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Costume e Società

Locri: la richiesta di rinvio a giudizio tema dell’ultimo incontro del corso per Difensori d’Ufficio


Edil Merici

Presso l’Aula di Corte di Assise del Tribunale di Locri, sabato 12 novembre si è svolto il 14º incontro del Corso Biennale per l’iscrizione nell’Elenco Unico Nazionale delle difese d’ufficio, organizzato dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Locri, dedicato alla procedura penale e riguardante il seguente argomento: La richiesta di rinvio a giudizio e l’udienza preliminare: problemi teorici e scelte difensive (discussione e casi pratici).
Relatore dell’evento formativo è stato Francesco Macrì (stimato collega del foro di Locri, patrocinante di importanti processi in tutta Italia e all’estero) e i lavori sono stati introdotti da Angela Giampaolo, coordinatrice del corso nonché componente del Consiglio che, dopo aver presentato il relatore, ha richiamato le precedenti tappe del Corso, durante le quali sono stati approfonditi molti fra i principali temi del sistema processuale penale. Successivamente ha preso la parola Luciano Rodinò (Componente esterno della Commissione del Corso Biennale), che ha affrontato alcune tematiche inerenti il recupero professionale delle competenze per i difensori d’ufficio evidenziando che, grazie alla professionalità e tenacia dell’avvocato Macrì e ai collaboratori del suo studio (come Giovanna Palermo, presente all’incontro) che hanno assistiti difensori di ufficio ai quali erano stati negati i giusti compensi per l’attività svolta, sono state ottenuti significative pronunce della Corte di Cassazione che hanno riconosciuto agli stessi i giusti compensi.
Ha quindi preso la parola il Relatore Macrì, che ha premesso che «l’ampio gruppo di norme oggetto della conversazione rappresenta uno snodo centrale del nuovo codice di procedura penale emanato in era repubblicana. L’unico codice – ha sottolineato, – dei quattro approvati negli anni del regime fascista a essere stato totalmente riformato. Si tratta di fasi del processo ampiamente rimaneggiate negli anni, da ultimo dalla Riforma Orlando del 2017, che tracciano una netta linea di separazione tra la fase delle indagini preliminari, caratterizzata da segretezza, nella quale domina la figura del Pubblico Ministero, e la fase processuale, che vede invece in maggior rilievo il Giudice per le Indagini Preliminari prima e il Giudice dell’Udienza Preliminare poi, entrambi chiamati a svolgere peculiari funzioni di garanzia.»
Per il destino delle indagini compiute e per l’eventuale sviluppo processuale questo momento è fondamentale, è stato spiegato. Il PM, infatti, è posto di fronte alla cruciale alternativa tra la richiesta di archiviazione e quella di rinvio a giudizio. Sceglie la prima quando ritiene che la notizia di reato è infondata perché gli elementi raccolti nelle indagini preliminari non appaiono idonei a sostenere l’accusa in giudizio. Su questo punto e, successivamente, anche su altri, il relatore ha aperto una finestra sulla Riforma Cartabia (Decreto Legislativo nº 150 del 10/10/2022), che avrebbe dovuto entrare in vigore il 1º novembre scorso, ma che il nuovo Governo ha rinviato di altri due mesi. In questo ambito, la valutazione sulla fondatezza o infondatezza della notizia di reato, tradizionalmente problematica, la Riforma Cartabia introdurrà una innovazione assai importante, nel senso che si riterrà fondata la notizia di reato soltanto quando sussisterà una “ragionevole previsione di condanna”.
Macrì ha parlato quindi delle conseguenti determinazioni del GIP, che può accogliere o non accogliere immediatamente la richiesta senza passare da un’udienza ma, nel secondo caso caso deve sentire le parti fissando un apposito incontro. La stessa situazione si crea quando è la persona offesa a fare opposizione alla richiesta di archiviazione. Il relatore è passato poi a esaminare l’eventuale successivo corso processuale dal momento in cui la richiesta di rinvio a giudizio giunge nella cancelleria del GUP: in questa fase hanno avvio una serie di varie attività da svolgersi prima dell’udienza e in seguito alla stessa: verifica della regolarità degli atti, fissazione dell’udienza e relativi avvisi, adempimenti nel caso di assenza dell’imputato, con le relative innovazioni della Cartabia. Si è soffermato poi sull’importanza della difesa che, di fronte alle carte dell’inchiesta che finalmente ha avuto la possibilità di leggere compiutamente, è chiamata ad operare scelte di straordinaria importanza, a iniziare dalla valutazione circa l’opportunità di chiedere che all’imputato sia consentito rendere dichiarazioni spontanee o di sottoporsi a interrogatorio. Ha fatto cenno anche ad altre attività che possono svolgersi in questa sede, quali la necessità di un’integrazione probatoria o di una modifica dell’imputazione sia pure entro rigorosi limiti. All’esito, il Giudice pronuncia o sentenza di non doversi procedere o decreto che dispone il giudizio.
È stato un intervento chiaro, preciso ed esaustivo e, nonostante il tempo che ha avuto a disposizione, Macrì è riuscito a includere ulteriori riferimenti alla Riforma Cartabia, in particolare sull’ampliamento dei reati che passano al Giudice Monocratico e quindi alla nuova udienza pre dibattimentale, offrendo all’uditorio moltissimi spunti di confronto e di riflessione riuscendo a mantenere alta l’attenzione dei futuri difensori di ufficio per tutta la durata dell’incontro.
All’esito degli interventi, Angela Giampaolo si è complimentata per le pregevoli considerazioni espresse dagli avvocati Macrì e Rodinò anche a nome del COA di Locri, e ha ricordato ai futuri difensori di ufficio il prossimo appuntamento del 19 Novembre, ore 9:30/12:00, per la quindicesima lezione.


Gedac

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