ADVST
Costume e SocietàLetteratura

Un rientro turbolento

La tela del ragno


GRF

Di Francesco Cesare Strangio

I tre si misero comodi, li attendeva un lungo viaggio con destinazione l’aeroporto Charles De Gaulle di Parigi. Il volo sembrava non finire mai, pareva che il tempo avesse assunto la velocità delle lumache. Finalmente annunciarono in francese che avevano iniziato la discesa verso l’aeroporto di Parigi. Il tempo previsto per l’atterraggio era di circa quaranta minuti.
Aquilino guardava fuori dall’oblò e, nel vedere apparire le prime case, esclamò: «Pochi minuti e siamo a terra!»
Quando mancava ormai poco all’arrivo, il silenzio fu rotto dalla voce del comandante che informò i passeggeri che l’aereo aveva un problema al carrello posteriore destro. L’annuncio raggelò il sangue dei passeggeri. Fu così che i pensieri di Aquilino presero ad agitarsi come tante falene intorno alla lampadina posta al centro del soffitto.
Il velivolo prese a roteare attorno all’aeroporto. La torre di controllo sospese tutti i decolli e gli atterraggi e mise a disposizione una pista per l’atterraggio di emergenza. I vari tentativi del secondo pilota di chiudere e riaprire il carrello andarono a vuoto.
Gli assistenti di cabina raccomandarono i passeggeri di non lasciarsi prendere dal panico, giacché erano in buone mani: il comandante era il migliore in assoluto di tutta la compagnia aerea francese.
Improvvisamente, sull’indicatore della pressione idraulica comparvero una sfilza di zeri. La venuta meno della pressione idraulica cancellò ogni speranza di poter aprire i carrelli.
Dagli altoparlanti si udì nuovamente la voce del comandante: il contenuto delle parole aveva lo scopo di rasserenare i passeggeri.
La torre di controllo informò il comandante che stavano mettendo in atto tutte le misure di massima sicurezza per l’atterraggio senza carrelli.
Erano momenti concitati, nei passeggeri salì rapidamente lo stato d’agitazione, tanto che il colore dei loro volti aveva assunto l’aspetto dei limoni maturi.
Dagli altoparlanti, si fece risentire nuovamente la voce del comandante, che invitò tutti a stare calmi, poiché l’atterraggio sarebbe riuscito perfettamente.
A sostegno di quanto affermava il comandante, l’hostess volle ricordare che il pilota si era trovato più volte nella stessa situazione e che tutto si era concluso senza né morti né feriti. Quelle parole furono un toccasana che abbassò il livello di agitazione. I passeggeri, a denti stretti, iniziarono a calmarsi, confidando prima in Dio e poi nelle capacità del pilota.
Nel frattempo gli addetti avevano iniziato a coprire di schiuma la pista per far planare l’aeromobile su di un morbido cuscinetto in grado da attutire l’attrito con l’asfalto. Mentre l’aereo compiva un ampio giro sull’aeroporto, dagli oblò si vedevano gli automezzi che spargevano la schiuma bianca sulla pista.
La torre di controllo autorizzò l’atterraggio d’emergenza. Ebbe così inizio la fase di svuotamento dei serbatoi che contenevano il cherosene, una volta liberatosi del carburante l’aereo si allineò con la pista e planò come una piuma su quella densa e soffice schiuma che sembrava neve. Il pilota poteva solo agire sui flap e sulla controspinta generata dai quattro jet; non c’era altro sistema per fermare l’aeromobile.
Il sibilo dei reattori divenne fragore, coprendo tutti i rumori dell’aeroporto di Parigi. La pista, che di solito si presentava lunga e agevole, apparve come un piccolo lembo di terra incapace di contenere il Boeing senza carrelli.
La velocità iniziò gradualmente a regredire, il capitano guardava la fine della pista correre velocemente verso di loro, mentre i flap facevano del loro meglio offrendo la massima resistenza all’aria. I motori, che di solito sono azionati al massimo della potenza per quasi una ventina di secondi, in quella difficile occasione furono tenuti più a lungo del normale. L’agitazione cresceva con il crescere dei secondi. Il Boeing arrivò in fondo alla pista e sfondò la prima barriera in rete metallica; la sua corsa terminò quando arrivò sulla seconda e ultima barriera di protezione. La folle corsa dell’aereo terminò senza nessun ferito.
Un attimo dopo che l’aereo si era fermato, aprirono i portelloni e i relativi scivoli. I passeggeri erano travolti dal panico a tal punto che si spingevano come animali spaventati: il loro intento era di guadagnare, il più in fretta possibile, l’aria aperta.
In quella occasione il fato fu clemente e tutto finì per il meglio. Un gruppo di psicologi attendeva i passeggeri nel salone delle riunioni dell’aeroporto.
Tutto filò liscio come l’olio relegando lo spavento al concetto: “acqua passata non macina più”, tanto che un’ora dopo Aquilino e Meng partirono per Roma; mentre Carmel prese il volo per Nizza.
Il cinese di nascita e quello d’aspetto finalmente atterrarono all’aeroporto di Fiumicino, l’odissea era finita.
Meng abitava nei pressi della stazione Tiburtina, Aquilino proseguì in treno per Salerno.
Finalmente a casa, trovò ad aspettarlo, come sempre, i due figli e la moglie. La consorte lo accolse con il solito sorriso solare; sapeva a quale stirpe di cacciatori appartenesse il marito; vuoi per opportunità, vuoi per dovere, la donna faceva sempre buon viso a cattiva sorte.

Continua…

Foto: liberatv.ch

La tela del ragno


Gedac

Redazione

Redazione è il nome sotto il quale voi lettori avrete la possibilità di trovare quotidianamente aggiornamenti provenienti dagli Uffici Stampa delle Forze dell’Ordine, degli Enti Amministrativi locali e sovraordinati, delle associazioni operanti sul territorio e persino dei professionisti che sceglieranno le pagine del nostro quotidiano online per aiutarvi ad avere maggiore familiarità con gli aspetti più complessi della nostra realtà sociale. Un’interfaccia che vi aiuterà a rimanere costantemente aggiornati su ciò che vi circonda e vi darà gli strumenti per interpretare al meglio il nostro tempo così complesso.

Related Articles

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button