credi in Asclepio e neppure in Persefone. Però alla darsena ho sentito un marinaio ateniese che giurava che Ambrosia di Atene fosse cieca da un occhio. Ella si prendeva gioco di alcune cure, descritte nelle iscrizioni del santuario di Asclepio, perché incredibili e impossibili. Ma quando andò  dormire nel Tempio, ebbe una visione; pensava che il dio fosse dinnanzi a lei. Il Dio aprì l’occhio malato e vi mise un unguento. Quando giunse il giorno lei se ne andò guarita.»Antipatro rimase interdetto alla parole del figlio. Non tanto per il ‘iamos, la guarigione miracolosa raccontata, perché di tali guarigioni aveva sentito parlare, quanto per il riferimento alla sua mancanza di fede verso Persefone. Il figlio aveva potuto solo sentirlo per strada e se le voci erano arrivate in modo pubblico fino a tal punto la situazione era seria e non si poteva più aspettare. Ritornare alla vita pubblica era necessario per affrontare lo svolgersi delle vicende relative alla sottrazione del tesoro di Persefone. Diversamente, la voce che lo voleva complice dei Romani in cambio del suo ritorno a Locri, della restituzione dei suoi beni e del potere riconquistato, sarebbe diventata un boato. Non credeva nei miracoli, ma una visita ad Asclepio non poteva fare male. Era il suo un gesto disperato, non di fede; il gesto di un uomo che non aveva soluzioni, oltre quelle degli Dei. Perciò, con la testa fece cenno di sì, prendendo di sorpresa tutti i famigliari. Aristonimo era addirittura euforico e subito nella sua mente organizzò la visita al Tempio. Occorreva prima, però, fare scrivere in una lamina di bronzo o in una lastra di marmo la preghiera con la richiesta e, dunque, non fu possibile soddisfare subito il desiderio della famiglia e di Antipatro. Ma l’artigiano incaricato fu sollecitato nel suo orgoglio dalle lodi e dal danaro.
Il Tempio di Asclepio si trovava vicino al Persephoion di Petracappa, in luogo sicuramente più appartato rispetto al Tempio. Il percorso non era breve e occorreva arrivare sul Monte degli Sparvieri e camminare poi sulla dorsale verso sud, per poi scendere verso il mare ionico per breve tratto. Dunque non era il Tempio di Locri il riferimento, seppure con un collegamento diretto al Dromo.

Foto: romanoimpero.com


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